Il Timone: «L'uomo, diversamente dalla donna, è immagine e gloria di Dio. Per questo le donne devono sottomettersi con l'uso del velo»


Una tre le attività primarie dell'integralismo cattolico è il cercare di imporre le loro regole al prossimo. Mai a sé stessi, sempre agli altri dato che loro si reputano l'incarnazione della perfezione e i detentori della verità rivelata. E se una simile presunzione è facilmente opinabile, a sconfessarsi sono spesso loro stessi: si pensi ad esempio al divorziato Adinolfi che vorrebbe vietare per legge che gli altri possano divorziare o a quel Gandolfini che vorrebbe basare la sua idea di "famiglia" sulla procreazione anche se il suo matrimonio è sterile. Ma per loto tutto ciò non conta, dato che il loro volere deve essere imposto, mica vissuto!
In tale clima è Il Timone (diretto da Riccardo Cascioli, già direttore de La Nuova Bussola Quotidiana) a pubblicare un articolo in cui un tale don Alfredo Morselli sostiene che lui, da uomo, sa che la donna dovrebbe portare il velo in chiesa per gratificare il suo bigottismo. E tutto questo nella certezza che quei diktat non lo toccherebbe dato che lui, in quanto uomo, sarebbe superiore a quelle regole.

E se la redazione de Il Timone lamenta che il velo sia «oggi quasi scomparso in Europa occidentale, ma ancora vivo in molte lande cattoliche», l'autore dell'articolo aggiunge:

Il Codice di Diritto Canonico del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in Chiesa, soprattutto al momento della Santa Comunione. Nel nuovo Codice non c’è traccia di questa disposizione e ormai questa antica e venerabile usanza è caduta nel dimenticatoio; eppure essa era fondata su una disposizione dello stesso Apostolo San Paolo. Ma, tra l’esegesi razionalista moderna, che tende a storicizzare tutte le disposizioni particolari (“roba d’altri tempi...”), e il famigerato luogo comune per cui “l’uomo di oggi” non sarebbe più in grado ci capire certe cose, anche la consuetudine, per le donne, di coprire il capo in chiesa, è andata perduta.
Per non parlare poi di molte suore, che, un tempo ben vestite (chi non ricorda i cappelloni delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli?), oggi espongono il ciuffo, per andar di pari passo con chi ha gettato tonaca e coletto bianco alle ortiche (e qui, visti i magrissimi risultati estetici, avendo tolto il velo, c’è assai spesso da stenderne subito un altro, questa volta pietoso, come si suol dire).

Non avete letto male: ostentando un sessino che riduce la donna al solo aspetto sessuale, don Alfredo Morselli insulta le suore sostenendo che siano brutte e che dovrebbero coprirsi perché a lui non piacciono. Ed è nella totale noncuranza della brutalità sessista e misogina di affermazioni così lesive della dignità umana, il prelato si lancia nel sostenere che dietro alla sua visione delle cose ci sarebbe la Madonna e la Bibbia:

Ma guai se ci limitassimo a rimpiangere i tesori che ci hanno scippato: dobbiamo cercare, con l’aiuto della Madonna, anche per questo caso, le ragioni della Tradizione: e allora leggiamo le parole dell’Apostolo, e vediamo come alcuni Padri della Chiesa le hanno interpretate. Dalla prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi: (11,3) “Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio”.

Nulla di nuovo. Anche qui si sceglie di decontestualizzare un brano dalla cultura in cui è stato scritto per attribuirgli una valenza di discriminazione della donna, a loro dire creata per creare piacere all'uomo ed assai distante dalla supremazia che il sacerdote attribuisce al possesso di un pene.
Ed è sempre sostenendo che la donna sia inferiore all'uomo e che debba prenderne atto coprendosi la testa per non cadere nell'errore di credere di poter avere pari dignità, il prete cita la Bibbia per giustificare la più becera violenza di genere:

La simbologia delle nozze tra Cristo e la natura umana. In chiesa, durante la liturgia, l’uomo e la donna non rappresentano solo se stessi, ma l’uomo – ogni uomo – rappresenta Cristo, lo Sposo: la donna rappresenta il genere umano, la natura umana sposa del Verbo. Possiamo comprendere ciò considerando la natura sponsale della fede (Ti sposerò nella fede e tu conoscerai il Signore – Os 2,22), il contesto generale della liturgia (l’atmosfera in cui la fede è esercitata nel modo più perfetto) e l’esplicito richiamo alle nozze di S. Paolo: E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo - 1 Cor 11, 8-9. Cristo sta all’uomo (maschio e femmina) come l’uomo sta alla donna. Inoltre l’uomo, diversamente dalla donna, è “immagine e gloria di Dio”, non per se stesso, ma in quanto rappresenta Cristo: perciò egli non può stare con il capo coperto, perché in questo modo egli “disonora il suo capo” (11,4) il suo proprio rappresentare Cristo: un uomo con il capo coperto non rappresenta bene Cristo, così una donna con il capo scoperto, non rappresenta bene la natura umana e la Chiesa sposa di Cristo. In questo senso Tertulliano dice: “Poiché io sono l’immagine del creatore, non c’è posto in me per un altro capo (che non sia Cristo)” (Contro Marcione, V, 8, 1).

Si passa poi a sostenere che la donna debba essere sottomessa a Cristo, anche se ciò non spiega perché mai l'uomo dovrebbe esserne esentato:

Un segno della sottomissione a Cristo. Una donna con il capo coperto dal velo, ricorda a tutti coloro che sono in chiesa che la natura umana è sposa di Cristo: perciò la donna, in quanto rappresenta la natura umana, deve avere un segno della sua dipendenza sul suo capo (1 Cor 11,10): questo segno della dipendenza è il segno dell’autorità di Cristo nei confronti della sua Sposa, la natura umana. Perciò il Concilio Gangrense chiama il velo memoriale, ricordo della sottomissione. S. Giovanni Crisostomo lo chiama insegna della sottomissione; Tertulliano giogo della sua umiltà (cf. Cornelius a Lapide, ad loc.).

Ed ancora, si sostiene che l'equilibrio del cosmo si baserebbe su una gerarchia in cui c'è chi vale più di altri:

Il rispetto del perfetto equilibrio del cosmo. L’edificio della chiesa rappresenta il cosmo, ricolmato della gloria di Dio, specialmente durante la celebrazione della S.Messa (I cieli e la terra sono pieni della tua gloria…). Il cosmo è perfettamente ordinato (Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso - Sap 11,20). Nessuno può dimenticare la presenza, all’interno della chiesa-cosmo, della gerarchia celeste, perfettamente ordinata (Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa… - Eb 12,22). Non è quindi conveniente che in un cosmo perfettamente ordinato qual è la celebrazione liturgica, la ordinata relazione tra Cristo-Sposo e Chiesa-Sposa - la particolare relazione che la celebrazione liturgica ricrea nel modo più perfetto-, non sia mostrata (Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli - 1 Cor 11,10)

Ed è sempre senza spiegar perché la donna dovrebbe ostentare umiltà e l'uomo non dovrebbe fare altrettanto, il sacerdote afferma anche che il velo sarebbe un:

Un segno naturale di umiltà. Ultimo aspetto, ma non di minore importanza: “Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo” (1 Cor 11, 14-15). È obbligatorio, per le donne, portare il velo in Chiesa? Oggi non più, ma S. Paolo ce ne spiega i sempre validi motivi di convenienza.

Sarà, ma è anche vero che la Bibbia dice tutto e il contrario di tutto, motivo per cui qualunque cosa (anche l'omicidio) potrebbe essere giustificato se si sceglie di leggere singole righe e di ignorare un messaggio globale. Ancor più se si considera che Gesù riconobbe alla donna un'attenzione quasi impensabile per quei tempi, anche se ancor oggi è nel suo nome che la Chiesa propaganda ed istiga un inaccettabile maschilismo e un vergognoso sessimo.

L'articolo de Il Timone appare interessante anche sotto un altro aspetto, rappresentando l'ennesima prova di quale sia la reale rivendicazione di quell'integralismo che va in giro a dire che una fantomatica "ideologia gender" causerebbe una non meglio precisata indifferenziazione sessuale. Eppure, documenti alla mano, è evidente che tutta quell'isteria è parte di un progetto volto a difendere gli stereotipi di genere, in una violenza che arriva ad attribuire a Dio la malsana ideologia di chi ritiene che la donna sia inferiore all'uomo.
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