La Camera torna ad aprire le porte all'integralismo: «Chiederci il rispetto della legge è da nazisti»


«Quale società e quale Stato stiamo costruendo se obblighiamo i Sindaci a celebrare le unioni civili tra coppie omosessuali?». È così che l'Occidentale introduce l'ennesimo convegno che l'integralismo cattolico ha tenuto alla Camera, in quella strana situazione in cui pare che Gandolfini abbia registrato più presenze in quei locali rispetto ad alcuni politici che sarebbero pagati per stare lì.
Come appare evidente, il tema era quella ossessiva richiesta con lui l'integralismo cattolico chiede di essere esentato dal rispetto della legge, in un ottica in cui i cittadini devono essere resi vittima della più perverse ideologie di chi è eletto a rappresentarlo (o forse a "dominarli" dato il tenore delle loro rivendicazioni).
Al solito il tutto è stato organizzato dal Centro Studi Livatino, ossia quella sedicente realtà cattolica che ossessivamente sostiene che la legge debba permettere ai cristiani di poter decidere della vita altrui. La loro teoria è aberrante: dicono che Gandolfini debba avere ogni diritto diritto e privilegio nel nome della sua eterosessualità (peraltro neppure proficua, dato che i suoi figli non sono stati generati da lui dato e che la sua unione è sterile in ugual maniera alla "motivazione" che lui sostiene debba garantirgli il diritto di attaccare le unioni dei gay) mentre agli altri deve essere tolta ogni dignità se il sindaco ostenta disprezzo versi di loro. Ma, ovviamente, qualora il sindaco dovesse dimostrare verso Gandolfini, non dovrebbe poter avere il diritto di obiettare alla sua condotta dato che la discriminazione deve essere unidirezionale solo a danno di un gruppo sociale che Gandolfini odia con tutto sé stesso. Praticamente ciò che avveniva durante il nazismo.
Date le premesse, appare ancor più grave come a quell'indentro di promozione dell'odio e dell'illegalità fossero presenti anche personaggi istituzionali come Stefano Dambruoso (questore della Camera dei deputati), Piercamillo Davigo (presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati).o Giacomo Rocchi (consigliere della Corte di Cassazione). Immancabile anche la presenza di Massimo Gandolfini a rappresentanza dell'integralismo cattolico e di quei movimento che hanno fatto della promozione dell'intolleranza l'unica ragione delle loro vite.

Nonostante l'Italia dovrebbe essere uso stato laico, il convegno si è aperto con lettura del messaggio del cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, secondo il quale l'obiezione di coscienza è «una delle molte frontiere lungo le quali si decide il confronto tra una visione strutturata e valoriale della persona umana e una visione molto più fluida, se non addirittura ‘liquida’ […] di un uomo disancorato da solidi punti di riferimento, secondo una malintesa idea della libertà». Il porporato ha anche sostenuto che «l’obiezione di coscienza è anche il luogo dove si misura il fondamento della dignità umana e dove, al tempo stesso ed in negativo, si manifestano le contraddizioni conseguenti ad una incontrollata proliferazione dei diritti, spesso avvenuta trascurando i corrispondenti doveri ed il fondamento degli uni e degli altri, che la Chiesa ravvisa nella dignità inalienabile dell’essere umano in quanto creato da Dio».
Premesso che la fantomatica «obiezione di coscienza» debba permettere alla Chiesa di modificare le leggi dello stato a suo insindacabile piacere, il questore della Camera dei Deputati, Stefano Dambruoso, ha sostenuto che l'obiezione di coscienza dovrebbe essere ampliata a nuovi ambiti: la sua opinione è che un farmacista debba potersi rifiutare di vendere profilattici se lui vuole che una donna resti ingravida nell'atto sessuale, che un sindaco debba rifiutare i diritti costituzionali dei gay se ostenta odio nei loro confronti, che la pillola del giorno dopo divenga reperibile solo in farmacia non cattoliche e via discorrendo. Insomma, l'opinione che la scelta personale sia cancellata nel nome della volontà dei "cattolici" di imporre agli altri le loro scelte.
Ha poi preso la parola il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, che sostiene che non debbano esserci limiti all'obiezione di coscienza quale forma di «contrasto tra ciò che la coscienza suggerisce e ciò che la legge impone». Insomma, se dunque la vostra coscienza vi suggerisce sia sbagliato pagare le tasse, consono la sua opinione sarebbe vostro pieno diritto non pagarle. E se riterrete giusto non osservare le leggi che vietano l'omicidio, allora forse dovreste avere pieno diritto di andare in giro a strangolare la gente per strada senza che nessuno possa dirvi nulla.
Gregor Puppinck, direttore dello European Center for Law and Justice, ha invece sfoderato i suoi ritornelli nel sostenere che «Bene e male non sono simmetrici» in quanto «il male va evitato in tutte le circostanze» mentre il bene va applicato «a seconda delle circostanze», pertanto a suo dire andrà sempre applicata la legge che, eventualmente, prescriva l’astensione da un atto anche intrinsecamente buono.

Veramente preoccupante è l'opinione espressa dal magistrato Giacomo Rocchi, consigliere della Corte di Cassazione, dettosi convinto che oggi «abbiamo perso il significato dell’obiezione» perché chi di dice "cristiani" non ha il diritto di impedire il riconoscimento delle unioni gay sulla base della su volontà di ledere la vita altrui in base al proprio pregiudizio. Un fatto che ovviamente non deve riguardare gli eterosessuali, perché se una 18enne sposa un 90enne per ereditare, quella ragazza ha il diritto a veder riconosciuta la sua unione ma se due persone per bene vogliono unirsi e hanno lo stesso sesso, quei due cittadini devono essere ritenuti indegni di pari dignità e il sindacavo deve poter sputare loro in faccia inneggiando a Dio come arma di discriminazione e di morte.
Ed è con profonda offesa per la dignità umana che Rocchi ha sostenuto anche che «la coscienza che distingue gli esseri umani dagli animali» e che essa sarebbe un qualcosa che andrebbe «al di là delle semplici opinioni» dato che «la grandezza dell’uomo è nelle sue profonde convinzioni». L'uomo sostiene così che «Proprio per questo, la recente sentenza del TAR del Lazio che ha vietato l’obiezione di coscienza nei consultori, è la premessa per uno stato totalitario». Peccato che la realtà è che lui vuole negare la scelta del singolo nel nome di un totalitarismo ancora più perverso,m in cui ognuno deve avere il diritto di imporre agli altri la propria ideologia.

Si è poi passato a sostenere "le ragione" dei medici obiettori attraverso un intervento di Ermanno Pavesi, segretario dell’associazione internazionale dei Medici Cattolici, il quale ha sostenuto che in questi anni di «cambiamenti epocali» si starebbe verificando un «conflitto tra volontà del malato e del medico» che a suo dire oggi sarebbe «sbilanciate a favore del malato». La sua opinione è che ne sia un esempio la sedizione terminale profonda per i malati terminali, a suo dire intollerabile se il medico vuole imporre una sofferenza cosciente e dolorosa al malato per godersi la sua agonia.
Ed ancora, Piero Uroda quale presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani si è lanciata nel sostenere che la loro categoria sia «vittima di aggressioni e campagne denigratorie, per il rifiuto di vendere la pillola del giorno dopo». Secondo Uroda, quella che lei definisce una «mancata tutela dell’obiezione di coscienza» avrebbe determinato «veri e propri drammi per farmacisti che si sono ritrovati all'alternativa tra vendere la pillola e chiudere l’attività, pur avendo una famiglia da mantenere». Insomma, puro totalitarismo da parte di chi vuole imporre le sue scelte agli altri nel nome di Dio (e che fa pure vittimismo se la libertà altrui non viene cancellata).

Passando poi ai gay, Gandolfini ha sfoderato i suoi soliti slogan volti a sostenetre che i bambini non abbiano diritti e che ogni genitore debba poterli indottrinare ai suoi pregiudizi anche se a danno dei diritti dei minori. La sua fantasiosa opinione è che dopo i suoi due "Family Day" del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016, «le famiglie stiano diventando sempre più consapevoli» contro le linee guida del MIUR e a sostegno della discriminazioni, sostenendo la necessità di un diritto al «consenso informato preventivo» che permetterebbe di esentare da qualunque forma di contrasto all'indottrinamento all'odio.

Concludendo il convegno, il presidente del Centro Studi Livatino, Mauro Ronco, ha attribuito un ruolo «profetico» alla difesa dell’obiezione di coscienza, in un momento in cui sostiene stia avanzando una cultura che trasforma in «desideri», dei «crimini» come l’eutanasia o la sterilizzazione, peraltro legalizzati nella Germania nazista. Già, dopo aver sostenuto che chi si dice "cristiano" debba poter imporre le sua idee agli altri, questa gente sostiene anche che la libertà individuale sia cosa da nazisti dato che loro devono poter decidere della vita altrui nella più totale libertà in cui agli altri sia negato il medesimo diritto.
Ma non solo, Ronco ci tiene anche che ai gay venga negata ogni dignità. E se lui dice che è un suo inviolabile diritto il fatto che nessun sindaco possa decidere della sua vita sentimentale, ma nel caso dei gay è lui a voler decidere per loro che i loro affetti debbano essere denigrati nel nome del suo pregiudizio ariano. Ed è così che dice che: «sta prendendo piede la prassi delle “celebrazioni” in municipio – atto dalla rilevanza simbolica assai forte – alla stregua di un vero e proprio matrimonio, quando, in realtà esse consistono in una semplice “dichiarazione”». Ed ancora, è sfoderando i soliti slogan su fantomatici «addottrinamenti gender» che dice: «abbiamo la certezza che, presto o tardi, la natura prevarrà sull'ideologia ma se non si interviene in tempo, le sofferenze per la società intera potrebbero essere devastanti».
In realtà l'unica cosa devastante e pericolosa è come questa gente stia riportando in vita un nuovo nazismo nella più totale impunità, dato che un mondo in cui i cattolici dispenseranno morte e sofferenze è un modo che forse piacerà a lui e alla sua perversa ideologia, ma la morte non è mai un qualcosa q cui ambire.
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