La xenofobia di Viktor Orban è stata sconfitta: il referendum è nullo per la scarsa affuelnza


Nonostante l'aggressiva campagna xenofoba condotta da Viktor Orban per creare paura verso gli stranieri, il referendum contro l'obbligo di accoglienza per i profughi provenienti da altri Paesi ha visto un'affluenza inferiore al 43%, di fatto rendendo nulla l'intera consultazione.
E se è pur vero che il 98% dei votanti si è espresso per una politica nazionalista che chiudesse i confini dello stato ad una cooperazione europea, la maggior parte della popolazione non si è presentata alle urne per contrastare quella deriva neofascista.
Peccato che Orban abbia immediatamente sostenuto che se la maggior parte dei votanti ha scelto la xenofobia, lui proseguirà su quella linea nella totale noncuranza della volontà del suo popolo. In fondo il referendum aveva tutta l'aria di una messa in scena con cui il ministro intendeva attribuire ad una volontà popolare la sua deriva neofascista e pare che lui non voglia tentare di negare la sconfitta.
Non la pensa così il partito di estrema destra Jobbik che, all'indomani del fallimento referendario, già chiede le dimissioni del Pirmo Ministro. Dello stesso parere è il ministro socialdemocratico Ferenc Gyurcsány, il quale osserva: «Dopo una sconfitta come questa, in un Paese normale e democratico, un Ministro dovrebbe dimettersi».
Come la maggior parte dei nazionalisti e dei dittatori, anche Orban attribuisce alla volontà di Dio la sua strenua opposizione all'accoglienza dei bisognosi, ricorrendo ai soliti slogan sulla necessità di "difendere" i valori cristiani (anche se in realtà si sta facendo l'esatto opposto di quanto suggerito da Gesù).
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