L'assessore lombardo Cappellini a convegno con Gianfranco Amato per promuovere l'intolleranza


L'assessore alla cultura di Regione Lombardia non ha trovato neppure cinque minuti di tempo per scrivere due righe sulla scomparsa di Dario Fo, ma ha abbondantemente promosso la sua partecipazione all'ennesimo convegno omofobo che mostra la deriva integralista di una regione ormai allo sbando (forse non a caso, sotto la giunta Maroni si è registrato un vero e proprio esodo di lombardi che ha deciso di trasferirsi a vivere altrove).
Il convegno è stata promossa dalle solite sigle dell'integralismo: omofobo la Manifest pour tous, il Popolo della famiglia di Adinolfi, i Giuristi per la vita di Amato e pure l'Agesc, ossia il gruppo di genitori "cattolici" a cui la Cappellini ha affidato il suo servizio telefonico "anti-gender".
Dal suo profilo Facebook, Cristina Cappellini dichiara che la sua presenza era mossa a promuovere le «radici cristiane» della Lombardia, ossia quella religione in cui la lega vantava origini celtiche. Difficile è anche comprendere in quale modo l'odio contro le famiglie lombarde da parte di chi vorrebbe definire distinguo fascisti che portino all'esclusione sociale possa in un qualche modo «promuovere» le radici cristiane di chicchessia.
La serata, dal titolo "La Famiglia: invenzione dell'uomo o progetto di Dio?", veniva presentata come un'occasione «di riflessione e approfondimento circa l'impegno pubblico e politico dei cristiani in difesa della famiglia e dei valori non negoziabili». A portare disinformazione ci sarebbe dovuto essere l'ultras dell'omofobia Gianfranco Amato (assente per un imprecisato malore che l'avrebbe colto il 9 ottobre scorso). Presenti erano il parlamentare europeo Massimiliano Salini (Forza Italia) e il parroco don Emilio Lingiardi.
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