Anche Wired sbugiarda la truffa culturale insita nella propaganda di Amato e Povia


Se durante i suoi convegni il signor Gianfranco Amato è solito apostrofare Gayburg come un sito «omosessulista» e «eterofobo», interessante sarà scoprire se cercherà di risolvere con un qualche insulto anche l'opinione spessa da Wired dinnanzi alla truffa culturale che lui e il suo amico Povia stanno cercando di mettere in piedi per evidenti fini politici e di convenienza personale.
È infatti ad uno dei suoi convegni che il prestigioso giornale ha dedicato un articolo che denuncia gran parte delle inesattezze e delle fesserie portate sul palco durante le sue manifestazioni di disinformazione (troppo spesso patrocinate da quei comuni legati a partiti che sperano di trarre profitto dall'isteria che il leader omofobo tenta di istillare al pubblico).
In particolar modo Wired ha preso in esame le dichiarazioni che il cantautore Povia, ormai fiero scudiero di Amato, ha fatto durante una conferenza omofoba tenutasi a Zogno., in provincia di Bergamo.

Spiega Wired:

Alla base del discorso sembra esserci un grosso scetticismo verso la teoria dell’identità di genere, la quale più volte viene sovrapposta e parificata alla teoria gender. E qui c’è il primo fraintendimento: se infatti la teoria gender non esiste, in quanto semplice bufala culturale, l’identità di genere – cioè la teoria per cui ogni individuo ha un genere in cui si identifica, che non coincide necessariamente con l’identità biologica e l’orientamento sessuale – è ormai serenamente accettata dalla maggior parte di medici e psicologi.

Si passa così a commentare le sue teorie su «flexi gender&rquo; o «bambini a chilometro zero», in quelel frasi che vengono ripetute ogni volta in modo uguale come in una noiosa replica di uno spettacolo teatrale. Infatti quasi tutto quello che è stato detto ricalcava quanto già visto nel loro convegno trasmesso su Medjugorje TV.

Ma dato che Povia racconta che ci sia gente che muore e cerca di far leva su dati falsati che possano creare apprensione, Wired precisa anche alcuni aspetti importanti riguardo ad alcune delle falsità:

“Alcune ragazze sono morte per questa storia dell’utero in affitto: vi ricordo Sushma Pandey, la ragazzina indiana minorenne”, dice Povia. Il cantautore fa riferimento a un fatto di cronaca avvenuto in India nel 2010, al Rotunda Center for Human Reproduction di Mumbai, una struttura che si definisce “centro di eccellenza” specializzato nella fornitura di ovociti per pratiche di fecondazione in vitro. La ragazza morì per le conseguenze dell’essersi sottoposta tre volte in 18 mesi a un processo di stimolazione ovarica, per il quale vengono somministrate sostanze medicinali dette gonadotropine che inducono le ovaie a produrre un gran numero di ovuli maturi pronti per essere fecondati.
Il caso era limite: se ci si sottopone secondo i protocolli specifici a questo tipo di trattamento, esso non presenta alcun rischio, perché tiene conto dell’età, della risposta dell’organismo e delle ovaie, e anche del numero e dell’esito dei tentativi fatti in precedenza. Questo episodio suscitò grande scalpore, e la clinica, per discolparsi, sostenne che la donna presentò falsi documenti di identità dai quali risultava più adulta, mentre invece era solo diciassettenne.


E se Povia continua ossessivamente a sostenere le sue tesi /sbagliate) sull'etimologia della parola "omofobia", anche quelli di Wired non riescono a capire che cosa intenda quando Povia è è lanciato nel dire: «Non è che se vedo un tappeto con una bella donna disegnata mi metto a dire che il tappeto è omofobo o chi l’ha fatto è omofobo perché ha disegnato una donna su un tappeto». Ed ancora, Povia sosteneva anche che «Oppure se vedo un grattacielo con scritto viva la famiglia com’è successo l’anno scorso mi metto a inveire contro il grattacielo e gli do dell’omofobo». Peccato che nessuno se la sia presa con il Pirellone, ma molti hanno avuto da ridire con Maroni.

E se l'integralismo cattolico sta lavorando per creare un "noi" e un "loro" che mette gli eterosessuali contro gli omosessuali, nella teoria del cantante tutto ciò è da intendersi come un attacco di un non meglio determinato "loro":

Se tu dici omofobia allora deve per forza esserci la controparte, ossia l’eterofobia. Allora a che punto siamo? Ti viene da sorridere, giusto? Però se esiste il giorno esiste la notte, se esiste il bianco esiste il nero, se esiste l’omofobia deve esistere anche la controparte. Allora lo vedete che il grande potere ci vuole divisi?“
Il grande potere? Ebbene sì, il Grande Potere, qualunque essere mitologico sia, ci vuole divisi. E anzi: “c’è riuscito. Perché. Perché il potere è avanti 50 anni“.
Poco più avanti Povia torna sul tema omofobia e grande potere, spiegando finalmente perché la parola è priva di significato: “io vedo un gay, ho paura, scappo e sono omofobo. Un bullo prende un gay a calci in faccia: non è omofobo perché non ha paura. Capite come ci hanno messo l’uno contro l’altro?“.
Ora sì. Ora è chiaro. I grandi poteri ci hanno messo uno contro l’altro: gay, bulli, gente che scappa perché ha paura dei gay.


Divertente nella sua tragicità è anche il passaggio in cui Povia sostiene che i gay debbano essere visti come una "razza", forse confondendosi con ciò che faceva il nazismo:

“Poi magari vogliono fare una legge per far diventare i gay una razza, ecco se io fossi gay, su questa cosa qua, mi incazzerei di brutto”
Il riferimento è – probabilmente – alla legge anti omofobia della quale si parla ormai da anni nel nostro paese. Questa non definirebbe i gay come razza, ma in quanto minoranza vittima di possibili discriminazioni. La razza è composta da gruppi di individui contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari, cosa che non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale o l’identità di genere. Nessuna legge può rendere gli omosessuali una razza, perché non lo sono.

Ed ancora, racconta Wired:

“L’AIP, l’Associazione Italiana Psicologi che sostiene che la teoria gender non esiste è ok, però l’avvocato Amato la prova con documenti anche del governo. Chi ha ragione?”
Ha ragione l’AIP, ovviamente, come in passato abbiamo cercato anche noi di spiegarvi. L’ideologia Gender non esiste, è semplicemente una trovata propagandistica che distorce gli studi di genere: in ambito accademico nessuno parla di teoria del gender, perché questa è solo un’invenzione polemica usata per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe.
Per conoscere questi fantomatici documenti del governo di cui parla Povia bisognerà ovviamente partecipare alla serata, dove “ci saranno delle slide“.

E tutto questo avviene mentre la Conferenza Episcopale messicana ha reclutato Amato per portare questa disinformazione in Messico al fine di creare sufficiente pregiudizio da impedire che le minoranze possano godere di pari dignità e pari giustizia in un mondo in cui Amati si è auto-proclamato «profeta» e «leader europeo» del fronte omofobo.
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