Gandolfini parla a piazze sempre più vuote: un flop la sua manifetazione nazionale di Verona


Nonostante fosse stata annunciata come «la grande manifestazione nazionale del popolo del Family day», l'impressione è che un numero sempre minore di persone sia pronto a rispondere agli appelli di Massimo Gandolfini. Sarà che qualcuno ha visto che, nonostante i catastrofici scenari che gli erano stati illustrati, il sole ha continuato a sorgere anche dopo l'approvazione delle unioni civili. Qualcun altro forse non avrà gradito un movimento nato sull'onda dell'omofobia che oggi è divenuto una realtà politica che si destreggia tra pariti e parlamentari per finalità sempre più partitiche.
Fatto sta che comizio si è svolto sabato scorso a Verona, in concomitanza con la grande manifestazione contro la violenza sulle donne tenutasi a Roma alla quale hanno evidentemente ritenuto non fosse importante essere presenti. E mentre Gandolfini, Gasparri e Giovanardi si divertivano a scattarsi dei selfie, i pochi scatti reperibili in rete ci mostrano una piazza ideologicamente schierata ma numericamente ininfluente, praticamente paragonabile ad una qualsiasi sagra di paese più a ciò che gli organizzatori avevano pomposamente promesso ai quotidiani. Il tutto notante la presenza di tutti i personaggi legati alle maggiori lobby integraliste dell'omofobia organizzata, eccezion fatta per quell'Amato e quell'Adinolfi che ormai procedono su un binario diverso dopo aver tentato la fuga con la creazione di un loro partitino.
Dal palco si è sfoderato il solito repertorio basato sulla loro contrarietà a qualunque riconoscimento giuridico per le famiglie formate da paesone dello stesso sesso. Gandolfini hasostenuto che: «Non esiste governo più ostile ai valori cristiani di quello Renzi che è sempre andato contro la centralità della vita e della famiglia. È un esecutivo che non ci ha mai rappresentati e men che mai oggi dopo la legge Cirinnà».
Ma anche qui ci sarebbe da fare un appunto. Nonostante Gandolfini ami parlare a nome «dei cattolici» quasi come se ritenesse di rappresentarli tutti, la realtà appare assai diversa a fronte della grande divisione sul referendum da parte dell'associazionismo cattolico. Forse è proprio quello il motivo per cui il leader integralista pare aver deciso di sferrare l'ennesimo attacco ai vescovi e dalle pagine de La fede Quotidiana, alle quali ha dichiarato: «I vescovi hanno scelto di non prendere posizione, una opzione legittima. Ma non capisco perché al referendum sulla trivelle fecero l’opposto. Credo che anche tra di loro vi sia confusione. Talvolta in alcuni di loro, non tutti, sembra essere svanito lo spirito di profezia. Mi domando: perché al Family Day non è stato dato appoggio dai vescovi, mentre questo è accaduto con la marcia dei radicali?».
In merito alla politica internazionale, Gandolfini si è dichiarato vicino a Trump ed ha sostenuto di apprezzare «il rigore sui temi etici». Ma ben più interessante è osservare come abbia poi chiarito di preferire chi impone agli altri i propri dogmi piuttosto che chi prova a testimoniarli: «In certi casi -dice- apprezzo molto di più chi ha tre divorzi alle spalle rispetto ad un finto boy scout regolarmente sposato e frequentatore di chiese che in realtà propone leggi anticristiane e le fa approvare in fretta».Ovviamente le leggi che definisce «antiscristiane» sarebbero quelle unioni civili che conferiscono dignità a rapporti basati su un amore che lui vorrebbe impedire nel nome di Dio, così come pare opinabile il suo sostenere che chi frequenta le chiese dovrebbe voler danneggiare il prossimo al posto di amarlo come suggerito da Gesù. E questo senza voler ricordare che l'Italia è uno stato laico e che il negare i diritti di interi gruppi sociali sulla base della presunta "etica religiosa" è una violazione del buonsenso e della legge: esattamente come lui ha pieno diritti di pensarla come vuole e appurato come nessuno gli imporrà mai di sposare un altro uomo, non si capisce perché mai lui voglia tenersi ben stretta quella libertà mentre esige che agli altri sia imposto il suo volere e che sia negato il loro basilare diritto di poter agire secondo natura all'interno dei propri diritti costituzionali.
In fondo attribuire alla Chiesa una determinata volontà non è difficile, ma è altrettanto vero che non basta ad assolvere le persone dalla propria coscienza a fronte di una storia che ci racconta di migliaia di donne messe al rogo, di intere popolazioni sterminate e di mancini danneggiati fisicamente e psicologicamente nel nome di quello che una volta si sosteneva fosse il giusto «rigore sui temi etici». E se oggi guardiamo alla nostra storia, il benessere di milioni di persone è stato garantito da chi ha messo in discussione quei dogmi ed ha deciso di lottare per affermare ciò che era giusto a ciò che sarebbe stato facile.

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