Ha epresso un'opinione contro le "Sentinelle in piedi" e per questo rischia un secondo processo


Ai partecipanti di alcuni Gay Pride sarà capitato di imbattersi in gruppi di fondamentalisti cattolici che lanciavano insulti ed acqua santa contro i manifestanti, ma in quel caso la polizia non è intervenuta. Non c'è stato un intervento neppure quando i militanti di Forza Nuova hanno "depurato" le strade calpestate dei gay a suon di rosari, così come nessun intervento è stato preso nei confronti di quelle associazioni che mettono a serio rischio gli adolescenti gay nel suggerire ai loro atteggiamenti degli atteggiamenti discriminatori che statisticamente rischiano di danneggiare irrimediabilmente le loro vite. Eppure, se qualcuno osa camminare fra le Sentinelle in piedi vestito da dottore, in quel caso c'è un provvedimento e si rischia pure di finire a processo.
In Italia si può rubare, evadere le tasse o uccidere, ma non si può assolutamente contestare chi pronuncia il nome di Dio invano a fini discriminatori o politici. Nel pensiero unico dell'integralismo cattolico, nessuno è libero di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione se in in contrasto con i diktat dei loro leader. Esattamente così come avviene in ogni dittatura.

Capita così che Giovanni Zardini, presidente del circolo Pink di Verona (già sotto processo in seguito ad un'altra denuncia sporta sempre dalle Sentinelle in piedi con l'accusa di aver preso parte ad una "manifestazione non autorizzata" in occasione di una contestazione alla loro veglia omofoba) si è visto recapitare una lettera raccomandata in cui si annunciava che il pubblico ministero ha concluso le indagini per una seconda denuncia per manifestazione non autorizzata presentata dalle Sentinelle in occasione della loro veglia veronese del 15 marzo 2015.
I nove denunciati avevano semplicemente deciso di protestare spontaneamente contro la presenza del gruppo integralista ed ora avranno 20 giorni di tempo per cercare di convincere il gip che quella in oggetto è tutto fuorché una manifestazione non autorizzata. Poi le carte passeranno nelle mani di un giudice che deciderà cosa fare: potrà archiviare il tutto oppure mandare i nove accusati a processo.
«Possiamo vedere questa nuova vicenda da molti punti di vista -racconta Zardini dalla sua pagina Facebook- ma per quello che mi frulla in testa ritengo assurdo portare avanti un procedimento del genere contro di noi, non solo perché ho il diritto di manifestare il mio dissenso contro il pensiero omofobo delle Sentinelle, ma anche perché poteva benissimo essere archiviata. La nostra presenza in piazza, molto ironica giocava sull'idea che "l'omofobia è una malattia e va curata" ero pure vestito da improbabile dottore, a guardarmi facevo ridere i polli, eravamo tutto meno che pericolosi attentatori dell'ordine pubblico».

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