L'arcivescovo Mapelli scrive ai due Papi: «Così la Chiesa cattolica ha rovinato la mia vita»


È attraverso una lettera aperta che l'arcivescovo Giovanni Mapelli, primate presso Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica, si è rivolto ai due papi per raccontare la sua storia. Una storia in cui la sua vita è stata distrutta da una Chiesa che lo ha cacciato una volta scoperta la sua omosessualità e che ha impermato di omofobia la sua stessa famiglia al punto da fargli mancare il loro supporto morale dinnanzi a ciò che gli stava accadendo.
E questo a fronte di un'intera vita che era stata delicata alla religione cattolica, fatta di dedizione e fede a fronte di un messaggio di rifiuto da una chiesa che in 25 anni di allontamento non ha mai fatto un solo passo per rivalutarlo. Nel messaggio che accompagna i video che compongono la lettera aperta, Mapelli scrive:

Questo video è diretto ai due Papi oggi presenti nella Chiesa : è una Lettera sul trattamento avuto dalla loro Chiesa.
Nel 1994 a seguito delle norme emanate dal Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ( ex Santo Uffizio della Santa Inquisizione) fui dimesso dall'insegnamento di religione cattolica perché omosessuale. Dopo una mia Lettera pubblica inviata al Cardinale Martini in cui chiedevo alla Chiesa di cambiare la lettura letteralista della Bibbia che provocava omofobia e discriminazione e che non era veritiera alla luce delle scienze umane e della esegesi biblica più accreditata.
Sono stato invece buttato sulla strada e senza stipendio né sostegno economico. La mia vita rovinata e senza il sostegno da una famiglia cattolica che era intrisa di omofobia e pregiudizio. Questa è la carità della Chiesa che predica misericordia oggi: fatta di ingiustizia e di emarginazione sociale. Il Papa dice che la Chiesa deve chiedere perdono ai gay ma il perdono senza il risarcimento del danno non costa niente e vale ben poco.

Dal discorso è ben comprensibile come il discorso non sia economico, ma il risarcimento che la chiesa Cattolica dovrebbe ai gay riguarda tutte quelle vite che hanno distrutto nel nome del pregiudizio. C'è chi ha perso il lavoro, chi la casa, chi ha dovuto rinunciare all'amore e chi si deve umiliare dinnanzi agli integralisti pur di conservare il suo posto fisso. Ci sono bambini che a causa loro non hanno tutele, altri che non hanno una casa. C'è chi viene picchiato o chi a 14 anni è stato sbattuto in mezzo ad una strada. E tutto questo viene compiuto sempre e rigorosamente nel nome di Dio. E forse un risarcimento lo dovrebbero ricevere anche tutti quei giovani che oggi non ci sono più, perché quel pregiudizio li ha privati della vita.

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