L'oligarca russo Kostantin Malofeev sta finanziando Matteo Salvini e Toni Brandi?


«Sono qui con Kostantin Malofeev, che è veramente un uomo coraggioso, sincero e un grande combattente per la vita e per la famiglia. Ed è presidente della Fondazione San Basilio il Grande». È con queste parole stentate che Toni Brandi, presidente dell'associazione integralista ProVita Onlus, introduce un video che lo ritrae a Mosca in compagnia dell'oligarca russo Kostantin Malofeev.
Difficile è non osservare come quel documento sia stato programmato quasi in concomitanza con un altro video in cui Toni Brandi era in compagnia di Mattero Salvini, anche lui in visita a Mosca. E nonostante non vi sia alcuna prova diretta che anche Salvini abbia incontrato Malofeev, pare più che lecito poter quantomeno ipotizzare che lui e Brandi non si siano incontrati passeggiando per strada e che forse avessero in programma incontri comuni. Ancor più se si considera che Malofeev è il datore di lavoro di quell'Alexey Komov che segue Brandi durante i suoi convegni omofobi e che presenzia molti dei comizi di Salvini (a cominciare dall'assemblea in cui venne nominato segretario).

Il fatto che il video sia stato realizzato a Mosca non deve stupire, dato che difficilmente l'incontro si sarebbe potuto tenere altrove. Malofeev, infatti, non può posare i suoi piedi sul territorio italiano dopo che una risoluzione sottoscritta da Europa e Canada l'ha sanzionato per aver sponsorizzato alcuni estremisti russi coinvolti nell'attività separatiste in Crimea e Ucraina orientale, tra cui figurava anche Igor Girkin-Strelkov. Ed è proprio quest'ultimo nome a fare da ponte tra Malofeev e Dugin nella questione ucraina. Aleksandr Dugin è un sacerdote ortodosso che si occupa di geopolitica per conto di Putin e che rappresenta il massimo sostenitore di un progetto espansionista che veda la distruzione dell'Unione Europea per far spazio ad una nuova Eurasia batata su Mosca su quello che lui definisce come «il fascismo perfetto». Ed è per raggiungere quel fine che Dugin pare non farsi problemi nel mantenere stretti legami anche con discutibili personaggi lergati all'estrema destra statunitense, come l'anti-semita e leader del Ku Klux Klan David Duke.
Nel 1997 Dugin sostenne che «la sovranità dell'Ucraina rappresenta un fenomeno negativo per la geopolitica russi che può, in linea di principio, provocare facilmente un conflitto militare», motivo per cui a partire dall'agosto 2006, Dugin e la sua Unione della Gioventù Eurasiatica organizzò campi estivi per addestrare e indottrinare ulteriormente gli estremisti di destra del gruppo Donetsk Republic (che fu poi coinvolto nell'organizzazione delle attività separatiste iniziali in Ucraina orientale nel 2014). E dato che un'immagine spesso può essere meglio di mille parole, per comprendere di che cosa si stia parlando è sufficiente osservare le fotografie in cui il sacerdote ortodosso è stato immortalato con un bazooka in spalla mentre si occupava di addestrare alcuni guerriglieri armati sino ai denti:



Tornando al discorsi iniziale, pare evidente che se Malofeev non può venire in Italia, ci sono italiani che paiono ben disposto ad andare a trovarlo in Russia e che magari potrebbero pure offrirsi di operare per suo conto. Per la serie, se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna... con l'aggravante che qui si sta parlando di un uomo che si occupa di raccoglie informazioni e di svolgere un lavoro di intelligence finalizzati a stabilire contatti con particolari politici europei che possano essere utili per la promozione della politica estera della Russia all'interno dell'Unione europea.
E chissà, magari potremmo anche chiederci se sia questo uno dei motivi per cui Salvini paia ossessionato dalla volontà di togliere le sanzioni alla Russia o del perché abbia nominato un dipendente di Malofeev come presidente onorario dell'associazione leghista Lombardi-Russia, ancor più se si considera che quelle sanzioni infastidiscono anche gli affari personali di Malofeev oltre che le mire espansionistiche di Putin.

Nel giugno del 2014, Il Piccolo di Trieste si occupò di quello che venne ribattezzato «l'incontro segreto delle destre europee a Vienna», organizzato proprio dall'oligarca russo. E dopo aver segnalato la presenza dei più pericolosi leader ultra-nazionalisti europei, riservò parole un po' meno osannati di Brandi per definire quello che bollò come «personaggi quantomeno controversi»:

L'oligarca russo Konstantin Malofeev, promotore della riunione, miliardario ultraortodosso e conservatore a capo di un impero nel settore dei media e finanziatore della Fondazione San Basilio Il Grande, oltre che di campagne antigay, da più parti collegato anche ad attività di protesta filorusse in quel di Donetsk. Ancora più problematico, Aleksandr Dugin, politologo e filosofo nato a Mosca nel 1962, già fondatore assieme allo scrittore Limonov del Partito nazional bolscevico, nel programma un miscuglio di fascismo e comunismo innervato da idee antiliberali. Dugin, da anni vicino a Putin, che può essere considerato a buon diritto il padre del movimento "eurasiatista", propugnatore dell'unione tra Russia ed Europa sotto l'egida di Mosca. Uno dei suoi slogan, ha informato preoccupata la tv pubblica austriaca Orf, quello che auspica che la Russia «conquisti e annetta» l'Europa.

Se nel suo video Brandi si mostra intento a sorridere tronfio, per tutti noi pare esserci un po' meno da ridere dinnanzi alle prove degli stretti contatti tra quella gente ed associazioni italiane che hanno libero accesso al Senato (settimana prossima Brandi tornerà a varcare indisturbato le porte dei palazzi del potere con la sua propaganda omofoba). Ancor più se termini come "cristianesimo" e "tradizione" paiono uno specchietto per le allodole dinnanzi a chi mira a distruggere il mondo e la cultura che noi conosciamo per sostituirla con un totalitarismo basato sull'integralismo religioso e sulla sovranità dello Zar.
E di zar vero e proprio si tratterebbe dato che Malofeev p un fautore di un pieno ritorno dell'impero russo con tanto di reintroduzione della figura della zar. La sua teoria è «le monarchie sono esistite nella storia per migliaia di anni mentre le Repubbliche solo per diversi secoli» e che «sette dei dieci paesi più ricchi del mondo sono monarchie». Ovviamente bisognerebbe cercare di capire se alla ricchezza del Paese corrisponda anche una ricchezza della popolazione, ma evidentemente per Malofeev quello è un dettaglio del tutto trascurabile fintanto ci siano oligarchi che sguazzano indisturbati nel denaro.
Interessante è osservare anche come i suoi progetti monarchici abbiano ricevuto il pieno appoggio da parte della Chiesa Ortodossa, al suo fianco nello sfruttare la Fondazione San Basilio il Grande per raccogliere fondi in "beneficenza" da destinare all'erezione di un monumento alla famiglia dell'ultimo imperatore russo, Nicola II.
Anche qui pare facile osservare che dinnanzi ad una popolazione stremata dalla fame e dalla povertà, pare assurdo che i soldi della "beneficenza" raccolti dall'ortodossia russa possano essere dirottati nella costruzione di statue propagandistiche, ma a spiegarci il senso di simili situazioni sono le parole con cui lo stesso Malofeev, seppur attento ad auto-escludersi da quella definizione, ha ammesso che il dichiararsi ortodossi in Russia serva ad assicurarsi la possibilità di poter continuare a fare affari economici in una società falsamente religiosa. E se si inizia a parlare di ciò che osserviamo in una chiave di ipocrisia religiosa usata a fini politici, allora tutto finalmente inizia ad avere un senso.

Purtroppo la Fondazione San Basilio il Grande non è solo una fondazione che costruisce statue, ma anche un gruppo legato all'integralismo statunitense in una crociata "cristiana" contro la libertà individuale, contro i diritti dei gay e contro il sesso. Ne fu una triste testimonianza il convegno anti-gay organizzato da Malofeev a cui presero parte le destre di mezzo mondo(ovviamente anche l'immancabile Toni Brandi) dal quale ne uscì una dichiarazione pubblica in cui i partecipanti si impegnavano a «lavorare perché in tutto il mondo siano introdotte legislazione atte ad impedire qualsiasi tipo di propaganda alle relazioni gay». La scelta di adottare una definizione priva di senso ispirata dalla legislazione di Putin non pare un caso, così come appariva interessante osservare come sulla base del nulla abbiano deciso che i bambini cresciuti nelle famiglie omoparentali debbano essere indicati come possibili vittime di presunti «effetti sociali e psicologici negativi». Ma anche qui l'impressione è la solita volontà di legittimare i loro slogan volti a usare i bambini come arma di propaganda, magari sostenendo pure che si stia facendo qualcosa per il loro bene mentre gli si sta sottraendo il futuro.
La propaganda funziona così e non ci si deve stupire di nulla. Ad esempio basta pensare a come Komov, in qualità di dipendente di Malofeev, partecipi ai convegni di Brandi per raccontare che la Russia sia la patria della famiglia e un faro per il mondo. Peccato che poi basti leggere ciò che viene pubblicato sulle pagine della loro stessa organizzazione per imbattersi in articoli in cui si afferma che il 40% dei bambini russi non abbia la più pallida idea di chi sia loro padre. E di certo quel dato non mostra la Russia come quella terra promessa della famiglia tradizionale che Brandi promette ai suoi discepoli. Così, quasi a voler sottolineare come al realtà da loro raccontata cambi drasticamente sulla base della convenienza del momento a fini meramente propagandistici.

Tra le altre attività di Malofeev va segnalata la fondazione di una scuola religiosa situata nei pressi di Mosca, così come ha costruito alcuni parchi a tema in Crimea in cui intende raccontare ed esaltare storia russa. In cantiere ha il progetto per un canale televisivo denominato "Tsargrad TV" a cui intende affidare il compito di fornire un punto di vista conservatore ortodosso sulle notizie. Lui stesso ha decsritto l'iniziativa sostenendo che: «Vogliamo costruire una rete basata su principi ortodossi sul modello con cui è stata costruita Fox News. Vogliamo mostrare la notizia nel modo in cui le persone ortodosse vogliano ascoltarla». E a chi gli ha fatto notare che le emittenti televisive russe siano già molto conservatrici, lui ha prontamente risposto: «Non sono abbastanza ortodosse».
Se i parchi a tema e le emittenti televisive rappresentano un tentativo di fornire un punto di vista esplicitamente religioso, Malofeev attribuisce l cristianesimo un ruolo sociale. La sua opinione è che «se il 50 per cento del paese frequentasse le Chiesa non solamente a Pasqua ma ogni singola domenica, molte cose cambierebbero. La corruzione scomparirebbe immediatamente». Attualmente la percentuale di cristiani che si recano in chiesa tutte le settimane è stimata attorno al 3% della popolazione, al di là di come basterebbe guardare alle più alte percentuali dell'Italia per osservare che non è certo andando in chiesa che e persone smettono di delinquere (anzi!).
In linea con i più tipici slogan dell'integralismo internazionale, Malofeev sostiene che ogni famiglia debba avere almeno sette figli. Ed anche riguardo ai confini della Russia, l'oligarca sostiene che siano errati e sostiene che oggi «il popolo russo è una nazione divisa, proprio come lo erano tedeschi dopo la seconda guerra mondiale. Siamo la più grande nazione divisa in tutto il mondo». Nonostante le domande dei giornalisti, si è sempre rifiutato di indicare come vorrebbe ridefinire i confini della Russia.
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