Ecco il video propagandistico che Provita sta proiettando negli Uci Cinemas


Ha creato non poco scandalo la decisione degli Uci Cinemas di proiettare all'interno delle proprie sale uno spot propagandistico firmato dall'associazione integralista ProVita Onlus.
Sulla base di quanto dichiarato dall'associazione ultra-integralista, lo spot è proiettato «in diversi cinema» e la sua programmazione sarebbe stata programmata «grazie ad un generoso sostenitore» di cui ovviamente viene taciuta l'identità. Il filmato propinato agli ignari spettatori mostra una donna di nome Heather che racconta tra le lacrime di un bambino che gli sarebbe stato portato, mentre la grafica aggiunta dalla redazione di Brandi aggiunge con toni drammatico la frase "Heather non vedrà più il suo bambino: è stato venduto come una cosa". Il finale è un invito a firmare una petizione pubblicata sul sito dell'associazione integralista ed organizzata da alcune realtà notoriamente omofobe come ProVita onlus, AGE, Generazione voglio vivere, Non si tocca la famiglia, Comitato Articolo 26 e La Nuova Bussola Quotidiana. Insomma, tutte associazioni a cui pare non sia mai fregato nulla della maternità surrogata sino a quando ad essere coinvolte erano solo donne indiane e russe che fornivano figli a ricche coppie eterosessuali, ma poi interessatesi immediatamente al tema non appena scoperto che l'argomento faceva leva tra i "cattolici" e aiutava la loro promozione dell'estrema destra attraverso un uso dei bambini e dell'omofobia quali strumenti propagandistici.

Lo spot non è altro che uno spezzone del film "Breeders" che è stato prodotto dal Center for Bioethics and Culture Network dell'attivista statunitense Jennifer Lahl. La donna, da tempo impegnata contro la gestazione per altri, sarebbe anche dovuta intervenire al Family day di Gandolfini del 30 gennaio scorso anche se poi annullò la sua partecipazione. E lo stesso discorso vale anche per la sua accompagnatrice Elisa Anne Gomez, anch'essa giunta in Italia a spese del comitato di Gandolfini ed anch'essa decisa a disertare il Family day. Ad essere accettato fu invece l'invito in Senato da parte del senatore Lucio Malan che la fece accompagnare in aula dal presidente di Provita, Toni Brandi, per raccontare la sua storia. Ma anche in quel caso il suo intervento suscitò alcune perplessità a fronte di come venne depurato da tutte le affermazioni in cui la donna manifestava il proprio supporto al matrimonio egualitario o delle precisazioni volte a correggere quei giornalisti che scrivevano che la coppia gay che aveva adottato suo figlio fosse composta da due ubriaconi.
Tornando allo spot di Provita, la donna mostrata in video è Heather Rice, una donna dell'Arizona che durante la sua seconda gravidanza per altri si rifiutò di abortire un bambino che presentava gravissime malformazione. La donna sostiene che, una volta giunta al parto, non ha più saputo nulla del bambino e che pensa possa essere stato dato in adozione. Nel frammento mostrato da Provita si ascolta il frammento in cui dice di pensare al secondo figlio ogni giorno della sua vita, omettendo il racconto di come come con il primogenito le cose siano andate diversamente.
Difficile è non osservare come le tre donne siano parte del gruppo di sei donne che ha preso parte al film del Center for Bioethics and Culture Network, tutte impegnate nel sostenere che la loro esperienza personale debba comportare un esplicito divieto alla libertà di scelta delle altre donne. E se la loro posizione è forse comprensibile, meno accettabile è che l'esperienza negativa di quelle poche donne venga proposto in una comunicazione a senso unico all'interno di un ambiente come una sala cinematografica. Perché se è facile ottenere pietà mostrando le immagini di una donna che piange per il suo bambini, l'argomento meriterebbe quantomeno un minimo di dibattito su tematiche un po' più serie e in un ambiente in cui i presenti sappiamo di che cosa si sta parlando. Il tutto nella considerazione di come nessuno abbia obbligato quelle donne a quella scelta e che tante altre non si sono pentite di aver aiutato altri formare una famiglia.

Ma se ad un bambino che si era recato al cinema per vedere il prequel di Harry Potter viene mostrata una simile semplificazione del tema, facile è immaginare quale messaggio distorto giungerà alla sua mente. In fondo non sarebbe diverso dal voler sostenere che le adozioni debbano essere vietate attraverso filmati che mostrino una qualche intervista a bambini che hanno subito violenze sessuali da parte dei genitori adottivi. Se il caso specifico viene proposto come l'unica verità dei fatti, praticamente potremmo sostener qualunque cosa dato che al mondo ci sarà sempre qualcuno che ha avuto una qualche esperienza negativa dinnanzi a situazioni che magari di per sé sarebbero anche essere positive.
Insomma, ogni opinione è di per sé lecita ma l'uso di filmati ad affetto e propagande a senso unico non paiono certo il sistema migliore per dibattere della vita e degli affetti altrui, anche se purtroppo sappiamo bene come Provita abbia una strana concezione della società in una visione in cui loro vorrebbero limitare e incanalare su binari a senso la vita altrui (promuovendo così la tortura di chi ha una sessualità diversa da quella che loro sostengono debba essere la norma, da chi vive il sesso in una maniera da quella che loro definiscono debba essere il modo corretto o anche solo di chi osa credere in un Dio diverso da quello che loro amano sfruttare per imporre i loro diktat e e le loro condanne).

Clicca qui per guardare lo spot di Provita.
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