Trump fa marcia indietro: «Il matrimonio egualitario è ormai un diritto acquisito»


Nonostante tutte le promesse elettorali, Donald Trump non toccherà il matrimonio egualitario. Ad annunciarlo è lui stesso dagli studi della CBS, dichiarando: «È irrilevante se io sia favorevole o contrario. Ormai è legge, è stata depositata in Cassazione, è un problema risolto. È fatta. È un caso che è finito alla Corte Suprema, è stato sistemato, e io sto bene così».
Più precisamente, il termine scelto da Trump è «settled law», ossia un «diritto stabilito» che non può e non potrà più essere messo in discussione. E se in molti avevamo osservato l'impossibilità dei suoi progetti per la sovversione della Corte Suprema al fine di ribaltare la sentenza sul matrimonio egualitario, sarà interessante osservare quale sarà la reazione di quell'integralismo cristiano che lo ha votato solo in virtù delle sue promesse di discriminazione e violenza contro le minoranze a loro sgradite (gay e non cristiani in primis).
Da un lato emerge dunque l'immagine di un presidente che ha mentito agli elettori per farsi eleggere, dall'altro resta l'incognita delle norme sulla «libertà religiosa» annunciate in campagna elettorale dal neo presidente, in virtù delle quali chiunque dovesse dichiararsi "cristiano" potrà tranquillamente danneggiare, opprimere e perseguitare chiunque sia loro sgradito. E vien da sé che il matrimonio egualitario serva a ben poco se la comunità lgbt dovrà nascondersi per il timore che i loro amori o le loro nozze possano essere tramutate in un licenziamento da parte del datore di lavoro "cristiano" o nella mancata erogazione di servizi dai negozi "cristiani" o nella mancata fornitura di assistenza dal farmacista "cristiano". Insomma, il timore è che la comunità lgbt possa trovarsi a dover temere chi si proclama "cristiano" al pari di come gli ebrei dovevano temere chi i nazisti che si dichiaravano "ariani".
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