Unioni gay relegate nello stanzino: si profila un ricorso al Tar contro il comune leghista di Stezzano

Si profila un ricorso al Tar della Lombardia contro la decisione del comune leghista di Stezzano di rilegare le unioni civili in uno stanzino maleodorante presso l'ufficio dei servizi demografici per riservare la grande sala e i pregiati arazzi solo alle unioni tra un uomo e una donna così come Salvini vuole.
Una coppia, però, non c'è stata e non è diposta ad ottenere un trattamento umiliante e degradante solo per gratificare l'omofobia dei leghisti. dal canto suo la sindaca leghista nega l'evidenza e va in giro a dire che: «Abbiamo ascoltato le ragioni della coppia, ma abbiamo fatto loro notare che nella delibera di Giunta la questione non è posta nei termini contestati e non contiene alcuna discriminazione».
Ora a determinare se un trattamento diverso basato sull'odio che il sindaco prova verso alcuni cittadini da cui pretende di essere pagata in ugual maniera a fronte di evidenti discriminazioni dettate dalla sua convenienza politica e dal suo desiderio di far carriera sulla pelle della gente verrà ritenuto tale anche dal Tar. La coppia pare infatti intenzionata a non subire e a chiedere giustizia a fronte di un regolamento comunale che pare ricordare la segregazione razziale degli anni '50.
Arcigay Bergamo Cives osserva: «Siamo colpiti e amareggiati dalla totale mancanza di rispetto della democrazia che vede tutti i cittadini uguali davanti alla legge e alla società, anche quelli di Stezzano nell’avere una cerimonia come tutti gli altri». Il Pd di Stezzanoosserva invece come quella del Comune sia «una scelta decisamente incivile, umiliante ed irrispettosa».