Adinolfi attacca il Cosiglio di Stato e li accusa di agire contro la legge


«Si tratta di una sentenza da discutere che evidenzia soprattutto il problema di una giustizia che spesso sembra seguire più il sentimento popolare che la normativa, peggio ancora quando non è del tutto chiaro il quadro normativo che regola certe materie attinenti la sfera etica e la coscienza» Lo dichiara Mario Adinolfi dopo la pronuncia del Consiglio di Stato che ha riconosciuto come illegittimo il provvedimento di Alfano volto ad annullare le trascrizioni dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso.
In quella sua costante azione di demonizzazione dei gay e di legittimazione di una persecuzione contro di loro, il leader integralista non manca di ostentare la sua vocazione totalitaristica nel sostenere che le sue seconde nozze celebrate in un casinò di Las Vegas debbano essere riconosciute per principio, ma le nozze dei gruppi sociali da lui perseguitato debbano essere ritenuti un qualcosa che riguarderebbe la «sfera etica e la coscienza». Insomma, lui deve avere ogni libertà del mondo, gli altri devono subire la sua continua intromissione nella loro vita solo perché il suo intero reddito pare basarsi sul danno che riuscirà ad infliggere alle sue vittime.
Ma dato che per Adinolfi tutto è politica e tutto deve essere rigorosamente orientato a promuovere il suo partitino e i gruppi neofascisti che lo circondano, è al un pubblico ideologizzato della stampa integralista che racconta: «Alfano ormai canta nel coro visto che è stato fra i promotori della Legge Cirinnà e ha votato la fiducia su di essa. Quello che doveva stare al Governo per scongiurare le nozze gay è diventato quello che ci è rimasto per promulgarle. Non sarà questa sentenza a raccontare una storia diversa. La storia politica di Alfano è una storia di totale asservimento ad un certo centrosinistra il cui frutto conclusivo è quella legge Cirinnà che ha fatto spirare il vento politico da cui sono scaturite e scaturiranno tante sentenze come questa. Basti ricordare che dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili al Senato, ci fu un magistrato che riconobbe la stepchild adoption per sentenza. Quando si dà il via libera politico a certe decisioni che vanno ad impattare con la coscienza, poi non ci si può lamentare se da parte della magistratura e di alcuni giudici in particolare, arriveranno degli eccessi».
Anche qui bisognerebbe comprendere perché Adinolfi sostenga che la stepchild adoption sia nell'interesse dei minori (al punto da essere contemplata da oltre trent'anni dalla legge italiana) solo se i genitori si dichiarano eterosessuali, così come bisognerebbe ricordargli che i bambini non sono giocattoli e che il suo tentativo di fare propaganda politica sulla pelle di minori indifesi è un gesto sufficiente a qualificarlo. Resta altresì evidente il suo tentativo di attaccare la magistratura, dato che il diritto e le leggi sono un ostacolo ad una propaganda integralista che vorrebbe ledere i diritti fondamentali dell'uomo attraverso un suo propagandistico e illegittimo della legge.
Interessante osservare anche sino a che punto Adinolfi sia capace di spingersi pur di vomitare odio contro quei politici che hanno osato non sottostare al suo volere, giungendo sino ad incolpare Alfano di una sentenza pronunciata contro di lui dai giudici. Adinofli spergiura infatti che: «Alfano con quell'ordine ai Prefetti ha compiuto un gesto politico, poi però deve aver cambiato idea non ritenendo più utile difendere la famiglia naturale e l'istituto del matrimonio. Forse ha ritenuto che non fosse più conveniente per lui politicamente portare avanti una battaglia sulla famiglia, uniformandosi alle posizioni di Renzi e del centrosinistra».
E se l'odio verso i gay viene sfruttato da Adinolfi per attaccare quel Renzi per cui lui fece campagna elettorale (ai tempi sperava di ottenere una poltrona) e per quel centrosinistra di cui lui si autoproclamava membro, forse bisognerebbe fargli notare che i diritti e la vita altrui non sono una "cosa di sinistra" ma un gesto di civiltà. ne è dimostrazione come nel resto d'Europa anche molti partiti di destra abbiano lottato per garantire pari dignità a tutte le famiglie e non a quella «famiglia» su cui Adinolfi riversa tutti i suoi distinguo, le sue esclusioni e la sua più becera ideologia.
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