Il sindaco di Busto annuncia il divieto alla libertà di manifestazione dei gay e patrocini per l'integralismo di Amato


«Gay Pride? A Busto mai, finché sono sindaco io». Così il primo cittadino, Emanuele Antonelli, difende la sua decisione di patrocinare l'odio di Gianfranco Amato e dal cantante Giuseppe Povia in uno dei loro soliti comizi politici di promozione dell'omfoobia.
Un comizio che usa il sentimento religioso degli ignoranza attraverso l'esposizione della Madonna gravida che Amato ha introdotto nei suoi comizi, così come le varie rivendicazioni volte a sostenere che chi odi ai ga7 deve votare la Lega Nord, respingere gli immigrati, discriminare i gay e soprattutto odiare l'Unione Europea. Un miscuglio di falsificazioni, mistificazioni e teorie che ricordano fin troppo quelle che vennero teorizzate dal Nazismo. Il tutto in un'ottica in cui Amato è ormai diventato il simbolo per chi odia i gay: se ti credi più "ariano" di loro, basterà invitarlo e lui sarà lì pronto a vomitare il suo odio e a sostenere che i presenti debbano unirsi all'esercito che dice di guidare per volere della Madonna quale generale a cui Dio ha affidato un compito maggiore di chiunque altro riconoscendolo come soggetto più meritevole di ogni altro essere umano.
E se chi ha protestato per il vergognoso patrocinio concesso a quella ignobile sceneggiata ha presentato motivazioni serie e indicando la gravità del promuovere false teorie ideate dall'integralismo che non hanno alcuna attinenza con la realtà, il sindaco ha semplicemente risposto che a lui i gay fanno schifo e che non devono avere accesso alla libertà di manifestazione perché, come sostiene Amato, sarebbero una minaccia per i bambini: «Sono disposto a discutere su tutto, e personalmente non mi tiro indietro nemmeno quando si tratta di celebrare matrimoni tra gay, perché rispetto una legge dello Stato, ma di Gay Pride a Busto Arsizio non se ne parla, non lo permetterò mai, perché ritengo che sia soltanto una “carnevalata”, quindi potrebbero chiedere l'autorizzazione per farlo solo il giorno di Carnevale. E siccome quella giornata è dedicata principalmente ai bambini, non lo permetterei nemmeno a Carnevale. Questo finché sono i sindaco io, poi quando vinceranno loro le elezioni, faranno quello che riterranno più opportuno».
Insomma, nulla a che vedere con la "serietà " di un avvocato che si fa trainare aggrappato ad un gigantesco crocefisso trainato da preti o che partecipa incappucciato alle processioni del suo gran maestro. Un uomo che si dichiara «generale dell'esercito di Dio» e che sostiene che la Madonna gli sia apparsa sul treno per incaricarlo di combattere contro i diritti civili dei gay. Un uomo che usa Dio per promuovere l'antieuropeismo e l'odio, magari inventandosi pure pruriginose storie su bambini che lui sostiene vengano obbligati a mettersi il rossetto.
Inoltre appare evidente che Antonelli non abbia mai visto un pride e pare fidarsi ciecamente della condanna etica e morale di Amato o del suo cassiere, ossia l'uomo che ha diffuso immagini decontestualizzate o finte al fine di sostenere che i gay manifestino nudo o facendo sesso in strada. Una condanna ripresa anche dalla stampa locale a fronte dei contatti politici con cui Amato cerca di creare sempre più odio verso un'intera comunità in un'ottica di profitto personale. Ed è su queste assurde basi che il sindaco ha dichiarato che l'informazione nel suo comune sarà rigorosamente a senso unico e a sostegno di chi sostenga che i gay siano esseri immeritevoli di diritti: «Quando dovesse arrivarci una richiesta di patrocinio, decideremo io e i miei assessori come comportarci, senza che nessuno ci possa imporre nulla. Se qualcuno pensa di imporci cosa fare e quali eventi patrocinare, stia tranquillo che farò esattamente il contrario, perché mi conosco e sono fatto così».
Non condivide quel pensiero unico il consigliere del Pd Massimo Brugnone, il quale ricorda che esiste una Costituzione che difende il diritto di organizzare manifestazioni sgradite all'integralismo : «Da amministratori, bisogna garantire a tutti, tutti, la possibilità di esprimere il proprio pensiero. Che sia Povia o che sia l'Arcigay. Che sia un incontro chiuso in un teatro o un gaypride per le strade cittadine. Finché è tutelata la sanità e la sicurezza, tutti devono poter esprimere il proprio pensiero. Chi vuole impedire eventi futuri in città, di qualsiasi tipo essi siano, sta andando contro la Costituzione».
4 commenti