L'integralismo lancia una petizione per chiedere la censura mediatica dei gay


Quella stessa gente che va in giro a sostenere che l'omofobia sia «un diritto di opinione» e che la violenza contro i gay sia «una libertà di espressione», ora è impegnata a raccogliere firme per chiedere che sia impedito dare visibilità ai gay e alle loro famiglie. Come in epoca nazista, l'integralismo ha dunque deciso di inneggiare alla censura quale strumento per impedire che l'informazione e la conoscenza possa mettere in dubbio la loro ideologia. Ironicamente la richiesta giunge da chi parla di «gaystapo» e di «pensiero unico» ogni qualvolta qualcuno osi avere opinioni diverse dalle loro.

Dinnanzi ad una Rai che usa soldi pubblici per finanziare una Rai Vaticano che sia al servizio di un'unica confessione religiosa, che trasmette messe in diretta televisiva e che propone continuamente preti e suore anche nelle sue fiction, l'integralismo afferma:

La dirigenza di Rai3, guidata da Daria Bignardi, ha deciso di trasmettere di nuovo dal 26 dicembre una serie di ben 5 puntate consecutive dedicate interamente alla celebrazione di unioni gay rese possibili con la legge Cirinnà approvata la scorsa estate per la pressione del Governo Renzi.
Dopo la forzatura politica in Parlamento, ecco la forzautura mediatica sulla tv pubblica, finanziata coi soldi di tutti noi contribuenti.
Non è assolutamente in discussione il rispetto umano per le persone coinvolte e per le le loro vite. Il problema, grave e serio per la democrazia, è quando si usa la televisione pubblica come mezzo di propaganda culturale e politica unidirezionale e ideologica. Si è mai vista la RAI raccontare con tanta cura, in uno spazio così seguito come quello tra Natale e Capodanno, la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio, aperta alla vita, interamente dedicata all'accoglienza e alla crescita di figli? Mai.
Le scelte della RAI in questi ultimi anni sono dirette escusivamente a sovvertire il senso comune popolare sui temi della famiglia e della filiazione, col tentativo di scardinare, in questo secondo caso, la naturale consapevolezza che ogni figlio ha una mamma e un papà, e ha diritto di fare esperienza della maternità e della paternità nel rifiuto di ogni pratica commerciale come la fecondazione artificiale o peggio l'utero in affitto.
Firmando questa petizione chiediamo ai vertici della RAI e di Rai3 in particolare di sospendere la nuova messa in onda del programma e di smettere di usare i soldi di tutti per fare propaganda ideologica sulla televisione pubblica.

Insomma, dicono che non sua in discussione la dignità dei gay purché li si censuri e si dica che siano inferiori agli etero. Il tutto come conseguenza dei rantoli d'odio di quel Mario Adinolfi che ha innescato la polemica in quella sua certezza che le sue due famiglie e le sue molteplici mogli siano la massima espressione dell'«unica famiglia» gratita a Dio e dunque meritevole di diritti civili in uno stato laico come l'Italia.
Questa non è la prima volta in cui l'integralismo inneggia ad una censura dei gay: in passato pretesero la censura di Concita Wrust e un esplicito divieto alla partecipazione dei gay ai talent show. Quest'anno Adinolfi ha anche già avviato una delle sue solite campagne diffamatorie contro la partecipazione di Tiziano Ferro al festival di Sanremo.

Nessuno di questi personaggi si è lamentato per l'ampio spazio concesso dalla televisione pubblica alla propaganda Adinolfi in rappresentanza del suo misero 0,6% di popolazione, per l'uso del canone a vantaggio eslusivo del Vaticano o ad una Rai che per compiacere i vescovi ha promosso le famiglie numerose dal palco di Sanremo (arrivando sino ad invitarw a fare figli senza programmarli, sostenendo che sarebbe stata la provvidenza a farli crescere).
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