Pennacchi: l’omofobia c’è ancora perché scontiamo cultura machista e oscurantismo religioso


Antonio Pennacchi è certamente uno degli intellettuali più grintosi e anticonformisti del nostro panorama letterario. Prima missino e poi maoista, è stato espulso per ben due volte dalla CGIL ed ha militato sia nel Partito Socialista che nel Partito Comunista.
Per trent’anni operaio, dopo innumerevoli rifiuti, inizia a pubblicare negli anni novanta con Donzelli. Nel 2003 esce per Mondadori l'autobiografico Il Fasciocomunista, vincitore del Premio Napoli
Nel 2010 ha raggiunto grande notorietà e ha vinto il Premio Strega con il romanzo Canale Mussolini.

Incontriamo Antonio Pennacchi alla Fiera della Media e Piccola Editoria di Roma e ne approfittiamo per chiedergli un parere sulla Legge Cirinnà.
Un passo fondamentale che andava fatto –ci risponde senza esitazioni Pennacchi- Credo che permanga un clima d’omofobia sociale e culturale in Italia per motivazioni di tipo storico. La trasformazione storica delle mentalità ha tempi più lunghi di quella effettuale. Ci vuole del tempo. Questa legge è arrivata cinquant’anni dopo il sessantotto. La rivoluzione sessuale è arrivata in Italia nel Sessantotto, però ha avuto bisogno di cinquant’anni per tradursi in diritti per le persone omosessuali.

Secondo lei, perché c’è stato bisogno di tutto questo tempo? Forse, dopo l’impulso “rivoluzionario” del sessantotto, qualcosa si è fermato e si è tornati, addirittura, indietro?
È sembrato che qualcosa tornasse indietro ma in realtà non è stato così. Il sessantotto fu un grande movimento di liberazione delle masse giovanili. Ma in questi movimenti, ce lo insegna Lenin, ci sono flussi e riflussi. La storia delle mentalità si muove comunque sui suoi tempi. Ma la storia non si ripete mai, come qualcuno crede. La Storia si sposta. Ma è un movimento lento. E dobbiamo considerare che noi viviamo in un Paese con una forte cultura machista e maschilista. Fino agli anni sessanta c’era ancora il delitto d’onore. E oggi continuiamo ad assistere a tanti femminicidi, cioè quella follia per cui un maschio si ritiene in diritto di uccidere una donna. In più scontiamo secoli di oscurantismo religioso. Ed anche questo è un fatto storico. Ma la Storia si muove. Lentamente, ma si muove.

Claudio Finelli
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