Adinolfi: «La Raggi è come a una colf che va licenziata, io sono migliore di lei»


Mario Adinolfi è un personaggio che vive sul commercio di odio. Lui detesta i gay, disprezza le loro famiglie e ostanta la convinzione che il suo "matrimonio" celebrato in un casinò di Las Vegas lo renda meritevole di privilegi civili eslusivi che sarebbero dettati dalla destinazione delle sue eiaculazioni.
Respinto dai romani con un misero 0,6% di preferenze, è ricorrendo alla sua proverbiale violenza che il leader integralista ci ha tenuto a far sapere che lui disprezza i romani perché hanno votato la Raggi e non lui.

Dai microfoni di Radio Cusano Campus, Adinolfi ha esordio con una lunga serie di insulti rivolti alla sindaca di Roma:

Le hanno bocciato il bilancio, non sa fare neanche le addizioni. Semplicemente la Raggi non è in grado, come è evidente. Sono sei messi che fa un disastro dietro l'altro, ha fatto tutto da sola, non è riuscita a nominare la giunta, quando lo ha fatto ha scelto persone che poi si sono dovute dimettere. E non ha saputo scrivere neanche un bilancio. Disastri se ne sono visti in politica, ma così clamorosamente evidenti poche volte. Posso darle gli otto giorni, come a una colf che va licenziata.

Ovviamente gli insulti di Mario Adinolfi sono stati ben presto riconditti alla superbia di chi dice che il 99,4% dei romani sia composto da dei deficienti che non hanno capito che lui sarebbe stato il migliore dei sindaci. E questo perché avrebbe violato la legge a danno dei gay o avrebbe imposto la sua concezione del cristianesimo attraverso metodi non dissimili da quelli dell'Isis. Parlando di sé in terza persona, l'integralista ha aggiunto:

La Roma di Adinolfi avrebbe convocato un referendum per le olimpiadi, avrebbe costruito un bilancio previsionale basato su un dato molto semplice, come il recupero del portoghesato su Atac, avrei fatto un sacco di cose belle, non avrei celebrato unioni civili, avrei chiesto la dispensa per la nostra città, capitale del cristianesimo, avrei fatto un bel presepio invece di quell'albero di merda a Piazza Venezia. La Sindaca poteva anche utilizzare il Giubileo, come grande volano per lo sviluppo economico della città, una grandissima occasione sprecata. Peggio di così era impossibile fare. Era meglio la sindacatura Adinolfi, avremmo chiuso le colonie del male dove si spaccia la droga per gli obiettivi della promiscuità sessuale.

E se lascia sconcertati il fatto che Adinolfi dichiari con fierezza che la "cristianità" dovrebbe essere usata come mezzo di propaganda d'odio volta a togliere i diritti civili di quelle persone che sono vittima della sua incessante persecuzione e violenza, da un punto di vista politico lascia basiti un uomo che intraveda una lotta alla laicità dello stato e alla promozione dell'illegalità a danno di interi gruppi sociali quali sua massime priorità. Perché se è vero che contro la Raggio si può dire quasi di tutto, difficile è ritenere accettabili che lui veda l'assenza di presepi quale massima urgenza, peraltro inneggiando ad ulteriori sperperi di danaro pubblico a beneficio di un'unica confessione religiosa con modalità in cui gli oggetti sacri vengono da lui trasformati in armi di offesa da imporre contro chi osa avere opinioni religiose dalle sue. La sua opinione è che un ateo o chiunque creda in un altro Dio debbano pagare tasse che siano destinate a promuovere il suo presunto credo (peraltro discutibile, dato che non c'è nulla di cristiano nella sua promozione dell'intolleranza ma c'è molto integralismo in un uso politico della religione quale lasciapassare per l'illegalità che lui vorrebbe promuovere invitando a non rispettare la legge sulle unioni civili).
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