Adinolfi: «Parlare di coming out e di razzismo è parlare di cazzate imperanti»


In quella sua costante promozione dell'odio e in quell'intollerabile uso del nome di Dio quale legittimazione alla violenza, è dalla sua pagina Facebook che l'integralista Mario Adinolfi è tornato ancora una volta a bestemmiare il Vangelo per banalizzare la vita dei gay con il suo solito disprezzo. Scrive:

Stampa&Vangelo del 10 gennaio 2017 oscillanti tra il ricordo di Bauman e il dibattito sulla post-verità. E se la società liquida fosse tramontata, sostituita dalla società della cazzata imperante? Pagina 53, Corriere della Sera di oggi: si propone ai calciatori il coming out collettivo. Perché se non ci sono manco coming out singoli? Pagina 39, propaganda all'eutanasia con consueta storia estrema, per convincerci che eliminarci da soli sia un bene. Miss Helsinki nigeriana, il 78.5% dei grillini che dalla sera alla mattina votano per diventare liberal-montiani, la fiction di Raiuno di ieri sera con la quota Lgbt inevitabile come nella prima repubblica la quota al PSDI di Longo e Nicolazzi. Non vi sembra che viviamo attorniati da una marea di cazzate? Il Vangelo di oggi, utile approdo: "Una dottrina nuova insegnata con autorità".

Forse bisognerebbe ricordargli che è a causa di gente come lui che fare coming out non è per nulla semplice, pur rappresentando un passo fondamentale nella vita di ogni gay. Lo dimostra chiaramente anche solo il semplice constaterei come i partecipanti della trasmissione di Rai 3 che lui voleva fosse censurata si siano ritrovatati a subire pesanti minacce di morte dai suoi seguaci. O basterebbe osservare le statistiche dei sudici fra adolescenti per comprendere come dal pregiudizio possa scaturire la morte.
Ne deriva, dunque, che è difficile chiedere ad un singolo calciatore di mettere a repentaglio la sua carriera e la sua vita dinnanzi alla prevedibile ondata d'odio che potrebbe scaturire da quei sedicenti gruppi "cattolici" di estrema destra che circondano Adinolfi, così come la proposta di condividere quell'onere serve appunto a tentare di poter garantire la possibilità d poter essere sé stesso anche a chi oggi è costretto a nascondersi a causa dell'odio integralista. Pare un concetto così banale da poter essere facilmente compreso persino un bambino, ma evidentemente Adinolfi preferisce bollare il coming out come «una cazzata» in virtù di quanto lui risulti uno dei responsabili di quel clima di paura. Ed altrettanto evidente è come abbia giudicato l'articolo senza averlo letto, dato che sarebbe bastato scorrerlo per osservare come tale evidenza veniva spiegata con estrema chiarezza.
Immancabile è poi il suo continuo piagnisteo per una Rai che offre visibilità a quella porzione di popolazione che lui vorrebbe censurare, così come lui si dice certo che gli altri debbano essere obbligati a vivere se lui si compiace della loro sofferenza. Perché se è facile dirsi dalla parte della vita, il volerla imporre contro il volere degli altri ha l'aria di un totalitarismo di chi passa le sue giornate nella speranza di imporre agli altri come si debbano nascere, come debbano vivere, con chi si debbano sposare e come debbano morire. L'evidenza è che nessuno imporrebbe l'eutanasia a nessun'altro, ma al momento è proprio lui ad imporre la sua volontà al prossimo anche se non ha mai sperimentato sulla propria pelle determinate situazioni.

Dinnanzi ad finale in cui viene citato in maniera strumentale il Vangelo, pare d'obbligo ricordare ad Adinolfi che quel volume andrebbe letto e non usato come arma di offesa. Chissà, magari potrebbe scoprire che Gesù invitava a non giudicare o che sosteneva l'importanza di occuparsi del prossimo. E se davvero gli importasse qualcosa di quel Vangelo che è solito citare a fini politici, forse potrebbe iniziarsi a domandarsi quali brutali torture psicologiche subisca un adolescente gay che dovesse avere la sfortuna di avere come genitore uno dei suoi seguaci. Magari potrebbe domandarsi che cosa significhi sedersi a tavola con la paura di essere scoperti mentre la mamma ti dice: «Guarda che schifo quei froci! Speriamo che Adinolfi e l'esercito del generale Amato li sterminino tutti».
Ma forse ciò non accadrà mai, dato che per Adinolfi il Vangelo non è altro che un'arma di offesa in quella jihad da lui intrapresa per mero profitto, e sappiamo tutti come il Vangelo ricordi che che «nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
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