Amato invita a pregare per i preti che inneggiano ad una jihad contro i gay


L'Isis recluda e manipola i propri militanti attraverso un abuso della credenza popolare. Li si addestra a ritenere gli altri un "nemico" e si dice loro che si deve essere pronti a morire pur di uccidere e contrastare i miscredenti. Non c'è alcuna religiosità nel loro uso di Allah, solo una convenienza politica di chi spera che qualcun altro possa morire per offrire loro un vantaggio politico.
Difficile è comprendere quale differenza ci sia tra quei gruppi terroristici o una conferenza di Gianfranco Amato dove, dopo un indottrinamento basato sulla presentazione di slide decontestualizzate e strumentalizzate, ai presenti viene chiesto di essere pronti a perdere la propria vita pur di contrastare quei gay che Amato indica loro come "nemici". In fondo lui si autoproclama "generale" di un esercito, parla di "guerra" e inneggia alla necessità di impedire che i bambini possano vedere dei gay in tv o che la scuola possa educarli al rispetto verso il prossimo prima che i pregiudizi siano così radicati da renderli possibili miliziani del suo commando. Un po' come il Califfato che recluta "combattenti" di soli sei anni, sapendo che se si dirà loro che uccidere è giusto, probabilmente loro uccideranno.

Ed è sempre in quell'uso strumentale della religione che in uno dei suoi proclami il generale Amato invita i propri miliziani ad infrangere la legge a danno dei gay nel nome di Dio. Il leader ultra-integralista scrive:

La Madonna ci chiede di pregare per i nostri Pastori. Devo confessare, però, che mi riesce meglio quando prego per i Pastori veri, quelli che non hanno paura dei lupi, che coi lupi non vanno a cena, non mercanteggiano, non scendono a disonorevoli compromessi.
Uno di questi veri Pastori coraggiosi è mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva, che non ha peli sulla lingua nel proclamare la Verità. Semplicemente splendida la sua intervista rilasciata a “La Fede Quotidiana”, nella quale definisce la cosiddetta Legge Cirinnà devastante e figlia dell’ideologia.

Insomma, le famiglie gay sarebbero dei lupi e «i veri pastori» sarebbero coloro che diffondono e promuovono l'odio e l'illegalità ai danni di inter gruppi sociali. È la solita strumentalizzazione della religione atta a sostenere che sia Dio a volere la morte, a inneggiare la guerra e ad invitare i fedeli a rinnegare Cristo pur seguire il promo tizio che inneggia all'odio nel suo nome.
Ed è sostenendo che la famiglia possa essere difesa solo sottraendo dignità alle altre famiglie al pari di come fece il nazismo con glie ebrei (non senza prelati pronti a benedire le teorie sulla razza di Hilter), Amato scrive:

Afferma, infatti, mons. Spina che «la famiglia naturale, per intenderci quella composta da uomo e donna aperti alla vita uniti nel vincolo del matrimonio, è patrimonio di tutti», e merita, quindi, non solo «attenzione e protezione» ma anche «di non essere derisa o peggio ancora inquinata».
E chiarisce subito il Vescovo di chi sia la colpa della mancata attenzione e protezione della famiglia:
«Intanto il fatto che la politica, tutta, senza fare distinzioni di governi, non la agevola con strategie mirate e concrete, o incentivi strutturali limitandosi quando va bene a bonus sporadici. Inoltre, penso che si respiri un clima culturale molto sfavorevole, una rivoluzione antropologica negativa e lo vediamo».
Su espressa richiesta del giornalista, mons. Spina non esita a citare un esempio lampante di questa rivoluzione: «Prenda la recente legge sulle unioni civili. La trovo devastante, figlia non del bene comune, ma di una scelta ideologica. E’ una legge che un credente ed anche un uomo di buon senso non può condividere».
Presto detto perché: «Trovo sconcertante la sostanziale sovrapposizione tra unioni civili e famiglia naturale indicata anche dalla Costituzione che è quella di uomo e donna. Questo aprirà quasi certamente le porte alle adozioni da parte delle coppie omosessuali per via di sentenza o di artifici legali come ha saggiamente detto il cardinal Bagnasco e valuto questo negativo sul piano etico, oltre che pericoloso per il bambino che ha tutto il diritto a crescere in un ambiente in grado di assicurare la piena ed armoniosa genitorialità. Il figlio non è un capriccio da conseguire ad ogni costo, o che si possa comperare al mercato con pratiche orribili quali l’utero in affitto. E’ un dono di Dio».

Insomma, i gay non devono avere diritti civili in virtù di una pratica come la gpa che riguarda principalmente le coppie eterosessuali. Il voler collegare temi così estranei fra loro sarebbe come sostenere che si vuole evitare l'aborto uccidendo le donne prima che possano rimanere incinte. Ma è sempre lodando l'omofobo vescovo che Amato ne tesse le piene lodi a beneficio della sua ideologia del sprezzo:

In quell’intervista l’impavido Vescovo di Sulmona-Valva ne ha avute anche per l’ex premier Matteo Renzi, quello che ha dichiarato di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo: «Però si professa credente. Vero, sul Vangelo un politico non giura, ma se ci si dichiara credente, il Vangelo lo si vive con esempio e adesione. Evidentemente non è coerente col suo credo. Un cristiano autentico non rinuncia al Vangelo, neanche per motivi politici».
La soluzione che ci prospetta mons. Spina è quella dell’obiezione di coscienza: «Esiste un diritto ad obiettare davanti a leggi moralmente o eticamente ingiuste». «Il cristiano», precisa «non si ribella alla legge, ma ha tutto il diritto a non applicarla, magari delegando a terzi, come succede per l’aborto».
L’ultima stoccata finale il Vescovo la riserva ad evidenziare quale siano stati i veri motivi che hanno spinto all’approvazione della legge Cirinnà: «Non certamente la ricerca del bene comune, ma è figlia di lobby».

Ovviamente è bene ricordare che paragonare l'amore all'aborto appare quantomeno bizzarro, così come appare del tutto illegale incitare a violare la legge a danno di una parte della comunità. L'obiezione di coscienza alla legge non è certo un diritto, ancor più se si tratta di voler negare quei diritti costituzionali che sono stati sanciti dalla Consulta. E se così non fosse, allora perché non si può obiettare dinnanzi ad uno stato che sperpera milioni di euro di denaro pubblico ad elusivo vantaggio della Chiesa cattolica?

Sostenendo che avere opinioni diverse dalla sua sia una una forma di "dittatura" in virtù di a lui piaccia credere l'unica vera liberà sia quella di fare ciò che vuole lui, Amato aggiunge:

Giacchè viviamo oramai in quella che Papa Francesco definisce la «dittatura del pensiero unico», inevitabile gli attacchi al Vescovo da parte degli scherani del Potere: UAAR, Unione Atei e Agnostici Razionalisti, Gayburg, e la consueta compagnia di giro LGBT.
Ma ad attaccare il Vescovo di Sulmona-Valva è scesa in campo persino la stessa senatrice Monica Cirinnà, che sul suo profilo Facebook, il 9 ottobre scorso, ha testualmente dichiarato: «Giorni fa ho fatto due assemblee nella sua diocesi, sale gremite da chi vuole il rispetto dell’art. 3 Cost., è uguaglianza non libero arbitrio». Ora, questa affermazione ci induce ad una duplice riflessione. Primo, nel suo tour molisano la senatrice non dev’essere stata molto convincente (o forse non si è spiegata bene), visto che in nessun comune di tutta la provincia di Campobasso è stata richiesta la registrazione di un’unione civile da quando è entrata in vigore la legge che porta il suo nome. Un lodevole primato nazionale.

E se il definirci "scherani" ci mostra l'abitudine di Amato a insultare e denigrare chiunque osi mettere in dubbio la su presunta verità basata sul disprezzo del prossimo e l'incitamento alla violenza, quantomeno appagante è l'essere messi in un calderone insieme a persone che si battono per i diritti di tutti e non per chi ambisce a privilegi esclusivi che si sostiene dipenderebbero da un presunto diritto di nascita.
Ci sarebbe da domandarsi come il signor Amato veda violenza nel sostenere che tutti gli uomini meritino pari dignità e che nessun gruppo sociale dovrebbe avere maggiori diritti civili degli altri, ma evidentemente cercare logica nella propaganda è una battaglia persa in partenza. Resta il fatto che, se il sostenere che ognuno debba poter scegliere chi amare e con chi condividere la propria vita è una violenza, come potremmo classificare il suo voler imporre distinguo e punizioni per chiunque compia scelte a lui sgradite?

Passando poi ad un attacco personale ai danni della Cirinnà:

Secondo, è davvero triste constatare come un senatore della Repubblica confonda l’arbitrio con il libero arbitrio. E’ triste – e la dice lunga sul livello culturale dei nostri politicanti – il fatto che la senatrice Cirinnà confonda così palesemente questi due concetti. Aiutiamola, allora, a ricordare che “arbitrio” significa «sopruso, illegittimità di una decisione, abuso» (Dizionario Sabatini-Coletti), «atto o comportamento capriccioso o anche illegale» (Vocabolario Treccani).
Non ha niente a che vedere con il “libero arbitrio”, concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di fare le proprie scelte, tipicamente perseguite tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è liberamente determinata. Eppure la nostra senatrice si vanta si aver frequentato il Liceo Classico Statale Tacito di Roma. Dovrebbe quindi avere un’infarinatura di filosofia e ricordarsi le grandi discussioni proprio attorno al dibattito sul «liberum arbitrium» da parte di personaggi come Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Guglielmo di Occam!
Troppo facile fare dell’ironia, e invocare l’onagrocrazia di Benedetto Croce. Seriamente, però, un politico che non sa distinguere tra arbitrio e libero arbitrio, ossia tra il sopruso e la capacità di scegliere tra bene e male, non può che inquietare.

Evidentemente anche il signor Amato pare incapace di scegliere tra il bene e il male, dato che la promozione dell'odio e della violenza praticate nel nome di Dio saranno qualcosa di cui dovrà rispondere dinnanzi al Padre Eterno (ammesso che ci creda davvero e che non si dichiari "cristiano" per mero profitto). Resta il fatto che l'autoproclamarsi detentori della sapienza assoluta e pretendere di voler imporre il proprio pensiero unico a danno di intero gruppi sociali e contro la Costituzione appare come una violenza oltre che un insulto a tutti quei veri cristiani che credono in un Dio dell'amore e non in un Dio che serve solo a vendere morte.
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