Così Silvana De Mari racconta ai bambini che il femminicidio non esiste

È nel corso di un'intervista rilasciata al sito Babettebrown.it che la signora Silvana De Mari ha raccontato ai suoi piccoli lettori il contenuto di uno dei suoi libri per bambini. Ma non appare certo una buona premessa il fatto che la redazione del sito indichi chiaramente che le opinioni espressa dalla scrittrice «non rispecchiano in assoluto né il pensare né il sentire delle persone che compongono lo staff di redazione o che collaborano con questo blog».
Ed è in merito ad una domanda sulle condizioni delle donne che la De Mari ha raccontato ciò che deve aver lasciata basita la redazione. Dice la De Mari:
Il neologismo femminicidio è usato in maniera errata. Il femminicidio dovrebbe essere l’assassinio di una creatura umana per la sola colpa di essere femmina. Quindi è femminicidio lo sterminio di feti e neonati femmine, cioè l’assassinio di una femmina in quanto tale. Può essere considerato un femminicidio il rogo delle vedove nell’India precoloniale. Un uomo che sta uccidendo la ex fidanzata per gelosia non la sta uccidendo in quanto femmina ma in quanto ex fidanzata. Non uccide tutte le donne, ma solo quella. Il termine femminicidio è una parola scorretta che generalizza il senso di episodi che in occidente sono rarissimi.
In Italia le donne che muoiono di morte violenta sono circa 120 l’anno, tutto incluso, incluse le morti in rapine, dove il fatto che fossero donne è stato irrilevante. Quelle uccise dal cancro 77.000. L’affermazione che le donne uccise in quanto tali sono più numerose di quelle uccise dal cancro sta calcolando i feti femmina cinesi e indiani, sta calcolando gli infanticidi di bambine, mancano 70 milioni di bambine in Cina e trenta milioni di bambine in India, per un totale di cento milioni.
E se pare ormai consueta la sua abitudine nel citare dati a casaccio per sostenere le sue teorie, sconvolgente è come anche in questo caso la donna ami riportare la questione al suo fanatismo religioso:
Non sta calcolando la realtà del mondo occidentale dove la violenza contro le donne è ed è sempre stata minima grazie al cristianesimo. Non assente: minima. Veramente minima. Chi afferma il contrario semplicemente ha un’ignoranza totale della storia altrui, una conoscenza edulcorata delle religioni e delle usanze altrui, un’incapacità isterica a capire la grandezza incredibile di una civiltà che vieta l’infanticidio e la lapidazione dell’adultera. Isterico non è un aggettivo usato a caso. La base del pensiero isterico è la legge “o tutto o nulla”. o è perfetto, o non vale nulla. La civiltà cristiana non è perfetta e quindi non vale nulla. Ma nulla è perfetto. La civiltà cristiana ha ridotto la violenza contro le donne a minimi mai conosciuti in altre civiltà, ma fino a che ci sarà un unico idiota che ammazza la ex fidanzata, tutti gli uomini devono essere odiati e colpevolizzati, a che su 60 milioni di italiani di cui 30 milioni maschi un migliaio viola le regole della cavalleria (che esiste solo nel cristianesimo) tutti gli uomini sono da colpevolizzare, tutte le femmine sprofondano nel vittimismo.
E se quei dati appaiono facilmente contestabili, incredibile è come si possa sostenere che nel 2016 ci si dovrebbe affidare alle "regole della cavalleria". Ma immancabile è il vittimismo con cui la De Mari torna a sostenere che tutti odino il cristianesimo e che in fondo è "per natura" che gli uomini dovrebbero sentirsi legittimati a compiere violenze sulle donne:
L’odio al cristianesimo e al medioevo, epoca in cui la società cristiana si è formata, l’enfatizzazione di tutti i crimini di questa civiltà, che ovviamente ci sono stati perché il cervello umano ha terrificanti potenzialità distruttive, e il misconoscimento di tutta la sua grandezza, incluso il riconoscimento della dignità della donna. Gli uomini sono più forti di noi, quindi qualche volta usano la loro forza muscolare per uccidere, una volta su mille, e innumerevoli volte, novecento su mille usano la loro forza muscolare per salvare le donne, nel mondo occidentale, ovviamente, dove vige la regola: prima le donne e i bambini, che in altre civiltà non esiste, è impensabile. Nel mondo occidentale per ogni donna uccisa salvata da un uomo ce ne sono mille salvate da un uomo. I pompieri sono maschi. Le cosa cambiano in altre civiltà, in quella islamica e in quella induista, ma non si può dire perché pare brutto, e allora si inventa il termine femminicidio che tutti ripetono senza essersi presi il disturbo di consultare una vera statistica e si fa alla gara a chi spara la scemenza più grossa, così da colpevolizzare e demonizzare ancora una volta di più l’uomo che appartiene alla civiltà giudaico cristiana ed assolvere gli altri.
E se l'integralismo cattolico ama fare falsa ironia su chi parla di stereotipi di genere, difficile è non osservare come la De mari suggerisca che la donna debba essere madre e che il pompiere lo possono fare solo gli uomini. Ed è altrettanto interessante osservare come voglia negare l'esistenza della misoginia solo perché dovrebbe ammettere che spesso è la Chiesa ad incoraggiarla, soprattutto quando si ha la sfortuna di trovare quei preticelli di periferia che magari invitano la donna a sopportare le botte perché il divorzio è peccato...