I seguaci di Provita: «Un genitore che accetta un figlio transessuale va ucciso nel nome di Dio»


Al pari dei militanti dell'Isis, anche i seguaci di Provita citano passi decontestualizzati della Bibbia per sostenere che alcune persone debbano essere ritenute meritevoli di morte. Pare assurdo, eppure è spinti dalla ferocia propagandata da Toni Brandi che nel 2017 si può incontrare chi è pronto a sostenere pubblicamente ai genitori che accettano la transessualità dei figli dovrebbe essere appesa al collo una macina girata da asino per poi gettare i loro corpi negli negli abissi del mare.

Uno studio condotto dal William Institute e dall'American Foundation for Suicide Prevention dimostra inqivocabilmente che la percentuale di suicidi tra le persone transgender che non ricevono supporto dalla propria famiglia è del 46%, contro il 4% che si registra quando i genitori appoggiano la decisione dei figli. È dunque incoraggiando quelle condizioni che aumentano del 42% le possibilità di spingere al suicidio una persona transessuale che l'organizzazione di Brandi basa sul più becero populismo il suo sostenere che: «I bambini vanno lasciati crescere in pace» in riferimento a quei bambini che non vedono rinnegata la loro identità da parte dei genitori così come Brandi vorrebbe.
La causa scatenante dell'attacco si basa su alcuni cartelloni pubblicitari con cui un'associazione di genitori di figli transessuali ha tentato di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'accoglienza dei loro figli. Un fatto intollerabile per il fondamentalismo cattolico, soprattutto per quelli che vanno in giro a dire che l'educazione all'odio sarebbe un "diritto" dei genitori ma che tale libertà non deve assolutamente valere se un genitore accetta un bambino a loro sgradito. Scrive Provita:

L’ideologia gender in Spagna raggiunge un grado di follia davvero senza limiti. Nei giorni scorsi, le pensiline degli autobus dei tre capoluoghi dei Paesi Baschi e di Pamplona, in Navarra, le pagine di alcuni quotidiani locali e la metro di Bilbao sono stati deturpati da cartelli raffiguranti quattro bambini che corrono nudi mentre si tengono per mano. Al centro c’è una bambina con l’organo sessuale maschile e un bambino con l’organo sessuale femminile. E sotto la scritta: “Ci sono bambine con pene e bambini con vagina”.
Artefice di questa campagna pubblicitaria è Chrysallis Euskal Herria, associazione di familiari di figli transessuali. La quale, non ottenendo denaro né dal governo basco né da quello navarro, è stata finanziata da un imprenditore newyorkese di origini spagnole, che ha donato ben 30.000 dollari.

E in quella disforia tipica dell'organizzazione di Brandi, non c'è da stupirsi se lui si compiacesse di come sua campagna di disinformazione sulla gpa fosse stata finanziata da "un anonimo donatore" per poi scagliarsi con inaudita violenza contro chi ha finanziato una campagna di informazione a loro sgradita. Così come quella gente che ha parlato di "gyastapo" e di "lobby gay" dinnanzi a chi ha civilmente contestato la loro campagna negli Uci Cinemas ora loda chi ha imbrattato, danneggiato e censurato illegalmente opinioni discostanti dal loro pensiero unico. Dicono:

La protesta di molti cittadini di fronte a questo scempio non si è fatta attendere. Oltre ad operazioni legali, molti hanno imbrattato i cartelli pubblicitari.

Ma la propaganda di Provita non si ferma qui, dato che è citando sé stessi come prova delle loro teorie, affermano che la transessualità sia un qualcosa che deve essere rigettata e invitano i genitori ad imporre con la forza uno stereotipo di genere basato sulla genialità quale unico fattore da prendere in considerazione. In quello che appare un invito alla violenza sui bambini, spergiurano:

Aingeru Mayor, presidente della suddetta organizzazione, ha fatto sapere che la campagna serve a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di aiutare e accompagnare i bambini che sentono un’identità diversa dal sesso biologico. La soluzione che propone di fronte a questo dramma è la transessualità, ovvero l’intervento chirurgico. Ma questa è evidentemente una follia e qualunque medico e psicologo degno di tal nome lo può confermare. Chi soffre di disforia di genere va amato ed accompagnato, certo, ma aiutandolo a riscoprire la sua vera identità, che può essere solo maschile per i maschi e femminile per le femmine. Gli studi al riguardo sono innumerevoli, sebbene gli ideologi gender e e le lobby che li foraggiano non ne tengano conto.

Non mancano i soliti riferimenti al fatto che il cattolicesimo sia da intendersi come un sinonimo di omofobia, così come il lor spergiure che sia «pura menzogna» e «puro veleno» il sostenere che l'identità di genere e le proprie ambizioni personali non debbano basarsi su stereotipi basati sul possesso di determinati organi genitali.
E per chi se lo stesse domandando, il loro riferimento a presunti «innumerevoli studi scientifici» rimanda ad una loro pagina che cita la Manif pour Tous quale fonte. Il tutto riproponendo come verità rivelata una "ricerca" che è stata smontata e sbugiardata in meno di 19 ore dalla sua pubblicazione. Un po' poco per chi sostiene che è su quelle basi che si debba essere pronti a mettere a repentaglio la vita stessa dei propri figli.

Ma se c'è da aver paura di fondamentalisti che invocano la morte nel nome di Dio, paura deve essere doverosamente suscitata anche da un Toni Brandi che si dice disposto a far aumentare del 42% il numero di transessuali suicidi pur di sostenere che non ci sia alcuna differenza tra la sua sessualità e quella di una transessuale. Il tutto perché non vuole che gli altri possano essere diversi da come lui ha deciso debbano essere.
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