La curia di Bologna contro lo spettacolo che rassicura i bambini sulla loro identità: «La transessualità è un disturbo psicologico»


Se sei transessuale devi sentirti escluso e la Chiesa cercherà di promuovere un atteggiamento di rifiuto che possa aumentare vertiginosamente le possibilità che tu possa essere spinto al suicidio. È questa la posizione assunta dalla curia di Bologna nell'ennesimo tentativo di sfruttare la religione a danno dei bambini italiani. In un vergognoso articolo pubblicato sul settimanale diocesano "Bologna sette" (il supplemento ad Avvenire distribuito nella diocesi guidata dal vescovo Matteo Zuppi) scrivono:

Dati scientifici provano che i disturbi (psicologici) dell'identità di genere e quelli (fisici) della differenziazione sessuale provocano gravi sofferenze nei bambini e adolescenti. Usarli per propagandare l'ideologia "gender" tra i ragazzini (con la scusa di combattere le discriminazioni) non solo è scorretto, ma può avere pericolose conseguenze.

Se sarebbe interessante sapere di quali «dati scientifici» stiano parlando, evidente è come la Curia abbia nuovamente scelto di schierarsi al fianco di Gandolfini e Brandi in quella loro ideologica promozione dell'intolleranza attraverso il contrasto alla messa in scena dello spettacolo "Fà-afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro". L'obiettivo del progetto è quello di rassicurare i bambini sul fatto che non ci sia nulla di sbagliato in loro, indipendentemente dall'identità o dal pregiudizio a cui sono sottoposti.
E se lo spettacolo è stato ideato da un gruppo di esperti pedagoghi, fa sorridere come l'affondo giunga da preti che non hanno competenze sul tema ma che citano fantomatici «dato scientifici» di cui neppure forniscono le prove. E riguardo alla possibilità che il rispetto possa «danneggiare» i bambini, possiamo rassicurare quei preti riguardo al fatto che danni assai maggiori vengono causati da quella pedofilia che troppo spesso hanno cercato di insabbiare (e che magari vedeva preti che abusavano di minorenni nei confessionali pronti a partecipare ai convegni "anti-gender" di Adinolfi).
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