Russia, picchiare moglie e figli non sarà più reato. La legge è stata voluta dai cosiddetti "pro-family"


Con 380 voti a favore e solo tre contrari, la Duma ha approvato in maniera definitiva la legge che depenalizza la violenza domestica. La proposta è della senatrice Yelena Mizulina, leader dei cosiddetti "pro-family" russi nonché una delle autrici della legge omofoba russa sulla cosiddetta «propaganda di rapporti non tradizionali ai minori».
Da oggi picchiare moglie e figli non sarà più un reato punito a livello amministrativo con una multa di 500 dollari o qualche giorno di servizio presso una comunità. Solo se il reato fosse reiterato sarebbe presa in considerazione una pena detentiva.
Il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, non ha mancato di sostenere che la possibilità di poter picchiare moglie e figli sia da ritenersi una «condizione per creare famiglie forti». In altre parole, viene rispettata la tradizione dell'integralismo cristiano nel tirare in ballo Dio o la famiglia dinnanzi progetti che mirano a de-costituire la società civile per creare una nuova società basata sul maschilismo, l'intolleranza e il razzismo.
Puntuale è giunta la condanna da parte di Amnesty International, che sottolinea come «Questo progetto di legge è un tentativo nauseante di legalizzare le violenze domestiche, su cui le autorità russe per molti anni hanno preferito chiudere un occhio».
Si stima che circa 600mila donne russe subiscano abusi fisici e verbali tra le mura domestiche, e che ogni anno 14mila di loro perda la vita a causa delle violenze inflitte da mariti o partner (ossia quasi 40 al giorno).
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