Silvana De Mari: «I gay sono contagiosi. Io sarò colei che farà cadere il movimento lgbt»


Silvana de Mari è ormai stata santificata dall'integralismo cattolico al punto che le associazioni di promozione dell'intolleranza hanno già fatto loro il suo linguaggio (ad esempio negli articoli di Provita i gay vengono ora chiamati «omoerotici» pur di negare l'esistenza dell'omosessualità sulla base delle sue teorie, ndr).
Intenzionata a sostenere che i gay debbano essere ritenuti «biologicamente perdenti», è nel nel corso di un'intervista rilasciata a La Stampa che si è lanciata in affermazioni tragicomiche.
La donna afferma: «I gay? Sono la nuova razza ariana. Vietato parlar male di loro, vietato criticare, vietato esprimere la propria opinione nei loro confronti. Loro vogliono l’omologazione, il pensiero unico». Silvana De Mari, la psicoterapeuta-scrittrice, autore di decine di libri per ragazzi (e di successo) e finita nel mirino dell’Ordine dei medici per le sue opinioni, non sposta di un solo millimetro l’asticella sulle cose che pensa, dice e professa ormai da tempo. Vede, ci siamo di nuovo. Se non ti adegui al pensiero unico, se sei fuori dal coro. Se dici ciò che pensi sui gay, sulla pedofilia, sei out. Vogliono sempre di più. Prima i matrimoni, poi le adozioni. È un contagio. Se in una classe c’è una ragazza bulimica, stia certo che per contagio psicologico nel giro di poco tempo ce ne saranno altre 5 o sei. E con i gay è la stessa identica cosa».
Sostenendo che frequenti o gay lo si possa diventare, asserisce poi che «Se non si definisce l’identità sessuale si confonde il tutto. Guardi: se non è chiaro chi si è, fin da subito, che la differenza è complementarietà, si confondono le idee. Tra i 12 e i 13 anni, tutti sono attratti (ma per amicizia) dallo stesso sesso. Si sperimenta. Poi si sviluppa la sessualità. Che è una sola. Si sta insieme perché diversi e complementari».
Ed è propinandoci curiose definizioni della parole che aggiunge: «Io sono omofobica. E se lei sta con una donna lo è anche lei che è un uomo. Ovvero: abbiamo fatto una scelta a monte. E proclamarla è un diritto, fa parte del diritto di parola. San Paolo dice che essere omosessuali è una cosa sbagliata. Ma per i nuovi ariani, leggere San Paolo è un sacrilegio. Ecco, io difendo con queste mie esternazioni il diritto di parola, la mia religione e se vuole anche la libertà di stampa».
Ma è a quel punto che la De Mari proclama: «Guardi, io sarò colei che darà una spallata e farà cadere il movimento Lgbt. Ovvio, non io da sola. Con me ci sono migliaia di altre persone».
Ed è negando che le persone per bene possano pensarla diversamente da lei, si tiene a sostenere che il suo editore appoggerebbe la promozione delle sue teroie sulla razza anche attraverso la promozioen della sua figura tra i bambini. Dice: «La lobby gay ha anche cercato di imporre al mio editore di non pubblicare più i miei libri per ragazzi. Ma per fortuna non tutti la pensano come quelli. Ho gente normale che la pensa come me. Che mi dice vai avanti. Sono tanti, sebbene abbiano paura ad esporsi. Ma se facciamo sentire tutti insieme il nostro pensiero, la spallata gliela diamo davvero».
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