Vittorio Cigoli alla stampa omofoba: «Sono l'unico contro l'omogenitorialità perché gli altri psicologi sono tutti controllati dalle lobby gay»


La propaganda propinata da La Nuova Bussola Quotidiana non si è mai contraddistinta per etica e per onestà intellettuale, ma ora pare che si stia esagerando. La premessa è semplice: un gruppo di ricercatori ha analizzato dei dati e uno solo di loro non concordava con la tesi sostenuta da tutti gli altri. E se in ambito accademico la sua opinione non poteva prevalere su persone che avevano analizzato i medesimi dati, ecco che la Nuova Bussola Quotidiana lo intervista per presentare come una verità scientifica la sua opinione. È quanto accaduto anche dinnanzi alle frasi diffamatorie di Silvana de Mari ed è quanto pare stia diventando una moda fra l'integralismo cattolico, ossia il propinare idee minoritarie non certificate a persone assetate di pregiudizio che non aspettano altro che sentir legittimato il loro odio.

Il giornale omofobo di Cascioli presenta Vittorio Cigoli come «l’unico tra 19 psicologi che ha osato esprimere delle riserve sulla cosiddetta omogenitorialità, in uno studio pubblicato sul trimestrale Giornale italiano di psicologia. L’unico ad aver sottolineato che le varie ricerche citate per legittimare le famiglie con “due mamme” e “due papà” presentano problemi teorico-metodologici e non affrontano la fondamentale questione della generatività». Dicono anche che «il suo caso è emblematico di come un’ideologia, promossa da gruppi elitari, riesca a imporsi nella società (dalla psicologia alle altre scienze umane, dalla politica ai media, i metodi sono quasi sempre gli stessi), cercando di isolare chi la pensa diversamente e anestetizzando gradualmente l’opinione pubblica per raggiungere i propri fini».
Difficile è non notare come si parli di coraggio e di lobby per cercare di sostenere che l'unica opinione degna di nota sia quella che asseconda la propaganda che Cascioli promuove da anni. Il tutto attraverso l'uso di virgolette che servono a dire al lettore che bisogna guardare le famiglie omogenitoriali come un qualcosa di non meritevole di rispetto.

Il signor Cigoli dichiara così che «nelle loro conclusioni gli autori hanno dedicato ben tre cartelle per replicare al mio contributo. Io penso che in questo modo abbiano strumentalizzato la rivista a scopo ideologico. Ora, io faccio ricerca da 40 anni e penso di poter esprimere un pensiero sul tema delle relazioni familiari senza che mi si tacci di pregiudizio. Mentre gli autori hanno puntato a fare una sorta di plebiscito, e penso che nemmeno gli altri colleghi siano felici di essere stati omologati così». Ed è sempre in una totale assenza di contraddittorio che aggiunge: «Buona parte di queste ricerche sono governate da persone e ricercatori omosessuali, anche famosi. Quella dell’omogenitorialità è diventata un’area quasi praticamente riservata. Di fatto, la ricerca viene quasi tutta concentrata su persone di etnia bianca, livello economico elevato e buon inserimento sociale. Gli autori spesso usano il tema della discriminazione, dello stigma, ma in realtà ci sono lobby importanti come LGBT e grant di ricerca dedicati».
Arrivando a sostenere che la psicologia non possa determinare se la crescita di un bambino sia sana o meno, il signor Cigoli si lancia anche nel sostenere che «il problema riguarda ciò che da psicologi possiamo dire: è la prima volta che la ricerca psicologica viene chiamata in causa per dirimere questioni che non sono meramente psicologiche. Perché quando si parla di famiglia e generatività, emergono necessariamente questioni di carattere antropologico, etico e filosofico. Chiedere alla psicologia di dare risposte definitive è strumentale». Ed immancabile è anche il solito vittimismo di chi sostiene che la scienza sia un'opinione: «questa tipologia di ricerche -dice- dà dei risultati, ma ha pure i suoi limiti e non può essere presa come scientifica in sé. Il punto sta proprio qui: quando viene sollevato un dubbio circa la problematicità di queste modern families, si viene immediatamente attaccati.

Il passaggio che permette di mettere in dubbio l'intento ideologico della posizione di Cigoli è quello in cui afferma che l'educazione sia possibile solo in presenza di generatività. Afferma:

C’è differenza tra gli aspetti educativi, che sono specie-specifici nel senso che la specie umana si contraddistingue in quanto capace di educare, e gli aspetti generativi, che invece sono una specificità delle relazioni familiari. E la generatività è necessariamente legata alla differenza sessuale: dunque, l’omologazione dei sessi costituisce un problema. La generatività, infatti, ci dice tantissimo del rapporto tra le generazioni e sarebbe estremamente riduttivo considerare ciò solo come rapporto genitore-bambino perché il legame familiare interessa anche i nomi, le origini, la relazione con chi non c’è più, eccetera. Il vuoto delle origini, l’eliminazione del legame complica tutto.

In tale ottica dovremmo ritenere che anche le adozioni non debbano essere rese possibili o non si spiega come si possa sostenere che un bambino adottato da due eterosessuali cresca meglio di un bambino adottato da due omosessuali.
E dinnanzi ad un intervistatore che sostiene che Cigoli «non si è fatto condizionare nella sua libertà di ricerca» in virtù di come la sua tesi sia conforme alla propaganda del suo giornale, il ricercatore afferma: «È come se la psicologia si fosse schierata, quasi rinunciando a 50 anni di ricerche psicosociali e cliniche sulle relazioni familiari. Il mondo è sempre stato fatto di pressioni e di lobby, che di solito portano al conformismo, che è la strada più facile: tocca ai giovani prendersi la loro responsabilità nel rispetto della differenza».


Nota: Originariamente l'articolo proponeva un'immagine reperita in Iternet che si è rivelata non rappresentare Vittorio Cigoli. La fotografia è ora stata sostituita e ci scusiamo con la persona ritratta per averla erroneamente associata all'articolo.
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