Volantino omofobo in una parrocchia di Padova: «È gay e fa schifo. I nostri bambini lo prendono in giro, non ha morale»


Ancora una volta è una parrocchia a risultare teatro dell'ennesimo caso di omofobia verificatasi in un paese della cintura urbana di Padova. Secondo quanto riporta Il Mattino, un qualche parrocchiano ha affisso un volantino per prendere di mira un 20enne che fa volontariato come animatore all'interno della parrocchia. Indicando espressamente nome e cognome del ragazzo, lo scritto affermava:

Che schifo un animatore omosessuale. Si occupa di relazioni pubbliche in una nota discoteca gay di Padova, arriva in chiesa per suonare l'organo ancora ubriaco, vuole animare i nostri figli quando lui stesso non è un buon esempio, lavora in un negozio per abbigliamento gay, frequenta drag queen, tutte le sere d'estate va al Gay Village mostrandosi in atteggiamento promiscuo, indossa abbigliamento con scritte discutibili, frequenta persone ignobili. I nostri bambini vedono tutto e lo prendono in giro, non ha morale. Dove andremo a finire??? Basta!

Pare dunque si sia dinnanzi ad un adulto che ha volontariamente cercato di diffamare e screditare un adolescente attraverso illazioni, offese gratuite e frasi al limite quel ridicolo. E quell'adulto non solo pare sostenere che il bullismo omofobico debba essere usato per punire chi ne è vittima, ma si è persino lanciato in un appello alla mobilitazione contro di lui. Questo, ovviamente, oltre a renderci edotti del fatto che esisterebbe un non meglio precisato "abbigliamento gay" o che un ragazzo non debba poter andare in discoteca come tutti i suoi coetanei.
Solidarietà è giunta da numerosi genitori dei ragazzi della parrocchia e dal parroco. La nota negativa, però, è come l'articolo riporti che il prelato avrebbe provveduto a cestinare il volantino al posti di consegnarlo nelle mani dei carabinieri, così come sarebbe probabilmente stato doveroso fare in presenza di quello che ha tutta l'aria di rappresentare un reato penale.

L'articolo riporta anche la fotografia di un gruppo dell'Agesci che viene indicata come «una foto di repertorio di un'attività con i ragazzi che si svolge normalmente nelle parrocchie». Non è però chiaro se la vittima fosse un capo scout.
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