Firenze, la Curia non vuole lo spettacolo che educa al rispetto: «I bimbi non vadano a teatro»


Sono vere e proprie intimidazioni quelle a cui l'integralismo cattolico sta ricorrendo per impedire la messa in scena dello spettacolo "Fa’afafine". Basta fare una semplice ricerca online per osservare come i mandanti di questa efferata polemica siano sempre e solo gruppi già noti per la loro intolleranza come Provita, La Bussola Quotidiana, Il Giornale o il comitato di Gandolfini, tutti infastiditi all'idea che qualcuno potesse dire a dei bambini che non c'è nulla di sbagliato nella loro identità.
Ad a quella crociata ideologica si è ora unita anche la curia di Firenze, intenzionata ad impedire che lo spettacolo possono andare in scena al Teatro di Rifredi il 18 e il 19 febbraio.

Pluripremiato ma perseguitato demall'estrema destra e dagli ultra cattolici, lo spettacolo è già stato censurato agli studenti di alcune scuole cattoliche di Bologna e Pistoia. Ora è il responsabile dell'ufficio scuola della diocesi di Firenze, don Massimo Marretti, ad aver inviato alle associazioni che riuniscono sia le scuole che le famiglie cattoliche (Fism, Fidae, Agesc e Age) una nota in cui si invita tutti a «vigilare» contro i rischi che correrebbero i loro alunni e figli se assistessero allo spettacolo.
«Si fa presente -si legge nel proclamo- che il 18 e il 19 febbraio al teatro di Rifredi, sarà rappresentato lo spettacolo "Fa'afafine", destinato a ragazzi di scuola primaria e secondaria di secondo grado, che propaganda l'ideologia gender. Siamo tutti pregati di vigilare e informare i genitori per operare tutti quanti nelle sedi istituzionali scolastiche. Cordiali saluti».
Il fatto che si dica che «siamo tutti pregati» pare lasciar intendere che si sia dinnanzi ad una direttiva partita da ancora più in alto, dunque da intendersi assolutamente vincolante.
I sedicenti "cattolici" stanno così preparando avvisi per le bacheche delle scuole o catene che possano istillare isteria. Rita di Goro, rappresentante di Age Toscana, precisa inoltre che i gay vengono dopo ogni altra categoria e che non ci si deve preoccupare di impedire quel bullismo che è citato la vita a molti adolescenti a lui sgraditi: «Quando, come adulti e educatori, avremo fatto il nostro dovere contro le violenze contro le donne, il bullismo e la discriminazione razziale, ben più gravi e più frequenti, allora potremo serenamente dedicare questa attenzione eccessiva alla discriminazione omofoba». Insomma, loro non vedono il problema perché amano esserne la causa.
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