Gianfranco Amato difende la De Mari con svastiche arcobaleno e una pioggia di insulti isterici


La signora De Mari deve avere il pieno diritto di andare in giro ad accusare di pedofilia persone che neppure conosce perché la menzogna finalizzata a creare odio contro una comunità deve essere ritenuto un diritto umano. Lo sostiene Gianfranco Amato, legale della scrittrice.
Bisognerà cercare di capire dove il leader integralista voglia andare a parare con questa sua crociata, ma già ora appare snervante il dover subire i suoi continui insulti in quella continua contraddizione che lo contraddistingue. Si pensi a come lui parli di «violenza» e di «nazismo» dinnanzi alle proteste giunte alla Giunti Editore, anche se poi è la sua gente ad lanciare petizioni per chiedere che altri editori interrompano qualunque collaborazioni con i giornalisti da cui loro si sono sentiti offesi. Insomma, non tutti devono avere pari dignità e loro devono avere maggiori diritti.
Ed è sempre per difendere gli insulti lanciati dalla signora De Mari contro un'intero gruppo sociale che Amato ha riempito le sue pagine di svastiche arcobaleno e ha cercato di fomentare paura contro persone che lui ama bollare impropriamente e impunemente come «lobby gay».

Con i suoi soliti toni propagandistici (e volutamente offensivi), il signor Amato scrive:

E’ iniziata la caccia all’omofobo. Il bersaglio si è ora spostato sulla coraggiosa dottoressa Silvana De Mari. Con la bava alla bocca le fameliche Erinni della lobby LGBT reclamano vendetta e provvedimenti esemplari. Sia radiata dall’Albo dei Medici, urlano furiose.

Sii passa poi ad un'attacco all'Ordine dei Medici di Torino, da lui criticato per aver osato ricordare che la scienza sostiene tesi assai diverse da quelle che la signora De Mari ama sostenere nel nome del suo titolo accademico. Con i soliti toni da macchina del fango, scrive:

Non ha fatto eccezione lo stesso Ordine dei Medici di Torino. Il suo Presidente, dottor Guido Giustetto, evidentemente conscio delle conseguenze previste per i malcapitati che osano sfidare la dittatura del Pensiero Unico, anziché adottare una posizione garantista, si è subito adeguato alla linea del politically correct, scaricando bellamente la dottoressa De Mari.

E dopo aver ricamato su alcuni termini quasi come se ormai non si potesse più parlare se non in presenza del proprio avvocato, il signor Amato incalza:

Ancora una volta, in realtà, siamo di fronte al pericoloso tentativo mistificatorio di sbattere il mostro in prima pagina, manipolando fatti e parole secondo la consolidata tecnica della disinformatija sovietica, in un pesante clima da “caccia all’omofobo”, che ricorda sempre più l’aria angosciante e sinistra che si respirava nell’America degli anni cupi del maccartismo.

Il riferimento è ad articoli che spesso e volentieri sono stati accusati di aver trascritto le parole della signora De Mari senza praticamente aggiungere altri. Ma, evidentemente, leggere e giudicare qualcuno sulla base di ciò scrive non è lecito. E incredibile è con che coraggio Amato arrivi a scrivere:

In questo ha perfettamente ragione la dottoressa De Mari. Oggi il clima di caccia alle streghe contro gli “omofobi” si percepisce sempre più nettamente, e sempre più inquietantemente.
Come tutti i frutti velenosi delle degenerazioni ideologiche, anche questa isteria collettiva che tende ad identificare gli omofobi come gli untori manzoniani del XXI secolo, finisce inevitabilmente per tradursi in deprecabili atteggiamenti di intolleranza. E’ così che è sempre accaduto nella Storia ogni volta che i discriminati si sono trasformati in discriminatori.
La vicenda della dottoressa Silvana De Mari richiama alla mente le parole del presidente americano Roosevelt contenute nel suo celebre messaggio al Congresso del 6 gennaio 1941, noto come il discorso delle “quattro libertà”: «Nel futuro che noi cerchiamo di rendere sicuro, desideriamo ardentemente un mondo fondato su quattro libertà fondamentali dell’uomo. La prima è la libertà di parola e di espressione, ovunque nel mondo. La seconda è la libertà religiosa per qualunque credo, ovunque nel mondo. La terza è la libertà dal bisogno, ovunque nel mondo. La quarta è la libertà dalla paura, ovunque nel mondo».
In quel lontano 1941 Roosevelt, pronunciando quelle parole, pensava alla tragica situazione delle dittature europee, alla Germania nazista, all’Italia fascista ed all’Unione Sovietica comunista. Non avrebbe mai immaginato che, un giorno, le sue parole sarebbero potute servire anche per l’Italia “democratica” del 2017.

E tutto questo per sostenere come Amato si dice profondamente convinto che ogni medico debba poter sostenere tutto ciò che vuole senza occuparsi della verità scientifica o che una donna debba poter accusare qualcuno di pedofilia solo perché ci si diverte ad offendere. Ed è per sostenere tutto ciò che annuncia che «la dottoressa verrà difesa dai legali dell’Associazione Giuristi per la Vita in tutte le sedi competenti. Fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, se fosse necessario».
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