Il golpe della Boschi viola i diritti umani?


La Dichiarazione dei Diritti Universali dell'Uomo prevede che «ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un processo pubblico nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa».
Ebbene, questo basilare diritto in Italia è stato negato all'associazione Anddos. Senza ascoltare la parte lesa, il ministro ha avviato una procedura di annullamento per un bando di gara pubblica sulla base di un servizio televisivo che forse è stato realizzato in collaborazione con Mario Adinolfi. Le Iene dicono che non è così, ma se non ci sarà una regolare denuncia alla Procura e se non verranno svolte indagini sui tabulati telefonici, la verità non si saprà mai. Al momento siamo dinnanzi alla parola di Adinolfi contro la parola di Mammucari.
Eppure pare interessante osservare come l'intero servizio e tutte le decisioni ad esso correlato pare siano state prese senza mai sentire l'associazione che veniva pubblicamente accusata di usare soldi pubblici per la promozione della prostituzione.
A sostenerlo è Pride Online, ossia l'organo di informazione dell'Anddos.
Magari la Boschi potrà anche dire che gli ha fatto schifo vedere in televisione dei gay che facevano sesso senza che lei fosse lì in mezzo, ma noi potremmo dire alo stesso modo che ci fa schifo scriuvere il suo nome sui motori di ricerca per trovare immagini pornografiche di ragazze che si fanno sodomizzare o che si dilettano in appassionate fellatio in mezzo ad un bosco. Il nesso tra le immagini mostrate dalle Iene e quelle che appaiono su Google è praticamente identico: se nessun fondo statale è stato destinato a quelle saune, il mostrare quelle immagini non ha nulla a che vedere con l'Unar esattamente come le ragazze che appaiono su Google non hanno nulla a che vedere con la Boschi. Ma per saperlo qualcuno avrebbe dovuto chiedere lumi all'Anddos al posto di basarsi sulle illazioni unilaterali e sensazionalistiche di una trasmissione televisiva che cercava di fare scandalo (forse aiutata pure da un presenzialista televisivo che basa il suo intero fatturato sul commercio dell'omofobia).
Perché se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi, ma deve far paura uno stato in cui il clamore mediatico e le srilla dell'integralismo cattolico possano calpestare i diritti costituzionali dei propri cittadini.
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