Mario Adinolfi: «Di Trump penso tutto il bene possibile»


È Il Giornale ad aver offerto nuova visibilità alle ambizioni politiche di Mario Adinolfi, ossia di quell'integralista che sta cercando di sfruttare l'omofobia e la credenza religiosa come strumento di promozione di un'intolleranza che possa portare grandi benefici al suo portafogli.
Ma dinnanzi alle risposte fornite dall'ultra-integralista, pare difficile riuscire a trattenere le risate dinnanzi alla sua incredibile capacità di cercare di cavalcare qualunque populismo possa rendere il mondo un posto peggiore per le sue figlie (peraltro esibite come merce di propaganda elettorale durante il suo recente meeting di partito).

In quella sede Adinolfi ha affermato che lo slogan del suo partito sia stato ispirato da Trump in persona e che «Family first è uno slogan mutuato proprio dal suo America first». E se "prima la famiglia" pare in realtà una scopiazzatura di quel "prima il nord" proposto da Salvini, tutto ci riconduce comunque a chi sostiene che si debba ambire ad essere privilegiati rispetto agli altri (in un atteggiamento che pare antitetico rispetto al cristianesimo). Eppure è in questa chiave che si spiega perché la sua strana concezione del "cristianesimo" si basi proprio sull'abbattere i ponti e costruire muri che possano creare isolamento e profitti basati sullo sfruttamento del prossimo.
Precisate tali premesse Adinolfi non si trattiene neppure dall'affermare che «di Trump penso tutto il bene possibile, soprattutto dopo che ha tagliato i fondi alle Ong che praticano l'aborto, e se dice che, finalmente, i cristiani hanno un corridoio preferenziale, non dice una cosa sciocca. Un cristiano siriano fino ad oggi era discriminato. La stessa scelta peraltro è stata compiuta dai socialisti slovacchi».
In altre parole, la sua idea è che un "cristiano" non debba avere la libertà di poter decidere di vivere la propria vita come meglio crede, ma debba poter imporre le sue decisioni agli altri in modo che nessuno possa pensarla diversamente da lui. Non a caso idolatra proprio quel Trumo che Robert Kuttner sull'Huffington Post indica come un tizio che «sta provando a governare basandosi sull’impulso, i capricci, le vendette personali, il proprio tornaconto, le ordinanze - come se fosse stato eletto dittatore».

La sua posizione non cambia di molto nel suo lamentarsi di un governo che permette alle donne di poter divorziare da mariti: «Se vai alla Caritas, trovi gli stranieri e i padri separati». Stando alla sua teoria, dunque, dovremmo presumere che se si imponesse a quelle sciagurate di dover rimanere "sottomesse" ai loro mariti tutto andrebbe certamente meglio e Adinolfi si sentirebbe molto "cristiano" nell'aver imposto loro quelle sofferenze. Ed ancora, asserisce pure che la legge sulle «unioni civili assegna a 7513 coppie omosessuali il diritto alla pensione di reversibilità e la nega a un milione di coppie di fatto con 700mila figli». Ed anche qui pare che il Adinolfi non abbia ben capito che una coppia etero può sposarsi (in modo da ottenere la reversibilità) mentre il pregiudizio che lui promuove per profitto è causa di un diniego alla medesima opportunità per le famiglie gay.
La volontà di imporre la sua volontà agli altri prosegue con la sua posizione sull'eutanasia e con il suo sostenere che un buon "cristiano" debba imporre le sue scelte agli altri in virtù di come staranno poi loro a soffrire. Ed è sempre parlando con i toni di chi è convinto di avere la verità in tasca, sentenzia: «l’eutanasia è la violazione piena dei diritti delle persone deboli. La prossima legislatura potrebbe approvare leggi come questa oppure come quella sull’omofobia secondo la quale il sottoscritto o l’avvocato Gianfranco Amato potrebbero finire in carcere per le proprie idee per il reato di istigazione all’odio omofobico».
E se è buffo che si sostenga che i "deboli" sarebbero i bambini danneggiato da una società che non discrimina i loro amici gay o da "deboli" a cui deve essere vietata ogni decisione sul fine vita (tanto chi ha i soldi potrà andare in Svizzera e decidere senza problemi), evidente è anche la sua preoccupazione su come l'assenza di odio potrebbe procurare una flessione del suo profitto: da qui la sua richiesta di impedire che la legge Reale-Mancino di cui lui già gode possa proteggere anche quai gruppi che sono vittima della sua persecuzione.
E non bisognerebbe cambiare troppe parole per immaginarsi come un nazista avrebbe potuto sostenere che se si fossero varate leggi per tutelare gli ebrei dalla persecuzione, lui avrebbe rischiato il carcere per il solo atto di andar ein giro ad ammazzarli come animali.

Lamentando poi come Massimo Gandolfini non abbia apprezzato la sua fuga politica nel tentativo di sfruttare il consenso degli omofobi, pare tragicomico come Adinolfi si lanci nel sostenere che «se fossimo interamente quelli del Family Day, saremo una forza da 5 milioni di voti. Il popolo della Famiglia chiede rappresentanza autonoma perché schifato dal tradimento dei cattolici nei partiti che hanno votato: il divorzio breve, le unioni civili e il primo passaggio sull’omofobia e sulle droghe leggere».
Interessante è come lamenti che tutti i cattolici abbiano idee assai diverse dalle sue senza che ciò lo porti a riflettere sull'eventualità che forse il problema è che lui non è cattolico.
Immancabile anche il suo solito attacco ad un Festival di Sanremo, in cui lui chiede sia impedito ai cantanti gay di potersi esibire. Con il suo solito sprezzo dell'etica e della morale, afferma: «Trovo incredibile che il più grande spettacolo della Rai, che costa 16 milioni di euro, pagati dagli italiani, debba ormai essere un luogo di propaganda dell’ideologia gender con i testimonial dell’utero in affitto. L’anno scorso abbiamo avuto la parata dei braccialetti arcobaleno e come super ospiti Nicole Kidman ed Elton Jhon, mentre quest’anno dobbiamo subire Tiziano Ferro e Ricky Martin. Poiché io non credo che queste cose accadano per caso, noi non possiamo che rispondere su queste scelte. A me sembra un problema democratico serio se su Raitre, nel periodo natalizio, in prima serata va in onda un programma come ‘Stato Civile’, un vero spot delle unioni gay».
Difficile è non provare pena per un "uomo" che non perde mai occasione di ostentare quanto disprezzi il mondo e quanto non tolleri che qualcuno possa agire contro il suo volere, ma il fatto che ciò venga proclamato tirando in causa la "democrazia" appare come una barzelletta. Per l'intera intervista ha continuato a dichiarerei che lui esige di poter imporre agli altri come devono nascere gli altri, come devono vivere, come devono far sesso, chi devono amare e come devono morire... e poi parla di "attentato alla democrazia" se qualcuno non toglie la come a chi ha opinioni e vite fortunatamente diverse dalla sua?
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