Nel nome delle Iene, Vox News chiede di lasciar morire quelle trans giordane che avrebbero dovuto trovare rifugio grazie all'Unar


L'aggressione mediatica dalle Iene ai danni dell'Unar ha aperto uno scenario assai pericoloso: si è fatta passare l'idea che non servano prove ma che basti la pura illazione (magari unita ad immagini sensazionalistiche) per poter imporre la propria volontà. Filippo Roma non ha infatti provato che i soldi finissero in quelle saune, ma la sola (e probabilmente errata) illazione ha scatenato provvedimenti devastanti del Paese. Sarebbe come se ci si sentisse liberi di poter dichiarare pubblicamente che Filippo Roma è uno stupratore di minorenni perché lo si è visto vicino ad una bambina... se non servono prove ma basta la mera illazione l'illazione, allora perché mai non lo si dovrebbe poter sostenere?
È dunque sull'ondata del servizio delle Iene che alcuni militanti l'estrema destra stanno giocando a fare il detective e pubblicano presunti "scoop" con cui chiedere a gran voce la restaurazione di una forma dei neofascismo.

Ad esempio è sulla pagine di Vox News che troviamo un agghiacciante articolo dal titolo "Altra perla Unar: 75mila euro per importare trans dalla Giordania". Compiacendosi per l'azione con cui le Iene hanno decapitato l'ufficio antidiscriminazioni, affermano:

Il finanziamento di 55mila euro all’associazione Anddos, al centro dello scandalo sollevato da “Le Iene” sul giro di festini hard gay con fondi pubblici, è stato revocato. La procedura è stata avviata dal Capo Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanna Boda. Inevitabile. Il problema sono tutti i finanziamenti che, invece, non hanno revocato.
Ad esempio quello di 75 mila euro a Bologna concesso per la realizzazione di una ‘casa per profughi trans’, dove immaginiamo cosa accadrà.

Per capire dove li conduca la loro immaginazione basta osservare come i gruppi Facebook ufficiali del sito siano "Stop immigrazione" e "No Islam in Italia". È dunque dal pulpito di un'ostentato razzismo e di una evidente transofobia che aggiungono:

Parliamo di fondi per 25 milioni di euro. Oltre a quello al Movimento identità transessuale anche ad altri 28 progetti che hanno ottenuto dei finanziamenti: la Comunità di $ant’Egidio, Croce Ro$$a, Amnesty international, Unicef. Tutti soldi che serviranno per portare avanti il business immigrazione e, come nel caso di Unicef, quello dei finti minori che sbarcano.

L'uso del dollaro al posto della "S" pare un sistema propagandistico per sostenere che quelle associazioni vogliano arricchirsi con quelle persone che loro vorrebbero veder morire a casa loro in modo da non infastidirli. Ed è in tale ottica che scrivono:

E la sola possibilità che i fondi vengano bloccati, dopo lo scandalo, sconvolge chi li ha ottenuti sappiamo come: “Fra 10 giorni avremmo dovuto firmare il contratto e ora come facciamo? Il primo aprile saremmo dovuti partire con la casa rifugio per richiedenti asilo Lgbti – ha detto l’avvocato del Mit Cathy La Torre – avevamo già aperto un canale umanitario con la Giordania dove una trans è agli arresti domiciliari per il suo solo essere transessuale. Poi ce ne sono altre dieci in lista d’attesa che sarebbero state inviate da altri centri di accoglienza in giro per l’Italia. Ora noi non possiamo aprire la casa e non sappiamo dove sistemare queste persone”.

Cercando poi di far credere che i diritti altrui impoveriscano chi vorrebbe lasciar morire il prossimo pur di mettersi in tasca qualche centesimo in più, l'articolo si conclude con un'agghiacciante bufala:

Questi usano i nostri soldi per importare trans dalla Giordania. Dove, sia chiaro, non esiste il tipo di persecuzione paventata.


Ma la vicenda non si conclude lì, dato che in quel clima in cui le false informazioni vengono immesse in Internet per fomentare odio e populismo a vantaggio di partiti sin troppo noti, non c'è da stupirsi che l'articolo sia stato riproposto anche dai vari siti-truffa che hanno l'unico scopo di diffondere bufale in rete. Ad esempio è la "Gazzetta della sera" a pubblicare il medesimo testo sotto il titolo "Altri soldi pubblici buttati nel cesso. Unar, 75 mila euro per importare trans dalla Giordania".
L'evidenza economica della diffusione di bufale appare evidente anche solo osservando come vi siano annunci a pagamento volti a promuovere quella disinformazione politica. E mentre qualcuno lucra sul'odio, c'è chi rischia la vita.
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