Si è dimesso Francesco Spano. Le destre chiedono la chiusura definitiva dell'ufficio antidiscriminazioni


In seguito al servizio trasmesso ieri sera dalle Iene, il direttore dell'Unar, Francesco Spano, si è dimesso dal suo incarico dopo essere stato convocato nel pomeriggio a Palazzo Chigi dal sottosegretario Maria Elena Boschi.
«Le dimissioni -si apprende da una nota- vogliono essere un segno di rispetto al ruolo e al lavoro che ha svolto e continua a svolgere l'Unar, istituito con il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, in recepimento alla direttiva comunitaria n. 2000/43 CE contro ogni forma di discriminazione. La Presidenza del Consiglio, per quanto non si ravvisino violazioni della procedura prevista e d'accordo con il dott. Spano, disporrà la sospensione in autotutela del Bando di assegnazione oggetto dell'inchiesta giornalistica, per effettuare le ulteriori opportune verifiche. I relativi fondi, comunque, non sono stati ancora erogati».

Tra le prime reazioni si registra la richiesta di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, affinché l'Ufficio anti discriminazioni venga chiuso oggi stesso e per sempre.
Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega in Senato, e il senatore di Forza Italia Lucio Malan hanno colto la palla al balzo per fomentare omofobia attravers il loro sostenere «l'Unar avrebbe finanziato una serie di associazioni contro la discriminazione. Una di queste associazioni ha delle sedi in cui si fanno i festini, ci sono delle dark room, ci sono anche episodi di prostituzione. Non c'era bisogno del servizio delle Iene - sostiene Malan- per sapere che da tempo l'Unar agisce al di fuori della legge, occupandosi soprattutto di questioni LGBT, quando la legge che lo istituisce parla solo di rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica. L'orientamento sessuale non è una razza o una etnia e pertanto tutte le attività dell'Unar in questo settore sono al di fuori della legge. Grazie alle Iene però, oggi sappiamo che cospicui finanziamenti sono stati concessi a una associazione che, a quanto ampiamente documentato dalla trasmissione televisiva, gestisce un locale a scopo di lucro, dove si pratica in grandissima prevalenza sesso, in forma collettiva, a pagamento».
Potrebbe dunque sparire a breve l'unico organo istituzionale che attualmente è adibito alla lotta contro le discriminazioni, aprendo le strade al più becero populismo di chi cercherà di guadagnare voti attraverso la discriminazione e l'insulto contro interi gruppi sociali.
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