Trump conferma che non cancellerà la protezione dei gay sul posto di lavoro. Insorgono i gruppi cristiani


Donald Trump si è imposto come un uomo che vuole governare gli Stati Uniti sulla base dell'impulso e del tornaconto, barandosi perlopiù sulla firma di continue ordinanze che vengono senza neppure verificarne la legalità. Con le sue firme ha già annullato l'Obamacare, ha dato il via ad una costruzione di un muro con il Messico, ha cancellato ogni azione volta a prevenire il cambio climatico, ha congelato i regolamenti firmati dal predecessore, ha approvato progetti per la costruzione di discussi oleodotti nel North Dakota. Ha anche tentato di mettere al bando i rifugiati in modo selettivo (ovviamente guardandosi bene dall'includere paesi legati al terrorismo come l'Arabia Saudita o l'Egitto dato che lì ha interessi commerciali personali) ed appare come un dato di fatto che si tema che qualunque cosa posa passargli per la mente possa tramutarsi in una nuova ordinanza. Si spiega così perché le voci riguardo ad un uso possibile atto volto ad eliminare la protezione dei gay sul posto di lavoro all'interno delle strutture federali sia stato preso sul serio e abbia creato non pochi allarmismi. La legge anti-discriminazione è stata introdotta da Obama nel 2004 e si applica a circa 24.000 aziende e 28 milioni di dipendenti, ossia ad un quinto della forza lavoro complessiva degli Stati Uniti.
Fortunatamente la Casa Bianca ha smentito quelle voci, confermando che la protezione dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender che lavorano per contractor federali proseguirà. Un portavoce ha riferito che «il presidente è determinato a proteggere i diritti della comunità lgbtq. Trump continuerà a rispettarli e ad appoggiarli [...] L'ordine esecutivo firmato nel 2014 che protegge dalla discriminazione sul luogo di lavoro" nel settore pubblico "rimarrà intatta sotto la direzione del presidente Donald Trump».

Proteste per l'annuncio sono giunte dai conservatori cattolici che hanno appoggiato l'elezione di Trump. Mat Staver, presidente del gruppo legale Liberty Council, ha dichiarato che l'ordine di Obama «impone l'agenda lgbtq» e che pertanto «il presidente Trump non dovrebbe continuare a imporre l'ordine esecutivo di Obama oltre la legge federale» perché «il termine "identità di genere" fluida e soggettiva non impedisce la discriminazione nel mondo del lavoro, ma piuttosto inietta sul posto di lavoro un ordine del giorno che è dannoso per le imprese e ad altri dipendenti».
Sulla stessa linea è Ryan Anderson dell'Heritage Foundation, il quale sostiene che la prevenzione dalla discriminazioni sia «un errore» perché «Molte organizzazioni, tra cui gruppi religiosi, credono che le persone siano di sesso maschile e femminile e che le femmine e i maschi siano fatti uno per l'altro. Il governo federale non dovrebbe penalizzare i gruppi quando operano secondo le proprie convinzioni».
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