Continua la crociata anti-gay delle Iene, ora Filippo Roma vuole criminalizzazione del sesso gay
Prosegue senza sosta la crociata anti-gay delle Iene, con un Filippo Roma che non prova neppure a nascondere il fatto che i suoi servizi siano un atto di bullismo contro un'associazione che ha osato denunciarlo.
Al solito, il servizio non spiega in che modo un contributo dato ad un progetto con l'Università Sapienza di Roma sarebbero dovuti finire a finanziare dei circoli privati, preferendo passare direttamente alla bieca promozione dell'odio contro la sessualità fra due persone dello tesso sesso come strumento di ritorsione.
Con una depravazione e una morbosità che non paiono normale, Filippo Roma è tornato a raccontare ciò che avviene in una sauna gay, tornando a mostrare quei luridi froci come gente che pensa solo alle orge e che non deve assolutamente avere alcun diritto civile. Quelli spettano solo all'ariano Roma e a quel mario Adinolfi che dice di aver collaborato con lui per confezionare lo sciacallaggio ai danni dell'Unar.
Peccato che le orge tra tra maggiorenni in un circolo privato sono tutt'altro che illegali e probabilmente preferibili alla prostituzione che risulterebbe l'unica alternativa nel caso in cui Roma riuscisse ad impedire che due adulti consenzienti possano fare sesso.
Nel servizio non manca un'intervista all'onorevole Bruno Molea che ha spiegato di aver straccato qualunque progetto di contrasto all'ombrofobia dello sport perché grazie a Filippo Roma aveva scoperto «un mondo che non ci appartiene». Roma spergiura anche che il presidente dell'Unar frequentasse saune, ma ovviamente non fornisce alcuna prova.
Sostiene anche che i centri anti-violenza non debbano avere sede in luoghi frequentato da persone più deboli, quasi come se si sostenesse che il discriminato deve presentarsi con il cappello in mano e l'associazione deve giudicare i suoi comportamenti. Ovviamente nel farlo, Filippo Roma si premura anche di andare in giro a chiedere se «è opportuno che un sedicenne che è stato vittima di abusi sessuali vada a confidarsi in un luogo in cui si pratica prostituzione». Peccato che si sostiene che un sedicenne debba entrare in un luogo vietato ai minori, che in quel luogo non possano esserci altre persone che hanno bisogno di aiuto e che l'unico caso di omofobia di cui può essere vittima un gay è un abuso sessuale da parte di un altro gay dato che gli adonolfiniani esprimono solo la loro lecita "opinione" quando invitano ad abbattere i gay come rami secchi. Ed anche il sostenere che le saune siano un luogo di prostituzione è una cosa che dovrebbe dimostrare e che non dovrebbe porre come assunto.
Il bullismo di Filippo Roma emerge in tutta la sua chiarezza quando mostra nomi e cognomi di chi ha osato contestare la sua aggressione alla comunità gay, in una lista di proscrizione che non ha preso minimamente in considerazione il fiume di insulti e di minacce di morte che i seguaci di Adinolfi hanno riversato contro un'intera comunità. Ovviamente Roma si premura di sostenere che la Gayspapo teorizzata da Mario Adinolfi c'è ed è pericolosissima dato che «in anni di lavoro non mi era mai capitato di ricevere minacce così gravi» come quelle di quei luridi gay che lui ha saggiamente privato dell'unico organo incaricato di occupasse di proteggere la loro vita dall'odio.
Ma è in maniera decontestualizzata e criminale che l'inviato delle iene inizia ad attaccare Anddos mostrando materiale che nulla ha a che vedere con le sue illazioni. Lamenta che quegli schifosi dei gay organizzino party in cui si pensa al sesso al posto di recitare il santo rosario come Adinolfi incita a fare.... 'sti maiali che poi vogliono pure sposarsi e pensano di poter essere genitori quando è ovvio che solo Gandolfini, dall'altro della sua eterosessualità, è l'unico che deve poterli adottare!
Ipocrisia pure è poi la ricerca di marchettari all'interno dei locali, quasi come se la presenza di prostituzione in un locale etero non fosse la norma. E pare poco credibile anche la storia di una mamma che dice che mandava il figlio disabile in un luogo per fare sesso e che il giovane sarebbe stato vittima di bruttissime malattie perché faceva sesso con chiunque glielo chiedeva. La donna sostiene così che l'Anddos dovesse accorgersi della disabilità del ragazzo e impedirgli l'accesso (cosa che peraltro sarebbe stata una discriminazione punibile a termini di legge). Ma evidentemente ancora una volta siamo dinnanzi ad un servizio bufala che mira a criminalizzare il sesso che avviene tra adulti consenzienti al posto di ricorrere a quella sana prostituzione che va di voga in ambienti etero.
Interessante è come l'intero servizio sia stato un attacco alla sessualità tra gay senza che neppure una parola venisse riservata a quella che loro sostenevano fosse la loro accusa, ossia i finanziamento pubblico di circoli (leciti e legali) legati ad un'associazione che svolge anche altre attività.
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