Crotone, proteste per gli spazi offerti alla presentazione del libro anti-gay e anti-divorzi. Cerrelli: «I gay tornino nelle darkroom e ci lascino parlare»


È il Comune di Crotone ad aver concesso la sua prestigiosa sala consiliare ad una vergogna ideoligoca come la presentazione del libro "La famiglia in Italia. Dal divorzio al Gender".
Come autori del testo troviamo Giancarlo Cerrelli e Marco Invernizzi, ossia quel presidente dei giuristi "cattolici" che va in giro a dire che l'omosessualità deve essere ritenuta un disturbo e quel tizio che scrive articoli per l'organizzazione di Riccardo Cascioli e che milita da anni in Alleanza Cattolica. La prefazione è a cura da Massimo Gandolfini, guru del family day, mentre a presenziare all'incontro c'era pure l'arcivescovo di Crotone, Domenico Graziani.
Ai presenti è stato raccontato che il divorzio è un attacco alla famiglia, in virtù di come la prima moglie di Adinolfi dovesse essere obbligata a restare sottomessa a lui. Ma il loro principale nemico restano i matrimoni gay e l'adozione di bambini da parte di persone dello stesso sesso. Entrambi inesistenti in Italia, ma che loro vedono una minaccia perché esistono unioni civili e capita che alcuni bambini non siano provati dei loro diritti costituzionali solo per punire una vita che loro non volevano potesse venire al mondo.
E tutto questo non avveniva in una qualche parrocchia di periferia, ma in spazi istituzionali che vengono pagati anche dalle vittime della persecuzione ideologica portata avanti dai due individui e delle organizzazioni a loro affiliate.
In quel clima in cui il vittimismo è usato come strumento di propaganda da chi lamenta che l'odio venga contestato, Carrelli ha sfoderato tutta la sua arroganza nel condannare le critiche attraverso messaggi in cui afferma: «È minacciata la nostra libertà di espressione Ecco un esempio di vigenza di un regime totalitario che nega gli spazi pubblici». Stando al suo ragionamento, dunque, se qualcuno volesse sostenere la necessità di depenalizzare lo stupro o volesse promuovere il neonazismo, il Comune avrebbe l'obbligo di concedere loro spazi pubblici.
Ma a spiegare perché la sua presenza fosse un affronto alla dignità di intere comunità è come l'uomo risulti capace di rilanciare dal proprio profilo Twitter messaggi offensivi scritti dai suoi fan in cui si afferma: «Libertà di parola per Cerrelli! Basta dittatura LGBT. Tornino nelle loro darkroom e ci lascino parlare!».
Per farla breve, Cerrelli crede di avere il diritto di poter andare in giro a dire che i gay fanno schifo e che non devono avere diritti, ma esige che ai gay (e a chiunque non la pensi come lui) sia negato il diritto di chiedere dignità a fronte dell'odio che lui ama ostentare. Il tutto attraverso una strenua promozione dell'ignoranza e del pregiudizio che emerge chiaramente dal suo promuovere le fantomatiche "terapie riparative" di Luca Di Tolve e i convegni omofobi di Gianfranco Amato. Sempre loro, sempre gli stessi.
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