Giallo si lancia nello sciacallaggio del delitto Varani: «Marco Prato è sieropositivo, a rischio chi partecipava ai suoi festini di sesso sfrenato»


È sull'onda del servizio delle Iene che la stampa italiana pare fare la fila per vomitare odio contro i gay e per elargire condanne morali quasi fossero gli unici a fare sesso. In uno stato dove pare sia ritenuto lecito lanciare accuse senza sentirsi nel dovere di argomentarle (ad oggi non si sa ancora in che modo le Iene intendessero collegare i fondi destinati ai progetti di Anddos con le attività di circoli affiliati, ndr), la ricerca del sensazionalismo nella svendita della dignità umana pare ormai una rodata consuetudine. Ed è così che sul settimanale "Giallo" in uscita il prossimo 8 marzo i loro lettori toreeranno in prima pagina il titolo "L’omicidio Varani, l’orrore non ha fine: Prato è sieropositivo. Chi partecipava ai suoi festini di sesso sfrenato è a rischio".
In poche righe si racchiude la fine della civiltà dinnanzi ad un settimanale che si permette di sostenere che la sieropositività debba far «orrore», che i gay siano sempre coinvolti in «sesso sfrenato» e che sicuramente nessun partner di Prato abbia usato un preservativo.
Ma non è finita qui dato che Prato sarà anche accusato di crimini a dir poco aberranti, ma ciò non spiega perché mai un giornaletto scandalistico possa diffondere dati sensibili come il suo statoi sierologico. A meno che non ci sia sfuggita l'approvazione di una legge che cancella i diritti costituzionali degli indagati, il diritto di cronaca vieta la diffusione di informazioni privare che non siano strettamente legate con i fatti contestati.
Qualcuno ipotizza che si potrebbe cercare di sostenere che Prato fosse a conoscenza del suo stato di salute prima di aver fatto sesso con la sua vittima e che questo potrebbe aumentare la sua pena detentiva. Ma dato che è già stato condannato a 30 anni di carcere, che senso avrebbe cercare di creare di spettacolarizzare anche questa nuova accusa mentre nessuno si indigna nel vedere a piede libero quel Luca di Tolve che nei suoi libri racconta di essere stato a conoscenza del suo stato sierologico e di essersene fregato mentre si prostituiva nel più totale disinteresse di come la sua antipatia per i profilattici stesse mettendo a rischio la vita di persone che lui non aveva informato del suo stato di salute?
Chissà forse l'appoggio dell'integralismo cattolico è un lasciapassare verso ogni crimine dato che i loro untori non passano grave e i loro preti pedofili vengono graziati dal Papa (trovandosi così liberi di partecipare ai convegni di Adinolfi in "difesa" di quei bambini che amavano abusare persino dentro al confessionale). Ma evidentemente pare vendere di più il sostenere che se un gay fa sesso allora tutti i gay sono dei porci o che se un assassino è sieropositivo, allora sicuramente tutti i sieropositivi sono assassini. Ma l'unico vero orrore è un giornaletto talmente immorale da permettersi di definire che lo stato di salute di una persona possa essere ritenuto «un orrore». Eppure è quanto rilanciano anche altre testate nel parlare vergognosamente e pruriginosamente di «terrore nel mondo dei festini romani» quasi come se Prato avesse fatto sesso con l'intera capitale.
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