Il «niet» di Bagnasco alla sentenza di Trento


Il partito dei vescovi continua a cercare di dettar legge in Italia (ovviamente senza passare dall'urna, dato che ciò rischierebbe di dare un valore percentuale alle loro posizioni). Ed è così che, dopo l'ingerenza contro il testamento biologico, arriva anche l'ingerenza per chiedere l'istituzionalizzazione di una ritorsione di stato contro i bambini delle famiglie gay. Minori che lui esige siano privati delle loro tutele giuridiche pur di negare dignità al loro nucleo familiare.

In quel clima in cui Bagnasco ritiene di poter pontificare sul fine vita senza mai aver sperimentato certe situazioni e pretende di decidere cosa sia una famiglia pur senza averne una, il presidente della Cei ha tuonato contro la sentenza di Trento con slogan che non paiono aver alcuna attinenza con il caso in questione: «Il desiderio legittimo che ognuno può avere, non deve mai diventare necessariamente un diritto (…) il bene dei bambini richiede, secondo il buon senso universale, il papà e la mamma, quindi una famiglia, dove il papà e la mamma si integrano con armonia ed efficacia per il bene e per l'amore dei propri bambini».
Nel caso del bambino, si sarebbe trattato semplicemente di renderlo orfano di uno dei suoi genitori. Evidentemente lui preferisce quelle madri che gettano i figli in un cassonetto a due bravi genitori che vogliono prendersi cura dei propri figli secondo quella genitorialità gay che si osserva anche in tutto il resto del mondo animale (contrariamente all'omofobia, prerogativa dell'unica specie dotata di vescovi).

Le parole del prelato sono state contestate da Monica Cirinnà, pronta a ricordare come «la doppia genitorialità garantisce i bambini. Nel caso della sentenza della Corte di Appello di Trento, stiamo parlando di bimbi già nati e presenti in Italia, e non del modo in cui sono nati. La Corte si è interrogata su come essi siano più tutelati, se con un padre o con due padri, e ha deciso».
Ma i vescovi preferiscono calpestare i diritti nel timore che qualcuno possa toccare il loro orticello. E in lontananza si ode una schiera di preti e di prelati che inneggiano al nome di Barabba, certi che l'uccisione di Gesù non lederà i loro miseri interessi.
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