La macchina del fango di Belpietro non si ferma neppure davanti ai disabili gay


Il Cassero di Bologna è diventato uno degli obiettivi preferiti della propaganda omofoba. Silvana De Mari dichiara pubblicamente che le sue uscite anti-gay siano una ritorsione contro di loro, così come Amato, Brandi e Cascioli hanno riversato litri di inchiostro per attaccare quella realtà lgbt. Ma è "La Verità" di Belpietro ad aver toccato il fondo con un pezzo che arriva ad insultare dei ragazzi disabili pur di alimentare la loro macchina del fango.

Gia dai titoli l'articolo di Marco Guerra pare non preannunciare nulla di buono. Si parla di «iniziativa di dubbio gusto», si dice che «il Cassero banalizza il sesso fra persone disabili» e si vaneggia riguardo ad uno «spot a favore della possibilità di rimorchiare per i diversamente abili sulle app per gay».
Il tema è il divertente video realizzato da un gruppo di disabili lgbt per invitare ad uscire dai luoghi comuni, dai pregiudizi e dagli stereotipi per ribadire un'ovvietà che non sempre appare chiara a tutti: il disabile non è un angelo senza sesso ma una persona fatta di carne e desideri. Tanto basta a notare che qualcosa non torna: il titolo accusa il Cassero di aver banalizzato il sesso fra persone disabili, ma nella realtà dei fatti siamo dinnanzi ad un gruppo di disabili ospitato dal Cassero che sta raccontando la propria vita. Dunque come potrebbe essere che qualcun altro abbia banalizzare il loro messaggio se sono proprio loro a lanciarlo?

Cercando di banalizzare e delegittimare progressivamente quel messaggio, il quotidiano di Belpietro esordisce in sordina limitandosi solo a qualche termine di condanna:

Com'è la vita sessuale di un disabile gay? Molto attiva stando a quello che viene raccontato in un video di Daniele Gattano con l'intento di sconfiggere i «nostri stereotipi». Il cortometraggio, girato in collaborazione con Gruppo Jump lgbt, si apre con un'intervista a Giuseppe, omosessuale di 22 anni che, con una certa ironia parla dei suoi appetiti sessuali, delle sue tecniche di «rimorchio», del fatto che essere disabili non significa accontentarsi e della sua passione per Alessandro Di Battista. Subito dopo viene presentata la relazione tra Federica (normodotata) e Maria, ragazza disabile in carrozzina, ma anche in questo caso l'argomento centrale è il sesso. Le due si sono conosciute in un forum su Internet. Uno spunto per il regista Gattano che quindi si finge disabile su una chat per dimpostrare quanto sia inclusivo e tollerante il mondo della sessualità omosessuale.

In realtà l'obiettivo non è esattamente quello, dato che altrimenti non avrebbe manco avuto senso confezionare un video del genere. Ma la vena ideologica dell'articolo pare iniziare ad emergere quando si parla di «sessualità omosessuale» quasi fosse un qualcosa di diverso dalla sessualità eterosessuale. Ed ancora, Guerra prosegue sostenendo che:

A questo punto il video che affronta un tema importante come la sessualità tra disabili, assume la forma della farsa. Tutto viene banalizzato con Gattano che si mette sul mercato di Grindr, ossia la più famosa app per incontri tra gay che serve per trovare, usando il sistema di geolocalizzazione dello smartphone, i ragazzi omo o bisex più vicini e disposti a incontri sessuali. Insomma, senza troppi giri di parole, uno di quei luoghi del Web noti a tutti come carnaio virtuale dove i corpi delle persone sono l'unica mercanzia richiesta.

In realtà non è nulla di diverso da tante app etero, eppure ormai pare che l'integralismo sia incapace di parlare di gay senza associarli al sesso. Opinabile è anche il sostenete che sulle app si cerchi solo sesso, così come pare che il quotidiano di Belpietro voglia colpevolmente negare che Internet possa agevolare gli incontri tra membri di una minoranza (soprattutto negli ambienti più omofobi, dove la visibilità rischia di essere persino pericolosa).
Ma è sull'onda della generalizzazione ideologica che l'integralista aggiunge:

Infatti, senza volerlo, il video promosso dal Cassero mostra che l'interlocutore trovato da Gattano sulla chat alla domanda «che cerchi?» risponde: «Quello che capita». Il ragazzo adescato si chiama Simone e chiede subito una foto, ed ecco quindi palesarsi la logica del vedere cammello prima di comprare, che non sembra affatto nobilitare il carattere e lo spessore morale del disabile che dovrebbe rivolgersi alla chat per soddisfare i suoi bisogni sessuali.

Anche qui il quotidiano pare ignorare che molti gay e molti etero si sono conosciuti in rete, così come sarebbe interessante sapere a quale espediente sarebbe ricirso Guerra per combinare un incontro senza far sapere all'interlocutore della propria disabilità.
Apprendiamo così che quello stesso Belpietro che difendava le "cene eleganti" di Berlusconi pare trovare fastidio dinnanzi all'ovvio: il chiedere una foto prima di incontrare qualcuno. Evidentemente ritengono che il loro Berlusconi guardasse all'anima della Minetti quando le chiedeva di cimentarsi in lap-dance vestita da suora.

Prosegue l'articolo:

Solo a quel punto il regista si presenta come disabile, ma Simone conferma comunque l'appuntamento: «vediamoci, se mi intrighi il resto non conta».
Il modello di relazione promosso dal video è quanto più lontano dall'autenticità dei rapporti che, anche tra disabili, trovano altre basi e altri canali per essere vissuti. Il fatto che c'è uno in chat che dice «va bene vediamoci» non significa nulla. come conferma subito dopo un'altra pillola con Giuseppe.
Il ragazzo ammette che tra lo «scritto e l'uscita ci guardano con occhi diversi». Conoscersi per far sesso sembra la necessità che sottintende tutto il progetto del video. Ma cos'è che rende migliore la vita di un disabile, che sia etero o omosessuale, l'essere amato o fare l'incontro di una sera su Grindr? Cercare una risposa in questo spot ovviamente è inutile.

In pratica Guerra rinnega il messaggio del video e, per mera convenienza politica, spergiura che un disabile non deve avere tutte le possibilità e le occasioni degli altri ma deve ambire a qualcosa di diverso nel nome della sua diversità.
Riuscire a sovvertire quel messaggio pareva impossibile, ma purtroppo l'integralismo pare capace delle imprese più immorali e inaccettabili pur di attaccare quei gruppi che vorrebbero far percepire come "i nemici".
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