Le Sentinelle in piedi onorano Nicolosi, sostenendo che le sue "terapie" dall'omosessualità siano "libertà" di autodeterminazione
L'integralismo anti-gay ne è convinto: i gay sono malati mentali che Nicolosi avrebbe potuto "curare" attraversi le sue fantomatiche terapie in grado di "riparare" i gay (così tanto"valide" da essere state screditate dall'intero mondo scientifico). Ma in realtà siamo solo dinnanzi ad estremisti che non paiono curarsi degli effetti mortali di quelle pratiche perché sperano di poterle sfruttare per sostenere che l'eterosessualità determini una "supremazia razziale" simile a quella teorizzata dai nazisti.
A promuovere quelle mortali torture troviamo anche le Sentinelle in piedi, pronte a legittimare il loro odio con un articolo apparso sul sito dell'omofoba Uccr.
Nonostante si sia dinnanzi a gente che si oppone all'eutanasia perché sostengono che la loro volontà debba valere più di quella altrui, in questo caso spacciano quelle torture come u a dovuta "libertà" per chi non riesce a reagire allo stigma che loro creano contro di loro. Scrivono:
Non siamo tanto interessati alle cosiddette “terapie riparative”, piuttosto al sostenere la libertà delle persone omosessuali di poter chiedere anche un aiuto terapeutico se sperimentano un disagio verso le proprie inclinazioni. Tali percorsi clinici generano spesso orrore in quanto erroneamente identificati con obbligate torture psicologiche cui verrebbero sottoposti omosessuali non consenzienti. Non è così, sono loro stessi a rivolgersi agli specialisti vivendo un'egodistonia, trovando cioè in se stessi comportamenti o idee in disarmonia con i propri reali bisogni e desideri.
Un racconto che pare scontrarsi con la realtà di genitori che inviano figli minorenni in quei centri, magari spronati da quel Riccardo Cascioli che va in giro con Luca di Tolve nelle scuole della Brianza raccontando ai genitori che possono cambiare a proprio piacimento i figli. A confermarci di essere dinnanzi ad una consapevole menzogna è anche l'isteria manifestata da organizzazioni come Provita o La Nuova Bussola Quotidiana contro l'uso di quelle pratiche su minori (e quindi di persone che legalmente non possono scegliere per sé stessi).
Ma il peggio arriva quando l'Uccr afferma:
Le associazioni di psicologi sono contrarie all'intervento terapeutico verso le persone che tendenze omosessuali indesiderate, si tratta però notoriamente di posizioni non oggettive, altamente politicizzate. Tale giudizio si scontra infatti con il vissuto professionale dei tanti terapisti, anche di un certo calibro come quelli sopra citati, che difficilmente dedicherebbero una vita lavorativa a terapie inefficaci o inconcludenti. Oltre, ovviamente, alle testimonianze delle persone da loro aiutate, direttamente o no, molte delle quali stanno piangendo la scomparsa di Nicolosi proprio in questi giorni. Tra essi anche un ragazzo italiano, Giorgio Ponte, omosessuale, che ha parlato del «grande senso di pace quando ho letto il suo primo libro: “Omosessualità maschile, un nuovo approccio”. Il sollievo di qualcuno che trova finalmente una risposta sensata e coerente a quello che ho sempre intuito nel profondo del cuore. Oggi è morto un grande uomo che con il suo coraggio ha dato la vita per tanti».
Emerge così un'altra evidenza. Nonostante questi siti millantino decine di milioni di gay "guariti" dall'omosessualità, da decenni fanno sempre gli stessi nomi. C'è quel Luca Di Tove che si dice "guarito" mentre guadagna soldi vendendo quelle "terapie" e quel Giorgio Ponte che dice di credere nella possibilità di poter "guarire" dall'omosessualità anche se il metodo Nicolosi su di lui non ha funzionato (ma non passa inosservato come le sue dichiarazioni abbiano portato le realtà ecclesiastiche a vendere i suoi libri e a fargli raggiungere sogni di gloria che probabilmente sarebbero stati inimmaginabili se avesse potuto far leva sulle sue capacità). In pratica dovremmo credere a teorie promosse solo da chi ne trae un guadagno personale.
Tornando a sostenere che i gay siano malati, si passa ai soliti ritornelli su fantomatiche "lobby" che avrebbero sovvertito la realtà con la violenza:
Il giudizio di inefficacia verso l'approccio terapeutico non tiene conto anche di alcuni studi, di cui abbiamo parlato nel 2011. Tra essi anche la famosa ricerca del 2003 realizzata dal celebre psichiatra Robert Spitzer, morto nel 2015. Fu lui a depenalizzare l'omosessualità dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) eppure, dopo il suo studio a favore dell’efficacia delle terapie riparative, iniziò a ricevere insulti, delegittimazione mediatica e minacce di morte da parte della lobby Lgbt, denigrazioni ben descritte dal suo collega olandese, Gerard van den Aardweg, che ebbe modo di conversare con lui più volte.
Ed immancabile è il sostenere l'inaffidabilità di qualunque studio contrasti con l'ideologia integralista:
Lo psichiatra americano optò così per una “lettera di scuse” alla comunità gay, scrivendo che nel suo studio «non c'era modo di giudicare la credibilità» degli ex-omosessuali a cui venne verificato il cambiamento di orientamento sessuale. Una precisazione sorprendente in quanto mise arbitrariamente in dubbio l'onestà del campione utilizzato, oltre ad essere una problematica comune a tutti gli studi che utilizzano lo stesso metodo (ad esempio per verificare l'efficacia delle psicoterapie volte al superamento dell'alcolismo, della tossicodipendenza ecc.), compresi quelli autodescrittivi delle “famiglie arcobaleno”.
Per sostenere la loro tesi, l'Uccr appare patetico nel citare la moglie di Nicolosi come fonte affidabile per sostenere la validità del business del marito:
La moglie di Joseph Nicolosi, Linda Ames, attivista in difesa degli “ex-gay”, ha pubblicato dei retroscena interessanti su Spitzer, di cui è stata amica e collaboratrice. «Spitzer è stato chiaramente preso alla sprovvista dalla brutale reazione in seguito alla pubblicazione dello studio», ha scritto.
Ed ancora:
Linda Nicolosi ha aggiunto: «quando in un articolo l'ho descritto come “l'uomo che ha normalizzato l'omosessualità”, ha insistito perché correggessi. “Non ho mai normalizzato l'omosessualità”, mi disse, piuttosto “l'ho solo de-elencata dai disturbi”». «Nell'omosessualità», le scrisse Spitzer, «qualcosa non funziona».
Si passa poi a citare l'organizzazione di genitori omofobi vicina all'estrema destra che ama spacciarsi per «amica» dei gay:
Per la onlus AGAPO (Associazione Genitori e Amici delle Persone Omosessuali), «è in atto una guerra civile con pochi precedenti in cui le classi dominanti cercano di imporre la propria visione sulla questione famiglia a tutto il resto del popolo. Il dibattito scientifico in tema di omosessualità si contraddistingue per il fatto che non vi è pluralità di opinioni, c'è assenza di contraddittorio». E’ considerato omofobo chiunque si discosti dal giudizio dominante e serve coraggio per farlo, quello mancato ad un certo punto al dott. Spitzer e quello invece avuto e manifestato fino alla fine dal dott. Joseph Nicolosi.
Peccato che se per tutto fosse necessario una legittimazione dell'opposto, allora dovremmo poter parlare di nazismo solo in presenza di chi inneggia ad Hitler... tant'è che l'articolo dell'Uccr non pare certo aperta ad altre posizione nel sostenete che loro, da eterosessuali, sanno bene che gli altri sono malati immeritevoli dignità e diritti civili.
Peggio è riuscito a fare solo Rodolfi de Mattei che, attraverso il suo sito di promozione d'odio, sostiene che il metodo Nicolosi funzioni davvero perché lo dice il Narth (ossia la società fondata da Nicolosi che ha introiti secondi solo al traffico illegale di armi dalla vendidia di quelle fantomatiche "terapie").