L'integralismo paragona Silvana De Mari a Calebresi, ma dinnanzi ai fatti ricorrono al negazionismo
L'integralismo cattolico intravede in Silvana De Mari il suo nuovo messia. Rottamato quel Gesù che invitava all'amore, ecco giungere una integralista che incarna il loro sogno di odio, la legittimazione all'uso della religione come strumento di impunità per ogni più perverso insulto e qualunque forma di discriminazione. È quella che dice loro che se odi i gay puoi andare in giro a dire che sono dei malati di mente e che quello che ritiene la scienza ufficiale non conta nulla.
A schierarsi con lei è anche un noto troll di Twitter, un utente che si presenta con l'effige della Madonna per dispensare odio e insulti contro chiunque osi discostarsi dalla propaganda dei suoi amatissimi Amato e Adinolfi. Ed è proprio in quella costante propaganda che pare aver tolto il significato alle parole, che l'utente si lancia nel sostienere che la sua beniamina sia paragonabile al commissario Calabresi. Scrive:
Con cristiano affetto e tanta preghiera: la dottoressa Silvana De Mari, vittima di una aggressione mediatica spaventosa che ricorda il linciaggio morale che subì Calabresi prima del barbaro omicidio, non è sola: noi siamo convintamente accanto a lei, con lei.
Ovviamente sostiene pure che la poveretta sarebbe una persona «che dice solo la verità scientifica da medico» dato che un «certo “mondo” ha comprato la comunità scientifica con la derubricazione sul DSM, notoriamente imposta, e la libertà di esprimere liberamente la propria fede sta scomparendo». Insomma, i gay sono malati e chi si dice cristiano deve poter insultare chiunque voglia senza curarsi delle leggi vigenti.
Ma a preoccupare è come questa gente creda ciecamente alle versioni alternative che la stampa integralista racconta loro. Così ciecamente che dinnanzi ad un semplice fotogramma che dimostra la violenza verbale e teatrale della signora De mari, loro negano l'evidenza e si dichiarano pronti a dichiarare che quello sia «un fotomontaggio».
Ovviamente l'immagine è vera in tutta la sua tristezza, ma ciò che rimane sconfortante è l'evidenza di un movimento violento che rischia di diventare sempre più intollerante sulla base di una verità alternativa che alcune lobby sono libere di raccontare loro, senza che la polizia postale o lo stato muovano un solo dito. Perché qui non si sta certo parlando di libertà d'espressione, si sta parlando di indottrinamento ideologico a danno di chi rischia di credere davvero a quello che gruppi politici si inventano a tavolino con mere finalità elettorali.