Parla una vittima di bullismo: «Avrei voluto denunciarli, ma non ho potuto perché i miei genitori sono omofobi»


«Ti consigliamo di non farti vedere in giro, perché se ti troviamo per strada ti pestiamo a sangue». È solo una delle tante minacce ricevute attraverso telefonate anonime da un 17enne cremonese. Le telefonate sono continue, a qualunque ora del giorno e della notte, con un copione che si ripete: insulti, minacce e risate di ragazzi che dalla voce appaiono suoi coetanei.
A raccontare l'ennesimo caso di bullismo omofobico è La provincia di Cremona, che ha raccolto anche la testimonianza della vittima: «Mi hanno preso di mira. La mia è stata una scelta di vita che mette in comune molte persone. Scoprire la propria sessualità, e accettarla sin da giovani, non è facile. Ma quei bulli, che non so davvero chi possano essere, hanno deciso di rendermi la vita impossibile [...] Quando cammino per le vie del centro sento i commenti che la gente fa su di me. Mi giro a guardare chi si ostina a prendermi in giro, e ottengo altre offese. Un mio amico ha provato a difendersi dalle provocazioni dei bulli, ma è stato picchiato, fuori da una discoteca».
A rendere la vita dei gay più difficile del comune è quello stigma troppo spesso alimentato anche da gruppi e associazioni finanziate dallo stato: «Quando si discute in gruppo, ho sempre paura a espormi. Perché il luogo comune dell’omosessualità riesce ad avere la meglio su ogni mio discorso. Spesso i bulli minacciano i più deboli, intimando loro di non sputare fuori la verità, di non denunciarli. I bulli girano in branco, si nascondono dietro i patti di omertà stipulati con i loro amici».
Nel caso del 17enne, grave era anche una situazione familiare che non prevedeva la sua accettazione da parte della famiglia: «Quando hanno iniziato a non darmi pace, minacciandomi al telefono, l’istinto è stato quello di denunciare ciò che mi stava capitando. Ma no, non avrei mai potuto farlo. Perché io sono omosessuale, e i miei genitori sono omofobi. Significherebbe fare una denuncia per omofobia contro ignoti, quando i miei sono i primi ad esserlo. Ho deciso, invece, di aprirmi nei confronti dei miei amici, che sanno sempre come aiutarmi e come proteggermi».
Ed è sul finale che il giovane ha voluto lanciare anche un appello: «Non subite in silenzio. Reagite. Parlate della vostra situazione di paura con amici, familiari, autorità. Le persone che si vogliono prendere gioco di noi sono dietro l’angolo. Ma non dobbiamo adattarci a loro. Non dobbiamo cambiare le nostre abitudini per rendere la loro una strada facilmente percorribile. Dobbiamo reagire con l’indifferenza, prendendo a pugni l’omertà che non cambierà mai il mondo».
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