Riscossa Cristiana: «Giorgio Ponte è un gay addomesticato, ma va condannato per la sua devianza e il suo peccato»
Giorgio Ponte appare come una delle tante vittime dell'integralismo cattolico. È gay, si dice credente ma qualcuno gli ha detto che non poteva vivere secondo natura perché agli eterosessuali piace sostenere che Dio preferisca loro. Il buonsenso avrebbe dovuto portarlo a ritenere che qualcosa non tornava in quei dogmi, ma lui ha preferito credere che probabilmente fosse lui a non andare bene. Ha così iniziato a studiare gli scritti di Nicolosi in modo da poter di incolpare sua madre per la sua natura, trovando una scusa alla discordanza tra il suo esistere e i dogmi creati dai suoi carnefici. Si è pure iscritto ai seminari di Luca Di Tolve nella speranza di poter "curare" la sua sessualità: ovviamente non ha funzionato, ma lui va ancora in giro a giurare che le quelle teorie funzionino e che lui sia stato solo sfortunato a ricorrervi in tempo dato che gli è stato detto che l'omosessualità si era espansa nel suo corpo come una sorta di mestassi.. ed è per quello che era divenuta "incurabile".
Forse non c'è da stupirsi che affianchi Costanza Miriano nei suoi convegni che o partecipi alle veglie omofobe delle Sentinelle in Piedi: quello è l'unico posto in cui la gente lo applaude quando racconta di aver deciso di rinunziare a vivere pur di compiacere i suoi carnefici o di non aver mai fatto sesso per timore di compiere peccato. Ma evidentemente quella mortificazione non pare sufficiente a quei gruppi di cui lui ha deciso di far parte.
È Riscossa Cristiana (ripresa dal sito forzanovista "Christus Rex") ad elargirne nuove condanne proprio contro il professore di religione. In un articolo intitolato "Giorgio Ponte: omosessualità a dosaggio omeopatico", il sito integralista afferma:
Nel proclamarsi con fierezza “omosessuale a favore della legge naturale” c’è qualcosa che non torna, c’è un ossimoro piuttosto bizzarro: come dire tifare per la naturalità del consorzio umano da una sbandierata condizione contronatura. Epperò, al di là del profilo anche un po’ paradossale, si tratta di un affaire insidioso per la manovra che plausibilmente sottende. Presentare infatti costoro quali paladini della causa significa riconoscere loro la patente della normalità, accettare pubblicamente l’omosessualità come stato naturale, far passare sotto sotto il messaggio che la sodomia di per sè è cosa buona e giusta, se praticata senza pretese esorbitanti. Si supera così, anche per i cattolici o sedicenti tali, la barriera del suono. Il catechismo e San Paolo in primis.
Nessuno che dica che questi omosessuali per bene, per così dire “addomesticati”, rimangono nella devianza e nel peccato, per loro stessa ammissione?
Sostenendo che i gay devono essere ritenuti come animali da "addomesticare", si passa a sostenere che non deve essere permesso loro di vivere usando crocefissi e icone sacre a mo' di armi:
Nessuno che si renda conto che –religione a parte– farli pontificare così costituisce un subdolo sistema per omosessualizzare omeopaticamente la nostra società, già martellata per ogni via, mediatica e istituzionale, dal pensiero unico gay-friendly?
Pare di no, se è vero che la Manif plaude agli homovox, note testate in quota cattolica concedono ampio spazio a queste figure di gay presentabili, finto-ragionevoli, urbani, civili, bravi e buoni. Si veda, per fare un esempio, la passione di Tempi per Dolce&Gabbana (il quale Tempi, peraltro, si astiene dal considerare le confuse affermazioni sul desiderio di avere un figlio, nonché altre esternazioni sconcertanti), chiamati addirittura a cantare il Te Deum a fine anno dalle pagine della rivista.
Il che potrebbe indurre a formulare un’ipotesi inquietante: che questo tentativo di normalizzare gli omosessuali per bene sia una dinamica già avviata anche in certa parte della Chiesa, forse in qualche modo già soppesata e approvata, in linea con le esternazioni papali ad alta quota?
Se fa ridere che si possa affermare che un giornate ferocemente anti-gay come Tempi debba essere visto come troppo vicino alla comunità lgbt, è nel finale che Riscossa Cristiana non si accontenta dei soliti slogan integralisti e sostiene che sia necessario perseguitare e condannare ogni singolo gay del pianeta:
E infatti Delaume-Myard, tra le altre cose, alla Manif dice anche: “Vorrei rivolgere un pensiero al mio amico Bobby che lotta come noi negli Stati Uniti contro le lobby gay perché non vogliamo che la donna sia considerata una merce, non vogliamo che i bambini siano volontariamente privati di un padre o di una madre, oppure di entrambi”. Se la piglia con le lobby gay, sospendendo ogni giudizio sul singolo omosessuale. Lezione imparata.
Giorgio Ponte si è mortificato e si è rinnegato pur di essere accolto dall'integralismo, ma questo non gli è bastato. Lo hanno usato come un oggetto da sfruttare per la propria convenienza, hanno abusato della sua fragilità e ora lo condannano con inumana ferocia sostenendo che quello sia il volere di Dio.