Silvana De Mari: «L'omosessualità è una colpa. I gay scelgono di esserlo e vogliono rendere gay i vostri figli»
È Nicola Pasqualato, esponente del Popolo della famiglia di Trevisso, ad aver pubblicato l'ennesimo video di promozione d'odio firmato dalla scrittrice per bambini Silvana De Mari. Dopo l'apertura di un'inchiesta contro la donna per incitamento d'odio da parte della Procura di Torino, è giocando a chi si dice discriminato perché non può discriminare che il video è stato pubblicato sul social network russo VK in modo da aggirare le regole di Facebook contro la promozione d'odio.
Si tratta in realtà della versione integrale di un video di cui ci eravamo già occupati stamattina e di cui Pasqualato aveva sinora pubblicato solo i primo sei minuti. Tra i soliti insulti, le solite volgarità e le solite derisioni, la donna si era impegnata a sostenere dinnanzi ai seguaci di Adinolfi che l'omosessualità non esiste e che la natura rigetta chi ha rapporti anali perché si tratterebbe di un «atto innaturale» che fa «un male porco». Ed è da qui che ripartiremo, nostro malgrado, data la gravità delle affermazioni presenti nel proseguo del filmato.
La donna esordisce con il suo sostenere che i rapporti anali siano dolorosi solo le prime volte non tanto per inesperienza o tensione muscolare, ma perché sarebbe da intendersi come «un meccanismo isterico che è la inversione del senso del piacere e del senso del dolore. Essere un passivo fa parte di quella sfera di psicopatologie che entra sotto il nome di Sindrome di Stoccolma. Quando una persona è in mano al suo carnefice, ad un certo punto inizia a dipendere dal suo carnefice. Il cervello umano tende a sopravvivere: chi si sottopone al dolore inverte lo schema e inizia a provare piacere del suo dolore, esattamente come la ragazzina che vomita ad un certo punto prova piacere a vomitare. Quindi la cosiddetta omosessualità, in realtà a-sessualità omoerotica, è una malattia? Ma non diciamo fesserie. Il cancro è una malattia. È una colpa».
Rievocando immagini volutamente presentate in modo da suscitare repulsione tra gli auditori, la donna prosegue il suo discorso affermando che «un uomo che mette il suo pene nella cavità ano-rettale di un altro uomo sfondandogli le fibre dello sfintere intero sta commettendo una colpa. Sta profanando la verità dell'altro uomo e quella del proprio padre. Un uomo che se lo faccia fare sta commettendo una colpa».
L'incitamento all'odio diviene poi sempre più marcato: «Queste due colpe all'inizio sono una scelta, com'è una scelta fumare e com'è una scelta quella di mangiare e vomitare. Poi, dato che il cervello è plastico, è come noi l'usiamo che lui è. Noi modifichiamo il cervello. Se imparate a suonare il violino, avrete più grande l'emisfero di destra che controlla la mano sinistra, soprattutto se iniziate da molto giovani. Quindi si forma il cervello gay come si forma il cervello bulimico. La gente dice: "A me non viene duro quando vedo una donna" ma io so che non è la stessa cosa di quando aveva cominciato. Hai cominciato ed è diventata una dipendenza e la dipendenza è una malattia».
Cercando continuamente di lanciarsi in affermazioni e generalizzazioni sempre più gravi delle precedenti, prosegue: «La dipendenza da pornografia è una malattia, tutti gli schemi delle endorfine sono alterati ma all'inizio tu avevi la scelta senza avere squilibri dei neurotrasmettitori. Adesso hai degli squilibri e ti devo disintossicare come disintossico un dipendente da eroina, quindi mettere il pene nella cavità ano-rettale di un altro uomo è una colpa, fa un male porco, lacera le fibre dello sfintere intero».
Non pare un caso se la donna ripete ossessivamente sempre le stesse parole e rievochi sempre le stesse immagini, dato che la propaganda mira proprio sull'inculcare concetti che probabilmente l'uditore non avrà manco capito ma che gli sembreranno familiari perché ripetuti ossessivamente sino alla nausea.
Facendo finta che si stia rivolgendo a dei gay e non solo quella gente che idolatra Adinolfi come un vitello grasso che possa legittimare ogni loro più perverso pregiudizio, la signora De Mari parte con sproloqui sulla necessità di usare lubrificanti, su ragadi e su prodotti per la dilazione, riservando pure qualche imprecazione a quei medici che osano parlare di gay senza riservare loro insulti. Si arriva così alll'affondo: «Potete usarlo anche per spaccarvi da soli le fibre dello sfintere interno così che aumenta sempre di più E anche voi, prima o poi, potrete arrivare qua. Questa è una foto fatta dal famoso fotografo gay Mappleton Robert perché i fotografi sono quasi sempre gay. Se non sei gay è difficile diventare fotografo. Se non sei gay è impossibile diventare un disegnatore di moda. Se subisci la penetrazione dei registi ad Hollywood fai più strada».
Ovviamente la mostra l'immagine di un uomo che viene fistato. Inutile a dirsi, l'obiettivo è sempre quello di creare repulsione tra i seguaci di Adinolfi attraverso materiale decontestualizzato. Pare ovvio che una mossa simile sarebbe come mostrare questa eterissima immagine all'interno di una chiesa nel bel mezzo del rosario, magari descrivendo la penetrazione anale solo con termini scientifici e continui riferimenti a possibili malattie. Ma dato che l'obiettivo della signora De Mari è istigare all'odio un gruppo di integralisti, vien da sé che l'amore eterosessuale venga dipinto come un qualcosa di aulico, quello gay sia demonizzato e continuamente accostato a delle patologie. Pare anche doveroso osservare come l'immagine demonizzata dalla signora De Mari sia in realtà un'opera data esposta al County Museum of Art di Los Angeles e sarebbe stato doveroso osservare come quella provocazione sia stata realizzata nel 1978 e meriterebbe di essere contestualizzata nella sua epoca.
Tornando al filmato, la scrittrice per bambini prosegue: «Un uomo che infila la mano e il polso nella cavità ano-rettale di un altro uomo. Poi qui può decidere se tenere il polso chiuso o aprire la mano. Oh, che goduria. È quello che avete visto nello special delle Iene. Quindi signori, gli psicologi vi dicono che questi sono sani di mente... e se ve l'anno detto gli psicologi. L'ordine degli psicologi espelle chi dice che due individui che fanno una cosa del genere hanno rinnegato la loro umanità e la nostra. Volete che vostro figlio diventi così? Lasciategli ascoltare le lezioni che fanno nelle scuole gli attivisti lgbt e che gli spiegano che gay è bello. Potete regalargli per Natale come prendersela nel culo».
Speriamo che alla donna venga chiesto conto anche di queste dichiarazione quando dovrà comparire in tribunale per spiegare ai giudici il perché del suo andare in giro a diffamare un'intera comunità nel nome di Mario Adinolfi e di Gianfranco Amato.
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