Il Cremlino sostiene non ci siano prove della persecuzione dei gay in Cecenia


Il Cremlino sostiene che non ci siano «informazioni affidabili» riguardo alle retate anti-gay che da fine febbraio hanno avuto luogo in Cecenia. In altre parole, non muoverà neppure un dito per indagare sulle molteplici segnalazioni che riguardano i centri di prigionia illegali in cui centinaia di gay risultano sottoposti ad inumane violenze.
Due settimane fa i riflettori vennero accesi dal giornale di opposizione russo Novaya Gazeta che parlò dell'arresto di più di 100 uomini gay «in connessione con il loro orientamento sessuale non tradizionale». Il presidente ceceno ha negato l'accaduto sostenendo che «non ci sono queste persone qui, anche perché in caso ci pensano le famiglie a farle fuori».
Il Cremlino lascia intendere anche che non ci saranno conseguenze neppure per la jihad lanciata dalla moschea di Grozny contro i giornalisti della Novaya Gazeta, accusati di aver diffuso la notizia delle persecuzioni e di aver «insultato secolari fondamenta della società cecena e la dignità di uomini ceceni».
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