Il tribunale di Bologna sentenzia che non è reato accedere alla maternità all’estero
Se l'integralismo cattolico cerca di far credere che a ricorrevi siano solo le coppie gay, la realtà è che si tratta di una pratica a cui accedono principalmente coppie eterosessuale. Ed è così che nel caso specifico si sta parlano di una coppia formata da un uomo di 57 anni e di una donna di 44 che ha ha sottoscritto un contratto con una donna ucraina, madre naturale del bambino, nel febbraio 2010 per poter impiantare nel suo utero il seme dell’uomo.
La coppia era stata denunciata per presunta violazione della legge 40, anche se l'avvocato difensore ha fatto leva sulle proposte depositate delle destre in cui si chiede di rendere perseguibili gli italiani che fanno ricorso alla maternità surrogata all'estero per sostenerne la liceità. Ed i giudici hanno condiviso quella tesi, sentenziando che il fatto non costituisce reato.