Incontrato da Putin, Kadyrov continua a negare la persecuzione dei gay ceceni


Nel corso di una riunione di lavoro con il presidente russo Vladimir Putin, il presidente ceceno Ramzan Kadyrov ha ancora una volta negato l'esistenza di deportazioni a danno della comunità gay cecena. In una sorta di teatrino mediatico, l'emittente di stato Grosny ha mostrato le immagini del presidente russo che si diceva imbarazzato dall'argomento ma costretto a chiedere informazioni sulle «voci» messe in circolo dalla stampa occidentale. Ed ovviamente Kadyrov ha prontamente negato tutto, sostenendo che si sia dinnanzi ad «articoli provocatori» e a «presunti arresti», concludendo che «se ci fossero stati arresti o omicidi, i giornali avrebbero pubblicato il nome delle vittime».
Un'inchiesta del quotidiano indipendente Novaia Gazeta aveva documentato una persecuzione a danno della comunità gay locale, con centinaia di arresti perpetrati sin dal dicembre scorso. Inoltre, in uno stato in cui il delitto d'onore è stato depenalizzato, le autorità inviterebbero anche invitato le famiglie ad uccidere eventuali parenti gay per «ripristinare il loro onore». Ai tempi Kadryov liquidò la questione sostenendo che: «È impossibile che nei loro confronti sia in corso una persecuzione. Se questo tipo di persone esistessero la polizia non avrebbe bisogno di occuparsene perché ci avrebbero già pensato i loro parenti a mandarli là dove non possano più ritornare».
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, fa anche sapere che la Russia sostiene che la questione non rientri nell'ambito di competenza della politica ma solo sotto quella delle forze dell'ordine.
Nel frattempo prosegue l'esodo di gay dalla regione. Il network lgbt russo sta attualmente gestendo l'espatrio di 30 persone, mantenendo contatti con ulteriori 60 uomini che rischiano la vita. Tra coloro che hanno chiesto aiuto, due vittime delle persecuzioni non hanno più riposto ai messaggi e gli attivisti temono possa essere successo loro qualcosa.
Mercoledì scorso, la CNN ha pubblicato un rapporto sulla situazione in Cecenia ed ha verificato la versione fornita da due testimoni oculari. Ulteriori conferme sarebbero giunte da vittime contattate dall'agenzia stampa francese AFP. L'organizzazione "Reporter senza frontiere" ha anche chiesto misure straordinarie per garantire la sicurezza della giornalista Elena Milaschina e dei suoi colleghi dopo le pesanti minacce ricevute dal quotidiano Novaya Gazeta. Mercoledì è scoppiato il panico in redazione dopo il ritrovamento di polvere bianca all'interno di una lettera con il mittente "Grozny". In seguito alle analisi, la polvere si è rivelata innocua.
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