L'integralismo pare pronto a mettere a rischio la salute dei propri figli pur di promuovere l'odio


Alessandro Benigni è probabilmente uno dei più feroci e immorali promotori d'odio d'Italia. Fieramente omofobo, falsamente cristiano e strenuamente sessista, la sua intera esistenza pare riconducibile alle molteplici pagine Internet che utilizza per promuovere l'intolleranza. Docente ordinario di filosofia nei licei a spese dei contribuenti, ottenne i suoi cinque minuti di popolarità quando sostenne che la Boschi non fosse altro che un sedere da guardare.
Occuparsi dei suoi scritti appare come una perdita di tempo, dato che la banalità e la pochezza di un simile concentrato di puro odio si commentano da sé. Ad esempio lo troviamo tutto sudato mentre cerca di sostenere che l'omofobia non abbia nulla a che vedere con gli omosessuali perché l'etimologia non lo convince (motivo per cui presumiamo lui si faccia pagare il salario in sale dato che l'etimologia è quella, ndr). Ed, ancora, pare non provare vergogna nel sostenere che andare in giro a dire che «l’omosessualità è oggettivamente disordinata» sia un'opinione. Peccato che l'italiano non funzioni così e che ciò che è oggettivo non può essere un'opinione e viceversa. Facciamo un esempio: c'è differenza tra il dire dire che lo si reputa una persona sgradevole o spergiurare che sia oggettivamente sgradevole. E questo senza osservare come una simile considerazione si baserebbe sulle sue azioni, mentre lui pretende di poter demonizzare e perseguitare interi gruppi sociali sulla base della loro natura mediante distinguo che assomigliano davvero tanto a quelli teorizzati da Hilter.

Strenuo collaboratore di Silvana De Mari, è dalla sua pagina Facebook che lo troviamo pronto a promuovere una pagina di disinformazione medica con cui cerca di sostenere che i gay siano dei malati e che la loro esistenza rappresenti un rischio per la salute degli eterosessuali. Il blog in questione si chiama "Documentazione medica", è ospitato su una piattaforma gratuita nota per la sua tolleranza verso i contenuto d'odio ed utilizza il gergo ideato dalla signora De Mari nel promettere che lì siano contenuti "studi sulle conseguenze mediche delle pratiche omoerotiche". Peccato che in realtà siano una accozzaglia di studi decontestualizzati che paiono buttati lì solo per promuovere pregiudizi contro un intero gruppo sociale.
Sfogliando quelle pagine troviamo articoli come "Studio su abuso di droghe e sostanze psicotrope in giovani omosessuali" o "Nuovo studio su infezioni da HIV, epatite ed altro in soggetti omosessuali". Peccato che non si stia parlando di malattie che riguardano solo i gay ma si sta semplicemente parlando di studi che hanno preso in esame la popolazione gay (così come altri studi prendendo in esame solo gli eterosessuali). E che valore "scientifico" avrebbe il pubblicare un pezzo di una ricerca vecchia di anni che parla dell'Asia se l'obiettivo non fosse quello di creare isteria e paura verso un'intera comunità? Ed infatti tra i commenti troviamo solo persone che solo lì solo per trovare giustificazioni al loro odio, e c'è pure chi scrive: «C'è proprio così bisogno di avere delle documentazioni mediche per capire e riprovare simili bestialità? Chi ha davvero a cuore le persone sessualmente confuse, perché di questo si tratta, dovrebbe impedire che prendano la via del degrado fisico e morale. Capisco che è molto più facile e redditizio cavalcare l'onda delle nefandezze moderne e magari prezzolare i primi deficienti, con o senza barbetta da capra, per lavare quel poco di cervello che ancora è rimasto incontaminato».
E dinnanzi a queste posizioni la domanda è solo e sempre una: dato che il signor Alessandro Benigni può portarsi a letto chi vuole, perché diavolo deve rompere le scatole alla gente per bene dicendo che lui non vuole che gli altri possano avere la sua stessa libertà? Altrimenti anche noi dovremmo poter avere il diritto di aprire dibattiti pubblici volti a domandarci se lui meriti dei diritti civili.

Tutto questo può sembrare cosa da poco, ma così non è. La continua strumentalizzazione di qualunque notizia sanitaria riguardi i gay rischia di innescare un meccanismo pericoloso che potrebbe costare vite umane. Perché quando Benigni o Cascioli si divertono a puntare il dito contro chi si fa vaccinare dall'epatite A, il rischio è che qualcuno possa astenersi dal farlo per non essere strumentalizzato. E se è vero che di epatite A non si muore, è altrettanto vero che l'allerta dell'ISS serve principalmente ad evitare che il contagio possa espandersi sino a diventare un problema grave.
Benigni oggi potrà gongolare dell'essere riuscito a sfruttare una notizia per fomentare l'odio, ma probabilmente sta indirettamente mettendo a rischio la salute dei suoi cari, di fatto maggiormente esposti al rischio di contagio. E questa non è un'ipotesi, è semplicemente il racconto di ciò che già avvenne anni addietro quando in Italia iniziarono ad arrivare le prime notizie sull'Aids e qualche integralista cercò subito di sostenere che la soluzione migliore fosse quella di colpevolizzare le persone colpite nella speranza che potessero morire tutti.
Lo racconta anche il loro amichetto Luca Di Tolve quando nel suo libro dice che è stata la paura del giudizio ad averlo partito a decidere ignorare la sua sieropositività, peraltro raccontando senza alcun rimorso si aver fatto sesso senza protezioni pur nella certezza di come quell'atto avrebbe potuto mettere a rischio la vita altrui (va ricordato che ai tempi si moriva di Aids). E chissà, forse sarebbe bastata un atteggiamento diverso da quello di Benigni per poter sconfiggere sul nascere quella che è diventata una piaga mondiale, sbugiardando le convinzioni di chi sperava si trattasse di una "peste dei gay" che mai avrebbe riguardato gli eterosessuali.
1 commento