Mario Adinolfi denigra lo sposo: «Tua moglie c'ha il cazzo»


Chissà come avrebbe reagito Mario Adinolfi se al suo secondo matrimonio si fosse presentato qualcuno pronto a disquisire della vagina di sua moglie, magari occupandosi pure di raccontare agli ospiti le sue fantasie riguardo a come lui l'avrebbe penetrata. Forse non l'avrebbe presa bene, ma è esattamente quanto si è preoccupato di fare a danno di una coppia che ha osato sposarsi nonostante lui non volesse.
Il moderno Innominabile non si è limitato a mandare i suoi Bravi per minacciare gli sposi, ma ha anche pensato bene di irrompere a gamba tesa nella loro vita per cercare di rovinare il loro giorno più bello. Il tutto, ovviamente, solo perché lei è transessuale e lui cerca voti tra i neofascistiche la disprezzano.
Dopo aver applaudito ai genitori che disconoscono i propri figli, si era pure permesso di sostenere che quello dello sposo non potesse essere vero amore dato che la sua tesi lo porta a sostenere che in assenza di una vagina da penetrare non possa esserci nulla in più di una semplice amicizia.
Dinnanzi a giornalisti che gli rompevano le scatole con domande sull'ininfluente parere di quel tizio che di professione fa l'omofobo, è con encomiabile sangue freddo che il futuro sposo si è limitato a rispondergli che poteva anche attaccarsi al tram dato che le nozze si sarebbero celebrate senza bisogno della sua approvazione. Tanto è bastato a scatenare l'isterica ira dell'integralista che su Facebook scrive:

Al maritino che mi definisce "malformato mentale" (occhio, ragazzo, per molto meno scattano querele che tolgono la pelle) non resta che dire che io mi dovrò pure attaccare al tram, ma lui ieri notte s'è attaccato a qualcos'altro.

Insomma, vere e proprie battute da caserma da parte di un uomo che cerca visibilità mediatica con l'insulto e la mancanza di etica, provvedendo pure a cercare di trarre un vantaggio economico personale dalla persecuzione altrui. E tutto questo con l'inumana e bestiale violenza di un tizio che pretende di voler entrare nella vita altrui per mettere becco su ciò che gli altri fanno tra le lenzuola. Inutile a dirsi, in un paese civile simili aggressioni non sarebbero ammesse.

Tra i commenti le minacce proseguono con un Adinolfi che si proclama esperto di «diritto e la giurisprudenza precedente in materia» mentre afferma che riuscirà a guadagnare «ameno centomila euro» dalla denuncia che intende sporgere contro le vittime della su persecuzione. Ovviamente premette pure che una sua eventuale sconfitta significherebbe che i giudici sono corrotti e che «tutti sono uguali davanti alla legge ma gli lgbt sono più uguali degli altri».
Ricapitolando, dunque, quando la sua Silvana De Mari va in giro a dire che i gay sono dei malati di mente, per Adinofli quello è un diritto di espressione che va tutelato nel nome della Costituzione. Ma se qualcuno dice che l'ossessione omofoba di Adinolfi parrebbe indicare gravi problemi, allora quella è una lesa maestà che deve essere punita dai giudici. Perché la sua tesi è che se sua sua moglie ha una vagina, tanto basta perché lo si debba considerare più ariano delle sue vittime.
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