Per un italiano su due, la tortura nel nostro Paese non esiste


Per un italiano su due, la tortura nel nostro Paese non esiste. Si tratta di una realtà riconosciuta solo dal 33% degli intervistati (un restante 17% non sa). Eppure, la mancanza di rispetto per i più elementari diritti umani viene vissuta dei nostri connazionali come una materia importante su cui intervenire. A tal punto che ben sei italiani su dieci sono favorevoli all’introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico reato di tortura.
È quanto emerge dalla fotografia scattata attraverso un’inedita indagine realizzata da Doxa per Amnesty International che interroga gli italiani sul tema dei diritti umani in occasione del lancio della campagna di raccolta fondi con il 5x1000.
In merito ai casi di violazione grave dei diritti umani, i più noti ai cittadini italiani sono i fatti di Bolzaneto al G8 di Genova, le torture inflitte a Stefano Cucchi e l’assassinio di Giulio Regeni. Per otto italiani su dieci, Amnesty International dovrebbe continuare a presidiare i casi di violazioni internazionali, senza dimenticare i fatti di casa nostra.
«Sebbene un italiano su due ritenga che la tortura nel nostro paese non esista, la sensibilità verso la difesa e le violazioni dei diritti umani che hanno ottenuto maggiore spazio sui mezzi d’informazione destano interesse e partecipazione, tanto che sei italiani su 10 si dichiarano esplicitamente favorevoli a prevedere il reato di tortura nel nostro ordinamento giuridico –dichiara Riccardo Noury portavoce Amnesty International Italia. Da questa indagine emerge con chiarezza che dobbiamo continuare a lavorare con tutte le nostre forze per portare all'attenzione delle istituzioni, dell’opinione pubblica e dei media il tema della tortura, far crescere la consapevolezza su quello che avviene nel nostro paese e fuori dai nostri confini, dare voce a chi non ce l’ha».
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