Proseguono i patrocini pubblici ai comizi d'odio di Povia e del "generale" Amato


C'è da provare disgusto dinnanzi ai mille neofascisti che il 25 aprile scorso si sono radunati a Milano per omaggiare con un saluto romano i morti della Rsi. Ma forse quella appare come una inevitabile conseguenza di una società dove le istituzioni sono le prime a promuovere distinguo che paiono ispirate proprio alle ideologie del Ventennio.
Il Comune di Palazzago e il Comune di Stezzamo patrocineranno i comizi politici di promozione d'odio che Gianfranco Amato e Giuseppe Povia stanno portando in giro per l'Italia daanni. Da una parte un cantante che è stato allontanato della televisione per essersi intascato i soldi che sarebbero dovuti essere destinati ai bambini del Darfur (anche se lui preferisce dire che è tutta colpa di quei gay che lui sostiene debbano farsi "curare" come asseriva in una sua canzone), dall'altra un uomo che dichiara di aver visto la Madonna e di essere stato da lei nominato "generale" di un esercito incaricato a combattere la pari dignità. Sullo sfondo quel Povia che minacciò di querele Luca Di Tolve qualora avesse continuato ad indentificarsi nel Luca delle sue canzoni, salvo poi iniziare ad andare d'amore e d'accordo ora che entrambi lavorano per il progetto politico omofobo di Adinolfi ed Amato.
Sul fronte del Comune di Stezzano, lecito è anche il domandatdi se quel patrocinio non sia altro che una ritorsione contro quei gay che si sono rivolti al Tar contro la decisione della sindachessa (la leghista Elena Poma, ndr) di confinare le loro unioni in uno stanzino maleodorante che potesse negare loro la dignità che l'amministrazione esigeva fosse riservata ai doli eterosessuali. Posizione che, ovviamente, portò alla condanna dell'operato dell'amministrazione.

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